Post sisma, Valnerina: crescono i redditi ma calano le persone
- di: Jole Rosati

Nel cratere umbro -15% di contribuenti e redditi totali giù del 7,7%. Mencaroni: “Serve ricostruzione sociale, non solo muri e numeri”.
La Valnerina post terremoto somiglia a una vetta di montagna: pochi ci arrivano, pochi resistono, ma da lì si vede lontano. I numeri diffusi dalla Camera di Commercio dell’Umbria, nell’ambito del Progetto Fenice (condotto insieme all’Università per Stranieri di Perugia, al Comune di Norcia e alla Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica), raccontano un fenomeno tanto semplice quanto spiazzante: chi è rimasto guadagna di più, ma sono sempre meno.
Dal 2015 al 2023, nei 14 comuni del cratere umbro esclusa Spoleto, il reddito Irpef complessivo è sceso del 7,7%, mentre il reddito medio per contribuente è salito del 5,1%. Una doppia velocità che fotografa un territorio in trasformazione, tra abbandono, selezione e resilienza.
“Questi dati ci dicono che la ricostruzione materiale non basta,” afferma Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria. “Chi è rimasto ha reagito, si è reinventato. Ma non possiamo accontentarci del coraggio dei singoli: senza comunità, servizi, opportunità, non c’è rinascita vera”.
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Redditi in crescita, ma per pochi
Nel 2023, ogni contribuente del cratere ha dichiarato in media 20.855 euro, contro i 19.012 del 2015 (valori attualizzati). Ma nello stesso arco di tempo il numero dei contribuenti è crollato da 14.655 a 12.482 (-14,8%). Meno persone, più ricche. O, più realisticamente, più forti quelli che restano.
“Non ci può essere ricostruzione senza persone, lavoro e fiducia,” ribadisce Mencaroni. “Le case si ricostruiscono con il cemento, le comunità con le relazioni, le scuole, le imprese. Il Progetto Fenice nasce proprio per dare forma a questa visione integrata”.
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Spoleto, l’eccezione che conferma la regola
Il caso di Spoleto è inverso: il numero dei contribuenti è cresciuto (da 26.513 a 27.705), ma il reddito medio è calato del 2,2%, da 21.328 a 20.855 euro. Quando si aggregano i suoi dati a quelli degli altri comuni del cratere, la crescita del reddito medio complessivo si riduce allo 0,3%. Anche dove il sisma ha colpito meno, si percepisce un calo del benessere economico individuale, segno che i problemi non sono solo strutturali ma anche economici e occupazionali.
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Dipendenti giù, autonomi su
La frattura sociale è evidente guardando alle tipologie di reddito. I lavoratori dipendenti segnano un calo del 15,2% del reddito medio (da 21.031 a 17.107 euro), peggio che nel resto dell’Umbria (-13%). I pensionati tengono, con una lieve crescita, grazie all’indicizzazione.
Ma la vera sorpresa arriva da autonomi e imprenditori: pur dimezzati nel numero (gli autonomi passano da 641 a 400), il loro reddito medio cresce sensibilmente. È la dinamica della “selezione naturale”: restano solo i più forti, chi ha saputo adattarsi, digitalizzare, ripensare il proprio modello di business.
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Le mappe della frattura: chi vince e chi perde
A livello territoriale, i contrasti sono netti. A Cerreto di Spoleto il reddito complessivo crolla del 60,9%. Male anche Polino (-28,8%) e Monteleone di Spoleto, dove il reddito medio pro capite affonda del 27,6%.
All’opposto, Norcia vola a +30,8% di reddito medio per contribuente, seguita da Polino (+23,1%), Cascia (+11,7%), Poggiodomo (+11,1%) e Sant’Anatolia di Narco (+9,3%). Ma attenzione: in tutti questi comuni la popolazione è drasticamente diminuita. A Polino nel 2023 si contano appena 120 contribuenti. Più che crescita, in certi casi, è sopravvivenza.
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Ricostruzione sociale, non solo fisica
Il Progetto Fenice, nato per affiancare alla ricostruzione fisica quella economica, sociale e formativa, intende rispondere a queste contraddizioni. L’obiettivo è non lasciare soli i resistenti, ma attrarre nuovi abitanti, sostenere imprese, rafforzare la qualità della vita nei piccoli comuni.
“Dobbiamo smettere di misurare la rinascita a colpi di statistiche,” avverte Mencaroni. “Ogni cifra deve corrispondere a una persona, a una storia, a un’opportunità. Se aumentano i redditi ma scompaiono le comunità, stiamo sbagliando strada”.
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La sfida vera: fermare lo spopolamento
In definitiva, i dati rivelano una ricostruzione selettiva: chi ce la fa migliora le proprie condizioni, ma il territorio si svuota. Il rischio è di confondere l’efficienza individuale con una ripresa collettiva. “I numeri dicono che qualcosa si muove,” conclude Mencaroni. “Ma non basta. Ora serve una strategia strutturale che riporti giovani, famiglie e imprese nei luoghi feriti dal sisma. Solo così il cratere potrà tornare a essere una valle viva, non solo resistente ma vitale”.