“Gli italiani stanno diventando più intelligenti nella scelta delle vacanze” osserva Massimo Caputi, presidente di Federterme e vicepresidente di Confindustria Alberghi. La fotografia che ne emerge è quella di un turismo in trasformazione, dove la tradizionale concentrazione di agosto inizia a ridursi. Complice l’aumento dei prezzi deciso da molti operatori stagionali dopo i risultati record del 2023 e del 2024, le settimane centrali dell’estate vedono un calo di affluenza, mentre altri mesi registrano una crescita più sostenuta.
Caputi (Federterme): “Il turismo italiano deve uscire dalla logica estiva e puntare sulla qualità”
Caputi sottolinea come aprile, maggio e giugno del 2025 abbiano registrato numeri da “boom”, con flussi in forte aumento rispetto agli anni precedenti. Secondo le rilevazioni, l’Italia ha superato la Francia nella crescita annuale, posizionandosi subito dietro la Spagna, che può contare su mete aperte 12 mesi l’anno come Baleari, Canarie e Azzorre. Il confronto mette in luce un limite strutturale: alcune destinazioni italiane, come la Sicilia, operano ancora per periodi molto ristretti, concentrando la stagione in soli quattro mesi.
Un’alleanza per cambiare rotta
Per il presidente di Federterme, il turismo non può più essere visto soltanto come un fenomeno estivo. La sfida è destagionalizzare, allungando l’offerta su tutto l’anno. Questo richiede una strategia condivisa tra Stato, Regioni, imprese e sindacati, con politiche mirate e non interventi frammentati. Caputi avverte che la logica dei sussidi a pioggia, come quelli del PNRR del 2021, rischia di non produrre effetti strutturali se non accompagnata da progetti mirati alla crescita qualitativa del settore.
Prospettive di crescita nonostante le incertezze
Le previsioni per il 2025 indicano un incremento del 5% rispetto al 2024, un risultato considerato positivo nonostante il contesto globale. La debolezza del dollaro, le tensioni politiche internazionali e i conflitti in aree vicine restano fattori di incertezza, ma l’Italia continua a beneficiare della propria attrattività e della capacità di intercettare nuovi segmenti di domanda.
Un motore per l’economia nazionale
Negli ultimi anni il turismo ha confermato la sua centralità per l’economia italiana, generando un valore stimato di 230 miliardi di euro e trainando settori collegati. L’agroalimentare, ad esempio, ha registrato oltre 30 miliardi di spesa turistica nel 2024, a dimostrazione di come l’indotto superi ampiamente l’ospitalità. La crescita del comparto, quindi, non ha effetti solo sui flussi di visitatori, ma anche sulla filiera produttiva e occupazionale.
Qualità come fattore competitivo
Per Caputi, la sfida della qualità è prioritaria. Un albergo a tre stelle deve rispettare standard internazionali, senza essere considerato un ripiego a basso costo. La capacità di mantenere livelli di servizio elevati, indipendentemente dalla fascia di prezzo, è la condizione necessaria per attrarre e fidelizzare un pubblico sempre più esigente.
Valorizzare filiere ancora in ombra
Il turismo italiano non si esaurisce nel balneare e nel culturale. Settori come il termale, l’enogastronomico e il naturalistico offrono margini di crescita enormi. Sfruttare queste potenzialità richiede investimenti in infrastrutture, promozione e formazione, per distribuire i flussi turistici in tutti i mesi dell’anno e ridurre la pressione sui periodi di alta stagione.
Guardare oltre il breve periodo
Il potenziale del turismo italiano, secondo Caputi, non può essere pienamente espresso senza un cambio di prospettiva che guardi al medio e lungo termine. Questo significa pianificare interventi infrastrutturali coerenti, rafforzare la connettività interna e internazionale, incentivare l’innovazione digitale nelle strutture ricettive e sviluppare una promozione coordinata del brand Italia. Solo così si potrà competere con i grandi hub turistici globali e trasformare il turismo da evento stagionale a risorsa permanente, capace di generare valore economico e occupazionale per dodici mesi all’anno.