L’industria italiana è sull’orlo di una crisi senza precedenti, e Confindustria suona l’allarme: senza interventi immediati, il Paese rischia di perdere miliardi di investimenti, trascinando con sé crescita e occupazione.
Il presidente degli industriali, Emanuele Orsini, ha lanciato un appello secco e perentorio al governo: servono scelte rapide e coraggiose per rilanciare il settore manifatturiero.
“La produzione industriale italiana è in sofferenza, e il tempo per agire si sta esaurendo”, ha dichiarato Orsini, evidenziando come il rallentamento della manifattura non sia un problema isolato, ma una crisi che minaccia interi comparti produttivi. “Senza industria, non c’è crescita né coesione sociale. O si interviene subito o ci attendono anni difficili”, ha aggiunto.
Industria 4.0 da rifinanziare, il piano 5.0 rischia di fallire
Uno dei nodi più urgenti riguarda il piano Industria 5.0, che secondo Orsini si sta trasformando in un buco nero burocratico: “Rischiamo di perdere 6,3 miliardi di incentivi per colpa di un sistema farraginoso e limiti imposti anche a livello europeo. Servono chiarimenti urgenti, altrimenti le imprese resteranno ferme, disincentivate da regole troppo complicate”.
Confindustria propone quindi di tornare a puntare su Industria 4.0, considerato più efficace e accessibile per le aziende: “Dobbiamo dotarlo di nuove risorse finanziarie, eliminando i paletti che ne limitano l’applicazione. Questo porterebbe benefici immediati e concreti, incentivando gli investimenti con tempistiche più lunghe e sostenibili”.
Gas e rinnovabili, stop ai prezzi distorti
Un altro fronte cruciale è il costo dell’energia, che secondo Orsini pesa come un macigno sulla competitività delle imprese italiane. “Il meccanismo di formazione del prezzo dell’energia dipende da noi: disaccoppiare in bolletta la remunerazione della produzione da gas rispetto a quella da rinnovabili è una scelta che possiamo fare a livello nazionale, e che va fatta subito”, ha dichiarato. Il nodo energetico si intreccia con la necessità di rimodulare l’Ires premiale, una misura che Confindustria ritiene essenziale per dare respiro alle aziende.
Settori strategici in caduta libera
I dati Istat confermano un quadro allarmante: interi settori produttivi stanno registrando crolli significativi. L’industria automobilistica e il tessile-abbigliamento sono in piena crisi, con perdite a doppia cifra. I settori energivori soffrono l’aumento dei costi, mentre beni intermedi e strumentali rallentano a causa della mancanza di investimenti. “Se non fermiamo questa spirale, anche quei settori che finora hanno retto il colpo finiranno travolti”, avverte Orsini.
L’Europa deve cambiare rotta
L’azione del governo italiano, però, non basta se non si interviene anche a livello europeo. Orsini chiede che la nuova Commissione UE si muova immediatamente su tre fronti: l’azzeramento delle multe ai produttori europei, la revisione del bando sui motori endotermici con un approccio di neutralità tecnologica, e la rimodulazione degli ETS (Emission Trading System) per evitare costi insostenibili per le aziende. “È il momento di correggere errori che ci stanno portando verso un baratro”, ha affermato il presidente di Confindustria.
La richiesta è chiara: basta incertezze, servono risposte immediate. Ogni giorno di ritardo si traduce in aziende che chiudono, lavoratori a rischio e un Paese che perde competitività nel panorama internazionale.