Il ministero dell’Economia e delle Finanze compie un passo cruciale verso la riscrittura del sistema tributario italiano, istituendo formalmente il Consiglio Superiore dell’Economia e delle Finanze. Si tratta di un organo tecnico-consultivo composto da dieci membri, tutti selezionati tra i più autorevoli esperti del diritto tributario, dell’economia e delle discipline giuridico-contabili. L’obiettivo non è marginale: accompagnare e guidare la stesura del nuovo codice tributario, previsto dalla legge delega sulla riforma fiscale, rendendo il sistema più chiaro, razionale e accessibile, sia per i contribuenti che per gli operatori del settore.
Nasce il Consiglio Superiore dell’Economia e delle Finanze: dieci esperti per riscrivere il fisco
Il Consiglio, che si riunirà presso il MEF, nasce per colmare un vuoto di riflessione e visione strategica a monte della produzione normativa. Un organismo di questo tipo non esisteva fino a oggi nel panorama delle istituzioni economiche italiane, nonostante l’alta complessità del sistema tributario nazionale e le frequenti modifiche che lo rendono spesso instabile e difficilmente interpretabile. L’idea è quella di creare una sede permanente dove la competenza tecnica e l’analisi scientifica possano supportare il decisore politico nella costruzione di una fiscalità più equa e funzionale alla crescita economica.
Composizione e criteri di selezione dei membri
I dieci componenti saranno nominati direttamente dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e resteranno in carica per cinque anni, rinnovabili una sola volta. Non è prevista una rappresentanza per categorie o enti, ma la selezione si baserà esclusivamente sul merito: dovranno essere studiosi o professionisti con una lunga e riconosciuta esperienza in materia tributaria, contabile, giuridica o economica. Tra i profili auspicati figurano professori universitari, magistrati tributari, consulenti di Stato, ma anche esperti di economia pubblica e funzionari di lungo corso con una visione sistemica del fisco.
La natura del Consiglio sarà trasversale e interdisciplinare. Lo stesso Giorgetti ha sottolineato l’intento di «superare l’impostazione settoriale delle analisi fiscali», per giungere a una visione integrata delle norme che tenga conto degli effetti sull’economia reale, sulla giustizia sociale e sull’efficienza amministrativa. In quest’ottica, il Consiglio potrà coinvolgere, su temi specifici, anche esperti esterni, promuovere studi e organizzare seminari aperti, contribuendo così a una più ampia riflessione pubblica sulla riforma fiscale.
Funzioni e poteri: pareri, proposte e impatto normativo
Il Consiglio Superiore non avrà potere legislativo, ma le sue funzioni saranno tutt’altro che decorative. Potrà esprimere pareri su tutti i provvedimenti fiscali in fase di elaborazione, sia a livello normativo che regolamentare. Inoltre, avrà la possibilità di elaborare proposte autonome di modifica legislativa, individuando incoerenze, duplicazioni e criticità nel sistema attuale. Tra i compiti previsti c’è anche la valutazione dell’impatto economico e sociale delle norme tributarie, secondo una logica ex ante ed ex post. In pratica, sarà chiamato a misurare l’efficacia delle norme fiscali non solo dal punto di vista del gettito, ma anche della loro incidenza su famiglie, imprese e territori.
Una funzione particolarmente delicata sarà quella di monitoraggio e revisione periodica. Il Consiglio potrà suggerire interventi di aggiornamento normativo per mantenere il sistema fiscale coerente con l’evoluzione economica e con i cambiamenti sociali. Questa funzione è pensata per evitare l’accumulo di norme obsolete, deroghe incoerenti e sovrapposizioni che oggi costituiscono una delle principali criticità del fisco italiano.
Un ponte tra sapere tecnico e decisione politica
Con l’istituzione di questo organismo, il governo tenta di ricostruire un ponte tra la conoscenza tecnico-scientifica e il processo politico-legislativo. Troppo spesso, infatti, le norme fiscali nascono da esigenze contingenti o da equilibri politici momentanei, senza un’adeguata valutazione del loro impatto sistemico. Il Consiglio Superiore dell’Economia e delle Finanze vuole invece rappresentare un presidio di razionalità e coerenza, in grado di fornire una bussola metodologica alle scelte di politica tributaria.
Sullo sfondo c’è anche l’ambizione di rafforzare la credibilità delle istituzioni fiscali italiane, sia a livello nazionale che internazionale. Un sistema tributario ben strutturato e trasparente è infatti uno degli indicatori principali della qualità della governance di un Paese. In questo senso, l’istituzione del Consiglio rappresenta anche una risposta alle richieste europee in materia di semplificazione e certezza del diritto fiscale, emerse nel quadro del PNRR.
Un passo verso un fisco più semplice, equo e moderno
La creazione del Consiglio Superiore dell’Economia e delle Finanze segna un passaggio culturale importante: si riconosce che il fisco non è solo uno strumento di raccolta del gettito, ma anche un potente motore di equità sociale e sviluppo economico. Per questo occorre un approccio sistemico, basato su competenze solide e indipendenti, che sappiano guardare oltre l’orizzonte della legislatura.
Sarà ora da vedere se il nuovo organismo saprà imporsi come punto di riferimento stabile nel dibattito fiscale italiano, e se la politica sarà in grado di recepirne l’indirizzo senza piegarlo a logiche di corto respiro. Per il momento, il segnale è chiaro: la riforma fiscale non sarà solo una somma di modifiche, ma un tentativo di riscrivere le regole del gioco con maggiore coerenza e lungimiranza.