Trump e la guerra dei dazi: Cina smentisce i negoziati. Intanto 12 Stati americani lo portano in tribunale
- di: Marta Giannoni

Pechino nega contatti con Washington, mentre una dozzina di Stati USA sfida la legittimità dei dazi del presidente. Il tycoon minimizza, ma il fronte interno si spacca.
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La Cina chiude la porta: “Nessun negoziato in corso”
Pechino ha categoricamente smentito le affermazioni del presidente Donald Trump riguardo a presunti negoziati commerciali in corso tra Stati Uniti e Cina. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha dichiarato che “qualsiasi affermazione sui progressi dei negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti è infondata”, aggiungendo che “per quanto ne so, Cina e Stati Uniti non stanno conducendo alcuna consultazione o negoziazione sui dazi, e tanto meno stanno raggiungendo un accordo”.
Anche il portavoce del Ministero del Commercio, He Yadong, ha ribadito la posizione, sottolineando che “qualsiasi forma di consultazione e negoziazione deve essere condotta sulla base del rispetto reciproco e in modo paritario”.
Trump insiste: “I colloqui stanno andando bene”
Nonostante le smentite cinesi, il presidente Trump ha continuato a sostenere che i colloqui con la Cina stanno procedendo positivamente. In un incontro con i giornalisti, ha affermato che “le tariffe sui prodotti cinesi, attualmente al 145%, saranno ridotte sostanzialmente” e che “i colloqui stanno andando bene”.
Tuttavia, il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha adottato un tono più cauto, dichiarando che “le tariffe - 145% sui prodotti cinesi e 125% su quelli americani - dovranno essere ridotte prima che i colloqui commerciali possano procedere”, ma ha aggiunto che “Trump non farà quella mossa unilateralmente”.
Dodici Stati americani fanno causa a Trump
Parallelamente, una coalizione di dodici Stati americani, guidata dalla procuratrice generale di New York, Letitia James, ha intentato una causa contro l’amministrazione Trump presso la Corte per il commercio internazionale degli Stati Uniti. La causa contesta la legalità dei dazi imposti dal presidente, sostenendo che “rivendicando l’autorità di imporre dazi immensi e in continua evoluzione su qualsiasi merce che entri negli Stati Uniti a sua scelta, per qualsiasi motivo ritenga opportuno dichiarare lo stato di emergenza, il presidente ha sovvertito l’ordine costituzionale e portato il caos nell’economia americana”.
La governatrice di New York, Kathy Hochul, ha espresso il suo sostegno alla causa, affermando che “questi dazi non autorizzati stanno causando instabilità economica e rappresentano un aumento delle tasse per gli americani”.
Mercati in altalena e preoccupazioni globali
Nonostante le tensioni, i mercati finanziari hanno mostrato segnali di ottimismo. Il 24 aprile, il FTSE 100 di Londra ha registrato il suo nono giorno consecutivo di guadagni, chiudendo ai massimi delle ultime tre settimane, mentre l’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq hanno visto aumenti significativi, con quest’ultimo in rialzo del 2,5%.
Tuttavia, gli analisti avvertono che l’incertezza persiste. Matt Gertken di BCA Research ha interpretato i segnali contrastanti degli Stati Uniti come parte di un approccio strategico volto a evitare una recessione economica pur esercitando pressione commerciale
Un futuro incerto
La situazione attuale evidenzia una profonda spaccatura tra le dichiarazioni dell’amministrazione Trump e la realtà delle relazioni commerciali con la Cina. Mentre Pechino mantiene una posizione ferma, richiedendo la rimozione di tutte le tariffe unilaterali come precondizione per qualsiasi negoziato, l’amministrazione americana si trova sotto pressione sia a livello internazionale che interno. Con una causa legale in corso e mercati volatili, il futuro delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina rimane altamente incerto.