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L’abuso dei decreti legge e il rischio per la democrazia parlamentare

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’abuso dei decreti legge e il rischio per la democrazia parlamentare

Negli ultimi anni, il ricorso massiccio ai decreti legge è diventato una costante dell'azione di governo in Italia, ma la tendenza si è accentuata sotto l’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Secondo i dati raccolti da Openpolis, dal 23 dicembre 2024 al 24 gennaio 2025 sono stati pubblicati sei decreti legge, portando il totale a 84 dall'insediamento del governo. Un numero record, il più alto tra le ultime quattro legislature.

L’abuso dei decreti legge e il rischio per la democrazia parlamentare

Il fenomeno solleva interrogativi sulla qualità della produzione legislativa e sul ruolo del Parlamento, sempre più relegato a ratificare decisioni prese dall’esecutivo. Il decreto legge è, per sua natura, uno strumento emergenziale, previsto dall'articolo 77 della Costituzione per affrontare situazioni di necessità e urgenza. Tuttavia, la sua sistematica adozione anche al di fuori di contesti emergenziali rischia di trasformarlo in un mezzo ordinario di governo, con conseguenze sul bilanciamento dei poteri.

Una tendenza consolidata ma in crescita
L’analisi della frequenza dei decreti legge nei governi recenti mostra come l'abuso di questo strumento sia una pratica trasversale. Il governo Draghi e il secondo governo Conte, impegnati nella gestione della pandemia, hanno registrato una media mensile di decreti leggermente superiore a quella dell’attuale esecutivo (3,07 contro 3,00). Ma mentre in quegli anni l’urgenza era giustificata dallo stato di emergenza sanitaria, oggi questa giustificazione non regge più.

Nonostante ciò, la pratica continua. Dei 84 decreti pubblicati dal governo Meloni, ben 71 sono già stati convertiti in legge, spesso con poche modifiche da parte del Parlamento. Un altro dato preoccupante è l’uso crescente dei cosiddetti decreti Minotauro, ovvero provvedimenti decaduti perché non convertiti in tempo e successivamente ripresentati con lo stesso contenuto per garantirne la sopravvivenza normativa.

Un Parlamento marginalizzato
Uno degli effetti più evidenti della proliferazione dei decreti legge è la compressione del dibattito parlamentare. L’alternanza tra fiducia e conversione dei decreti limita lo spazio di intervento delle Camere, trasformando il Parlamento in un organo di ratifica più che di indirizzo politico.

Questa dinamica non è nuova, ma con l’attuale governo ha raggiunto livelli allarmanti. Il confronto con altre legislature è significativo: mentre nei governi Monti, Renzi e Gentiloni il numero di leggi ordinarie superava nettamente quello delle conversioni, nel governo Meloni il rapporto è invertito. Dall’inizio della legislatura sono state approvate 71 conversioni di decreti contro 65 leggi ordinarie, un dato che conferma lo sbilanciamento a favore della decretazione d’urgenza.

Il rischio di un’eccezione permanente

L’abuso dei decreti legge può portare a una progressiva erosione del principio di separazione dei poteri. In ambito accademico, studiosi come Carl Schmitt e Giorgio Agamben hanno evidenziato il rischio di una trasformazione della democrazia parlamentare in uno stato di eccezione permanente, in cui la norma straordinaria diventa regola.

Non è un caso che sia il Presidente della Repubblica che la Corte Costituzionale abbiano più volte criticato la prassi del decreto legge, soprattutto quando usato in modo strumentale per evitare il normale iter legislativo. Nonostante ciò, il fenomeno continua e, anzi, sembra destinato a consolidarsi come tratto distintivo dell'attuale stagione politica.

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