Vertice notturno e fumata bianca: arriva un pacchetto di interventi su riserve accantonate, Irap e regole fiscali. Obiettivo di gettito nel 2026 e misura strutturale nel triennio.
La maggioranza chiude il dossier più rovente della manovra e lo fa con un pacchetto di misure sul settore finanziario: non un solo prelievo, ma una combinazione di leve che coinvolge riserve accantonate nel 2023, ritocchi all’Irap per banche e assicurazioni e una correzione delle regole sulle perdite fiscali. La cifra-obiettivo per il 2026 è 4,4 miliardi, parte di un percorso che il governo intende rendere stabile nel triennio.
Come cambia l’architettura del prelievo
Si sbloccano i vecchi depositi vincolati nati come alternativa alla super-tassa del 2023, con un prelievo intorno al 27–27,5% per l’uscita dalla riserva; si alzano le aliquote Irap del comparto; si rimodellano le compensazioni di perdite per allineare il profilo di cassa. L’obiettivo è gettito certo senza riaprire i contenziosi del passato.
Politica divisa ma intesa raggiunta
La giornata si era accesa con lo scontro interno: “È una tassa che sa di Unione Sovietica e non ci sarà”, ha avvertito Antonio Tajani. Dall’altra parte, Matteo Salvini ha rilanciato: “Chi ha di più dia di più: cinque miliardi per sostenere famiglie e imprese”. La mediazione finale evita l’etichetta “extraprofitti” e punta su misure plurime e strutturali.
Il ruolo del Tesoro
Collegato da Washington, Giancarlo Giorgetti ha sintetizzato l’intesa con una battuta: “Voi non credete ai miracoli, io invece ci credo”. I tecnici stanno affinando i passaggi per portare il testo in Consiglio dei ministri e blindare i saldi.
La cornice della manovra
Accanto al capitolo finanziario arrivano tagli selettivi ai ministeri, il taglio dell’Irpef concentrato sui redditi medio-bassi e un pacchetto famiglia con risorse per caregiver, bonus per le madri con almeno due figli e un Isee rafforzato che esclude l’abitazione principale e valorizza dal secondo figlio.
Impatto su banche e credito
Lo sblocco delle riserve monetizza somme ferme con un’aliquota più bassa del vecchio 40% teorico; l’Irap più alta incide sui costi strutturali; il ritaglio delle compensazioni sulle perdite riequilibra il profilo di entrata pubblica. La vera incognita è la traslazione su commissioni e tassi: la concorrenza e la vigilanza dovranno evitare scarichi a valle.
Assicurazioni e Abi, i nodi aperti
Il confronto con gli operatori prosegue. Dal fronte bancario c’è apertura a soluzioni concordatarie come l’uso esteso delle Dta, mentre le compagnie valutano gli effetti sull’allocazione di capitale. Il governo punta a certezza del diritto e a entrate ricorrenti senza frenare il credito.