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Economia globale in affanno: pesano dazi, IA e tensioni commerciali

- di: Jole Rosati
 
Economia globale in affanno: pesano dazi, IA e tensioni commerciali
Economia globale: dazi, IA e rischi. Italia lenta, Fed prudente
Il Fondo Monetario revisiona le stime, Powell suggerisce flessibilità — l’Italia resta in affanno.

Il motore dell’economia mondiale procede a regime ridotto. La crescita prevista per il 2025 viene alzata al +3,2% rispetto alle stime precedenti, ma il passo resta lento e nel 2026 si attesta su +3,1%. Il rimbalzo è sostenuto da fattori temporanei — come gli acquisti anticipati per aggirare i dazi e un dollaro più debole — mentre la cappa protezionista continua a pesare su commercio e investimenti.

Lo scenario globale: resistenza ma fragilità

La resilienza finora mostrata dall’economia mondiale convive con rischi al ribasso in aumento. L’incertezza commerciale resta elevata e un’eventuale escalation tra Stati Uniti e Cina potrebbe trasmettersi a catena su filiere e mercati. Come ha avvertito il capo economista del Fondo, Pierre-Olivier Gourinchas, “una escalation fra Stati Uniti e Cina potrebbe avere un impatto negativo sull’economia globale”, richiamando governi e banche centrali alla prudenza.

Tra i fattori di vulnerabilità spiccano le valutazioni elevate legate all’intelligenza artificiale: se i benefici attesi non si materializzassero in tempi ragionevoli, una correzione dei mercati potrebbe ricordare l’onda lunga della bolla dot-com di inizio anni Duemila.

L’Italia nel contesto: tassi contenuti, ma crescita lenta

Per l’Italia, il quadro resta di crescita modesta: +0,5% nel 2025 e +0,8% nel 2026. Pur andando meglio della Germania nel breve, il Paese corre a metà della velocità dell’area euro. Pesano consumi cauti, export frenato dai dazi e investimenti deboli. Sul fronte dei conti pubblici, il disavanzo scenderebbe verso il 3%, mentre il debito resterebbe elevato, limitando i margini di manovra.

Negli Usa: Powell apre al taglio dei tassi, ma con prudenza

Dopo il primo allentamento di settembre, la Federal Reserve segnala che ulteriori mosse dipenderanno dai dati. Il presidente Jerome Powell ha parlato di interventi guidati dalla gestione del rischio, sottolineando che “non seguiamo un percorso prestabilito”. I rischi sul mercato del lavoro sono aumentati e i dazi esercitano pressioni sui prezzi; nel contempo, la banca centrale ha indicato la possibilità di terminare il QT (riduzione del bilancio) nei prossimi mesi.

Linee guida, quindi, graduali e data-driven: l’orientamento rimane cauto, con l’obiettivo di preservare stabilità finanziaria e ancorare le aspettative d’inflazione senza soffocare la crescita.

I rischi al ribasso in agguato

Guerra commerciale. Nuove ritorsioni tariffarie potrebbero zavorrare scambi e fiducia, irrigidendo le catene del valore.

Sorpresa dell’intelligenza artificiale. La sovrapposizione tra boom di investimenti e valutazioni elevate rende il sistema esposto a brusche ricomposizioni degli asset.

Erosione dell’indipendenza monetaria. Pressioni politiche sulle banche centrali mettono a rischio decenni di credibilità, con ricadute sulla stabilità macro e finanziaria.

Fragilità fiscali. Con crescita troppo debole, la sostenibilità del debito — specie nei Paesi ad alto stock — può diventare una mina vagante.

Mercati tesi. Valutazioni tirate e flussi sensibili a shock geopolitici o tecnologici aumentano la probabilità di volatilità improvvisa.

Strategie e raccomandazioni

1. Coordinamento europeo. Risposte comuni ai dazi per limitare gli effetti dirompenti sulle imprese esportatrici.

2. Spinta a innovazione e capitale. Incentivi a investimenti tecnologici e formazione per recuperare produttività.

3. Fisco e crescita. Consolidamento credibile senza spegnere la domanda interna; più efficienza nella spesa.

4. Bussola sui dati. Monitorare mercato del lavoro, inflazione core, rendimenti sovrani e condizioni finanziarie.

5. Piani B pronti. Politiche flessibili per reagire rapidamente a shock imprevisti. 

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