Un accordo simbolico che segna l’inizio — ma senza date né certezze — la partita si deciderà dopo il 15 settembre.
(Foto: riunione sull'Ilva al ministero delle Imprese e del Made in Italy).
Un documento, non un accordo
Al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MiMit), è stata sottoscritta una bozza di intesa per avviare la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto. La firma ha coinvolto ministeri, enti locali (Regione Puglia, Comune di Taranto, Statte), Autorità portuale e rappresentanti di Acciaierie d’Italia e del sito in amministrazione straordinaria.
Non si tratta di un vero e proprio “accordo di programma” ma di un impegno politico e istituzionale, con l’ambizione di coniugare diritto alla salute, ambiente e lavoro.
Sostegno con riserva
Il ministro Adolfo Urso ha definito il momento una “svolta”, auspicando che la chiarezza dell’intesa possa incoraggiare investitori. Anche il presidente della Provincia di Taranto, Gianfranco Palmisano, ha plaudito al passo avanti concreto, evidenziando garanzie occupazionali, potenziamento sanitario e monitoraggio ambientale.
Sindacati e sindaco: più diffidenza che entusiasmo
I sindacati — Uilm, Fiom e Fim — hanno bollato il documento come privo di garanzie, lamentando l’assenza di un piano industriale concreto.
Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha chiarito: “Abbiamo firmato un documento, non un accordo di programma... il testo recepisce le nostre richieste, ma è un impegno, non una garanzia”. In particolare, Bitetti ha elogiato l’esclusione — dal testo — dell’ipotesi di fornitura tramite nave gasiera e il richiamo alla tutela della salute e dell’occupazione.
I nodi irrisolti: tempi e DRI
L’intesa non specifica tempi certi per la dismissione degli altoforni né la realizzazione dei forni elettrici. Il tema centrale rimane la localizzazione del polo DRI (preridotto), necessario per alimentare i forni, che resta ancora senza decisione.
Tutti i nodi verranno rivisitati in una nuova riunione dopo il 15 settembre, termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti del nuovo bando di gara.
Il contesto del bando
Il nuovo bando richiede la decarbonizzazione vincolante, prevedendo la dismissione delle aree a caldo e la costruzione di fino a 3 forni elettrici che garantiscano la piena produzione autorizzata.
È presente anche un principio inderogabile di tutela occupazionale, e la possibilità di presentare offerte per l’intero complesso, compendi separati Nord/Sud o specifici rami d’azienda.
Un momento comunque importante
L’intesa siglata rappresenta comunque un momento importante: per la prima volta c’è un impegno condiviso tra governo, enti locali e istituzioni per una trasformazione green del sito siderurgico. Tuttavia, rimangono gravi criticità: manca una tempistica trasparente, il nodo DRI resta aperto, i sindacati e il sindaco di Taranto non hanno ricevuto garanzie concrete. Il vero banco di prova sarà la sessione post-15 settembre, quando si valuteranno offerte vincolanti e si potranno definire tempi e modalità di un accordo concreto.