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Fmi, stretta sui conti di Italia, Francia e Usa: serve rigore

- di: Matteo Borrelli
 
Fmi, stretta sui conti di Italia, Francia e Usa: serve rigore
Fmi: conti da mettere in riga tra dazi e scosse del credito
Georgieva (foto) avverte: resilienza non basta. G7 compatto sulle terre rare contro la stretta di Pechino, mentre il private credit fa tremare Wall Street. La Bce vede rischi più bilanciati, ma invita alla prudenza.

Debito in salita, spesa pubblica senza più cuscinetti e una guerra commerciale che ribolle. Il messaggio che arriva da Washington è netto: Stati Uniti, Francia e Italia devono consolidare i conti. La direttrice del Fondo monetario, Kristalina Georgieva, non fa giri di parole: “Il mondo sta cambiando rapidamente e l’economia è meno prevedibile; servono politiche fiscali credibili e riforme che riducano squilibri persistenti”. Tradotto: Paesi con deficit ampi — USA in testa — devono ridurli e stimolare il risparmio privato; chi ha surplus, come la Cina, deve spingere la domanda interna.

Perché la stretta sui conti torna centrale

La crescita tiene ma si assottiglia il margine di sicurezza. Dopo gli shock degli ultimi anni, molti governi hanno consumato i buffer fiscali; inflazione e tassi hanno reso più caro rifinanziare il debito. Italia e Francia devono accelerare il rientro, mentre gli USA devono invertire la rotta su deficit e spesa. “La resilienza c’è stata, ma non basta se i rischi si accumulano”, insiste Georgieva.

Terre rare, il fronte del g7 contro la stretta di Pechino

Il tema esploso nei corridoi del meeting FMI è la morsa cinese su terre rare e materiali critici. I ministri finanziari del G7 hanno concordato di mantenere un fronte unito e di coordinare una risposta a breve termine, lavorando in parallelo per diversificare le catene di fornitura. “Servono risposte coerenti, non mosse solitarie che ci indebolirebbero”, è il messaggio politico. Dal lato italiano, si riconosce che “il problema è serio e le soluzioni non sono semplici”. Obiettivo: evitare nuovi colli di bottiglia su magneti e componenti essenziali per transizione energetica e difesa.

L’ombra lunga del private credit

Non sono solo i bilanci pubblici a preoccupare. Cresce l’attenzione verso il private credit e, più in generale, sulle istituzioni finanziarie non bancarie. Alcune insolvenze recenti nel settore industriale e del credito al consumo ricordano che il rischio può traslocare fuori dal perimetro bancario. Come ha avvertito un banchiere di primo piano: “Quando vedi uno scarafaggio, probabilmente ce ne sono altri”. Nessun segnale di contagio sistemico, ma servono mappatura delle esposizioni e stress test più severi.

La Bce: prudenza, rischi più bilanciati

Dal fronte europeo, la lettura è di rischi alla crescita più bilanciati e inflazione più vicina al target. La linea operativa resta di prudenza: tassi in un “buon punto” e prontezza a intervenire se nuovi shock — dazi, energia, geopolitica — dovessero ripresentarsi.

Cosa significa per Italia, Francia e Usa

Quattro cantieri prioritari: (1) Rientro credibile dei deficit, con tagli selettivi alla spesa improduttiva e tutela degli investimenti; (2) Produttività e semplificazioni per allargare la base imponibile; (3) Resilienza delle forniture su materie critiche, riciclo e raffinazione in Europa e G7; (4) Presidio dei rischi finanziari con più trasparenza su NBFI e collegamenti con il sistema bancario.

Lo scenario che ci aspetta

Tre variabili faranno la differenza: traiettoria dei dazi e delle contromisure, capacità di ricostruire cuscinetti fiscali senza frenare la crescita, tenuta del credito privato in caso di rallentamento. Se due leve vanno nella direzione giusta, l’Europa può reggere; se il private credit deraglia, la volatilità tornerà a farsi sentire.

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