Industria e servizi trainano crescita di ore lavorate, unità di lavoro e redditi — ma il Pil langue: +0,4% su anno e -0,1% su trimestre.
Una spinta discreta ma solida per il mercato del lavoro italiano
Nel secondo trimestre del 2025, l’Italia registra un sostanziale miglioramento dei dati sul lavoro, seppur in un contesto economico ancora fragile. Le ore lavorate e le unità di lavoro (Ula) segnano un +0,2% rispetto al trimestre precedente.
- Industria in senso stretto: +0,6% per ore lavorate e Ula.
- Servizi: +0,2% per entrambe le grandezze.
Al contempo, si registra un calo in agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,6%) e nelle costruzioni (-0,3% per ore lavorate, -0,1% per Ula).
Parallelamente, i redditi da lavoro dipendente pro-capite crescono dello 0,9% sul trimestre. Nel dettaglio: lieve calo in agricoltura (-0,1%), aumenti in industria (+0,6%), costruzioni (+2%) e servizi (+0,9%).
Ma il Pil fatica a decollare
Nonostante i segnali positivi su occupazione e salari, il Pil tra aprile e giugno 2025 segna -0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre su base annua registra +0,4%.
- Contributi neutri da consumi delle famiglie, spesa delle istituzioni sociali private e della PA.
- Investimenti: +0,2 punti.
- Variazione delle scorte: +0,4 punti.
- Domanda estera netta: contributo -0,7 punti, con esportazioni -1,7% e importazioni +0,4%.
In definitiva, la crescita acquisita per il 2025 si attesta allo 0,5%.
Contratti e retribuzioni contrattuali: un quadro più ricco
Dati di fine luglio 2025 mostrano anche una tendenza al rialzo del costo orario del lavoro. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie segna +0,5% su base congiunturale (giugno vs maggio) e +2,7% su base tendenziale (giugno 2025 vs giugno 2024).
Per comparto: industria +2,3%, servizi privati +2,7%, pubblica amministrazione +2,9%. Aumenti più marcati in ministeri (+6,9%), militari-difesa ed energia (+6,7%), forze dell’ordine (+5,8%).
Il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti scende per i lavoratori con contratto scaduto a 24,9 mesi (da 27,3), mentre la media complessiva sale da 9,8 a 10,9 mesi. In termini reali, le retribuzioni restano circa il 9% sotto i livelli di gennaio 2021.
Sottoutilizzo e produttività da monitorare
Le ore lavorate per dipendente aumentano in termini congiunturali, ma calano in termini tendenziali. Si consolida un paradosso: più occupati ma meno lavoro effettivo pro-capite. Un balsamo per il tasso di occupazione, sì, ma un segnale d’allarme sulla qualità e sulla stabilità del lavoro.
Un quadro ancora fragile
L’Italia mostra un ottimismo cauto: più ore lavorate, più Ula e salari in crescita, spinti da industria e servizi. Ma la stagnazione del Pil, la debolezza della domanda estera e la persistente precarietà contrattuale delineano un quadro ancora fragile.
Gli aumenti contrattuali sono incoraggianti, ma produttività e frammentazione del lavoro restano nodi irrisolti. Servono politiche industriali mirate, leve per l’export e riforme del mercato del lavoro per trasformare segnali positivi in crescita robusta e sostenibile.