La manovra 2026-2028 orienta la politica per l’export verso strumenti di capitale paziente: non solo credito agevolato, ma venture capital e investimenti partecipativi all’interno del Fondo rotativo per l’internazionalizzazione. L’obiettivo è sostenere ingressi in nuovi mercati ad alto rischio, joint venture, accordi industriali e acquisizioni mirate, condividendo il rischio con il settore pubblico e accelerando i tempi di esecuzione.
Perché il capitale pubblico conta
Quando la domanda interna rallenta e le catene del valore restano fragili, la possibilità di affiancare capitale pubblico a progetti privati consente alle imprese di scalare all’estero. Le linee di finanza agevolata rimangono lo zoccolo duro dell’operatività, ma le sezioni dedicate a equity e quasi-equity aumentano la leva industriale a supporto di ingressi e consolidamenti nei mercati target.
La mappa degli strumenti
Nel 2025 sono state attivate nuove sezioni del Fondo rotativo, tra cui un Plafond Crescita in equity per rafforzare il capitale delle pmi in co-investimento con operatori di private equity. Da settembre sono operative condizioni dedicate al mercato indiano (il cosiddetto “Pacchetto India”), mentre proseguono i canali focalizzati su Africa e America Centrale/Meridionale. In parallelo, SACE amplia le opportunità attraverso accordi e garanzie su progetti infrastrutturali e industriali di alto impatto.
Cosa dicono i numeri
I dati recenti mostrano un quadro altalenante: mesi in forte avanzo commerciale si alternano a flessioni verso i mercati extra-Ue. Per le imprese la lezione è chiara: diversificare e radicare la presenza con investimenti industriali locali, non solo spedizioni di breve periodo.
Le voci del sistema
“La crescita dell’export nei primi mesi del 2025 è positiva, in un quadro geopolitico complesso”, ha sottolineato il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “La collaborazione con istituzioni finanziarie multilaterali è un passo importante per il Made in Italy in Asia e nel Pacifico”, è il messaggio che arriva dal fronte delle garanzie. Sul lato bancario, “la collaborazione con la finanza pubblica agevolata rafforza il sostegno al Made in Italy sui mercati internazionali”, confermano gli operatori.
Effetto filiere
La competitività non si gioca più solo sull’export: servono presidii stabili (stabilimenti, assistenza post-vendita, centri logistici) e accordi di lungo periodo. Il combinato di equity pubblico, garanzie e finanza agevolata riduce il costo del rischio e accelera la crescita, con un ritorno in termini di credibilità-Paese e capacità di attrarre co-investitori.
Tre nodi da sciogliere
Velocità decisionale nei comitati investimento; coordinamento tra linee agevolate, venture e garanzie per evitare sovrapposizioni; targeting geografico fine, con riserve e plafond dedicati dove la domanda è più dinamica.
La direzione di marcia
Se il rafforzamento della sezione Venture/Partecipazioni sarà reso stabile per l’intero triennio, l’Italia disporrà di una leva industriale allineata agli standard dei competitor: capitali pazienti, garanzie selettive e promozione coordinata. È qui che si decide la presenza industriale del Made in Italy nei mercati del prossimo decennio.