Il Mercer-CFA 2025 promuove i campioni del Nord Europa e Singapore. L’Italia resta in fascia C: bene integrità e adeguatezza, male la tenuta di lungo periodo. Il dibattito politico punta al blocco dell’età a 67 anni: scelta rischiosa.
(Foto: una neo pensionata controlla il calcolo della pensione).
L’istantanea è netta: Italia 37ª su 52 sistemi valutati nel 2025, con punteggio totale 57 (classe C). Cresciamo rispetto all’anno scorso, ma restiamo terzultimi in Europa. La scomposizione conferma luci e ombre: adeguatezza 69,4, sostenibilità 27,9, integrità 77,8. In breve: l’architettura regge, ma la tenuta di lungo periodo è insufficiente.
Chi vince e perché
Ai vertici spiccano Paesi Bassi, Islanda e Danimarca, con Singapore che raggiunge il voto di eccellenza e Israele stabile tra i migliori. I denominatori comuni sono chiari: alta partecipazione alla previdenza complementare, regole stabili e pilastri multipli che distribuiscono il rischio fra Stato, imprese e individui.
Il tallone d’Achille: la sostenibilità
Il punteggio di 27,9 sulla sostenibilità riflette la combinazione di debito pubblico elevato, crescita debole e invecchiamento rapido. Risultato: più pensioni da pagare e meno contribuenti a finanziarle, se non si aumenta l’occupazione e la base contributiva.
Demografia: la variabile che non perdona
Le proiezioni mostrano calo della popolazione, aumento del rapporto anziani/attivi e mobilità in uscita dei giovani. Senza interventi, il sistema tende a spendere di più e incassare di meno, comprimendo gli investimenti pubblici in settori strategici.
Politica e rischi di corto respiro
Nel dibattito nazionale prende quota l’idea di bloccare l’età di pensionamento a 67 anni. Una scelta che alcuni giudicano comprensibile sul piano sociale ma pericolosa per la credibilità fiscale: potrebbe aumentare la spesa e allontanare gli obiettivi di riduzione del debito.
Che cosa funziona (e va esteso)
Il profilo italiano brilla su integrità (77,8) e governance: regole, trasparenza e fondi privati solidi sono un patrimonio. Anche l’adeguatezza (69,4) migliora grazie a risparmio familiare e attivi più alti nella previdenza complementare. È qui che va messa la leva.
Le tre mosse urgenti
- Allargare la platea della previdenza complementare con iscrizione automatica e possibilità di recesso, semplificando scelte e costi.
- Spingere il lavoro senior con formazione e flessibilità: più occupazione over-55 significa più contributi e meno oneri futuri.
- Proteggere gli investimenti pubblici ad alto moltiplicatore e riordinare la spesa previdenziale per liberare risorse alla crescita.
La posta in gioco
La tentazione di usare i fondi pensione come bancomat per priorità nazionali è diffusa. Ma il principio resta uno: “Il compito centrale delle pensioni è garantire reddito in vecchiaia”. Ogni deviazione dal mandato fiduciario rischia di peggiorare i risultati per i futuri pensionati.