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Schlein: “Basta ipocrisie del Governo, sui salari servono fatti”

- di: Bruno Coletta
 
Schlein: “Basta ipocrisie del Governo, sui salari servono fatti”
Schlein: “Basta ipocrisie, sui salari servono fatti”
Dopo la “strigliata” di Giorgetti agli imprenditori, la segretaria dem alza il tono: “Il salario minimo va approvato, non rinviato”. Dossier su contrattazione, Marche laboratorio e il nodo della delega sul lavoro appena varata dal Parlamento.

Elly Schlein (foto) sceglie Fano, nelle Marche, per replicare all’invito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rivolto ai datori di lavoro ad aumentare le retribuzioni. La leader del Pd definisce “ridicola” la posizione del governo: chiedere più buste paga senza dare gli strumenti di legge. E rilancia la linea che le opposizioni portano avanti da due anni: una soglia di 9 euro l’ora come argine allo sfruttamento e ai contratti “pirata” che spingono verso il basso il mercato.

Nel suo intervento Schlein mette in fila due concetti: il salario minimo legale rafforza la contrattazione, non la sostituisce; e senza una cornice vincolante “sotto i 9 euro non è lavoro, è sfruttamento”. Poi la stoccata politica: “Non hanno avuto nemmeno il coraggio di votare contro: l’hanno messa su un binario morto”. Parole che arrivano mentre in Parlamento si discute la cornice di finanza pubblica e il governo prepara la manovra.

Un botta e risposta che pesa sui portafogli

L’invito del ministro agli aumenti “spontanei” arriva in una congiuntura fiacca, con indicazioni di crescita contenute per il 2025 e il 2026. In questo scenario la richiesta di salari più alti a parità di regole diventa un passaggio sensibile: senza un minimo legale o incentivi strutturali, l’aggiustamento è lasciato alla sola contrattazione e alla disponibilità delle imprese, spesso strette tra costi e incertezza.

La delega che non fissa soglie

Il Parlamento ha varato una delega sulla giusta retribuzione che non fissa alcuna soglia oraria. Il governo dovrà definire principi e criteri, ma senza un livello invalicabile. Per l’opposizione è la prova che l’esecutivo ha svuotato la riforma nata con l’idea dei 9 euro.

Il consenso sociale e il cortocircuito politico

Da mesi i sondaggi indicano una maggioranza larga favorevole al minimo legale, anche tra elettori di centrodestra. Per Schlein, parlare di aumenti “spontanei” dopo aver accantonato la soglia è contraddittorio: “Chiedono agli altri ciò che non vogliono fare”. Il punto dolente resta la condizione dei settori a bassa sindacalizzazione e delle esternalizzazioni, dove i minimi tabellari comprimono i redditi.

Marche, il laboratorio possibile

Accanto allo scontro a Roma, dalle Marche arriva una via amministrativa: introdurre subito negli appalti e nelle commesse della Regione la soglia dei 9 euro per chi lavora direttamente o indirettamente per l’ente. È un meccanismo che non crea un minimo universale, ma alza il pavimento per migliaia di addetti nelle filiere pubbliche locali.

Cosa cambia per buste paga e imprese

Nei settori con contrattazione forte l’effetto sarebbe nullo; nei servizi a bassa tutela il minimo legale farebbe da cuscinetto e ridurrebbe la convenienza dei contratti “pirata”. Per le imprese, la questione è il costo del lavoro e la produttività. Una soluzione equilibrata richiede tagli stabili al cuneo, crediti d’imposta collegati a impegni salariali e clausole sociali più solide negli appalti.

Che cosa aspettarsi ora

Se la manovra non conterrà soglie retributive, resteranno tre strade: un nuovo tentativo parlamentare sul minimo legale; accordi interconfederali per alzare i minimi nei settori fragili; iniziative regionali sugli appalti (Marche in testa) per blindare i 9 euro nelle filiere pubbliche. Il resto è politica industriale: aumenti contrattati, produttività e riduzione strutturale del cuneo.

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