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Emma Bonino, nuova battaglia in rianimazione a Roma

- di: Bruno Coletta
 
Emma Bonino, nuova battaglia in rianimazione a Roma
Emma Bonino, nuova battaglia in rianimazione a Roma
Insufficienza respiratoria, ricovero in codice rosso al Santo Spirito: condizioni stabili ma delicate per la leader radicale che ha trasformato malattia e politica in un’unica lunga sfida.

Nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre 2025, Roma si è svegliata con una notizia pesante: Emma Bonino (foto), 77 anni, è di nuovo in terapia intensiva. Un’altra battaglia, stavolta contro una insufficienza respiratoria acuta, la tiene ricoverata all’ospedale Santo Spirito della capitale, in rianimazione, sotto monitoraggio costante.

Dalle prime informazioni diffuse emerge che la leader di +Europa è stata trasportata in codice rosso nella tarda serata del 30 novembre e affidata subito alle cure del reparto di terapia intensiva del Santo Spirito. Le notizie parlano di un quadro clinico delicato ma seguito minuto per minuto, con la paziente descritta come vigile e sottoposta a terapie mirate per stabilizzare la respirazione.

Per una donna che ha trasformato la parola “battaglia” in stile di vita, questo nuovo passaggio in terapia intensiva è, inevitabilmente, percepito come l’ennesima prova di resistenza.

Il ricovero al Santo Spirito: cosa sappiamo finora

Le informazioni ufficiali restano al momento contenute, ma alcuni elementi appaiono chiari. Il ricovero è avvenuto nella tarda serata del 30 novembre 2025, con un accesso in emergenza in codice rosso. La diagnosi comunicata è insufficienza respiratoria e la paziente è stata subito trasferita in terapia intensiva.

Le condizioni vengono descritte come serie ma stabili, con Emma Bonino vigile e sottoposta a un monitoraggio costante. Si attende un nuovo bollettino medico, ma al momento le informazioni convergono su un quadro che richiede massima prudenza e cure intensive, senza però parlare di un peggioramento improvviso.

Una vita di battaglie radicali

La fragilità di queste ore contrasta con l’immagine pubblica di Emma Bonino, da decenni sinonimo di tenacia politica e radicalismo liberale. Fin dagli anni Settanta, il suo nome è legato alle campagne più divisive e allo stesso tempo più decisive della storia repubblicana: aborto, divorzio, diritti civili, lotta al nucleare, moratoria sulla pena di morte, contrasto alla fame nel mondo, difesa delle donne vittime di mutilazioni genitali.

Iscritta al Partito Radicale dalla metà degli anni Settanta, Bonino ha costruito una biografia politica che attraversa tutti i principali livelli istituzionali: è stata deputata, eurodeputata, commissaria europea, vicepresidente del Senato, ministra per il Commercio internazionale e le Politiche europee e, infine, ministra degli Esteri. Un percorso che l’ha resa una delle poche figure italiane riconosciute e ascoltate anche a livello internazionale.

Nel 2024 ha guidato la lista Stati Uniti d’Europa alle elezioni europee ed è stata scelta come presidente di +Europa, consolidando il suo ruolo di riferimento dell’area europeista e liberal-radicale.

La lunga guerra contro il microcitoma polmonare

Il ricovero di queste ore arriva dopo un capitolo sanitario già segnato da prove durissime. Nel 2015 Emma Bonino rende pubblica la diagnosi di microcitoma polmonare, una forma aggressiva di tumore al polmone. Per anni affronta cicli di terapia, controlli, interventi, senza mai rinunciare alla propria presenza sulla scena pubblica.

Nell’ottobre 2023 annuncia la remissione completa della malattia, raccontando che dopo otto anni quel tumore “indesiderato” era finalmente scomparso. In quelle occasioni sottolinea spesso di essersi affidata totalmente ai medici e di aver voluto mantenere una netta distinzione tra la propria persona e la patologia, ribadendo con decisione che non avrebbe permesso alla malattia di definire la sua identità.

Una delle espressioni che la rappresentano di più è la frase con cui sintetizza questo approccio: Emma Bonino rivendica di non voler essere ridotta alla propria cartella clinica e in più di un’intervista riassume questo atteggiamento con l’affermazione: “Io non sono la mia malattia”.

Il precedente del 2024 e la visita di Papa Francesco

Il ricovero del 30 novembre 2025 non è il primo episodio critico legato a problemi respiratori. Nel 2024, infatti, Emma Bonino viene ricoverata al Santo Spirito di Roma per difficoltà respiratorie e trascorre alcuni giorni in terapia intensiva, per poi essere trasferita in una struttura privata e quindi dimessa.

Pochi giorni dopo, il 5 novembre 2024, arriva un gesto dal forte valore simbolico: Papa Francesco decide di farle visita a casa, a Roma. Un incontro riservato ma immediatamente percepito come un segnale di stima personale e di riconoscimento del suo impegno sui diritti umani, sulle periferie del mondo, sui temi della pace e della dignità delle persone.

Quella visita ha rappresentato la conferma di un dialogo interlaico che Bonino ha sempre rivendicato: una laica radicale, spesso critica verso le gerarchie ecclesiastiche, capace però di parlare con il mondo cattolico progressista su terreni comuni come la difesa dei più fragili.

La politica reagisce: una figura trasversale

La notizia del nuovo ricovero in terapia intensiva ha subito scatenato messaggi di vicinanza dal mondo politico, in modo trasversale. La biografia di Emma Bonino è tale da superare le tradizionali linee di schieramento: per l’area liberal-progressista è un punto di riferimento storico; per molti esponenti moderati e conservatori è una figura rispettata, anche quando le sue posizioni su aborto, eutanasia o droghe leggere sono state duramente contestate.

Negli anni, diversi avversari politici hanno riconosciuto in lei una coerenza rara, la disponibilità a pagare in prima persona il prezzo delle scelte e una capacità di tenere insieme visione ideale e competenza istituzionale. La preoccupazione che circonda il suo stato di salute riflette anche questa dimensione: la sensazione che la sua assenza, anche solo temporanea, lasci un vuoto difficile da colmare.

Diritti, istituzioni e fragilità personale

La storia di Emma Bonino è un intreccio continuo fra diritti civili e vita personale. Dall’autoaccusa di aborto negli anni Settanta alle campagne referendarie su divorzio e nucleare, dal lavoro per la Corte penale internazionale alle battaglie contro la fame nel mondo, la sua azione politica è sempre passata per gesti concreti, spesso scomodi, che rompevano i tabù del tempo.

Nel 2015, quando annuncia pubblicamente il tumore, sceglie di farlo senza enfasi melodrammatica, trasformando l’evento in un’occasione per chiedere un dibattito più maturo su malattia, vulnerabilità, fine vita. La diagnosi diventa, nelle sue parole, un fatto da affrontare, non un marchio di cui vergognarsi.

Il nuovo ricovero in terapia intensiva rende ancora più visibile questo filo rosso: una leader politica che non ha mai nascosto la propria fragilità, ma l’ha usata per interrogare il Paese su come guarda alla malattia, alla disabilità, alla vecchiaia e alla dignità delle persone.

Cosa sappiamo e cosa resta da capire

Alla luce delle informazioni disponibili, è possibile affermare che Emma Bonino sia ricoverata in terapia intensiva al Santo Spirito di Roma per una insufficienza respiratoria, con condizioni definite gravi ma stabili e con la paziente vigile e sotto stretta osservazione.

Restano invece non noti, o comunque non chiariti pubblicamente, i dettagli più tecnici sul quadro clinico complessivo: il tipo di complicanze eventuali, il legame preciso tra questo episodio e la sua storia oncologica passata, la prognosi a medio termine. Saranno i prossimi bollettini medici a chiarire se si tratta di una crisi destinata a rientrare o di un passaggio più complesso.

Nel frattempo, l’Italia osserva e attende. E, una volta di più, si trova a fare i conti con il fatto che una delle sue voci più riconoscibili sta combattendo, letteralmente, per ogni respiro. 

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