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L’Europa prepara la contromossa: una lista unica di dazi per 93 miliardi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’Europa prepara la contromossa: una lista unica di dazi per 93 miliardi

La risposta dell’Unione Europea alle tensioni economiche con gli Stati Uniti prende forma con un passaggio tecnico di grande rilievo politico. Il Comitato barriere commerciali ha approvato a maggioranza qualificata la fusione di tutte le misure già in discussione in una lista unica di contro-dazi per un valore complessivo di 93 miliardi di euro. Una cifra simbolicamente e strategicamente rilevante che rappresenta il primo passo concreto verso un possibile nuovo scontro commerciale transatlantico. La decisione, per ora, ha un valore preparatorio: l’attivazione dei dazi non avverrà prima del 7 agosto, ma il messaggio politico è chiaro. Bruxelles è pronta a difendersi, e a farlo in maniera compatta, di fronte a ciò che considera politiche economiche discriminatorie o aggressive messe in atto da Washington.

L’Europa prepara la contromossa: una lista unica di dazi per 93 miliardi

La creazione di una lista unica consente alla Commissione europea di armonizzare e rendere più efficaci eventuali misure di ritorsione contro prodotti e servizi statunitensi, evitando la frammentazione degli interventi e rafforzando il potere negoziale dell’Unione. In passato, le reazioni europee ai dazi imposti dagli Stati Uniti erano state distribuite su più settori e con approcci diversi tra i Paesi membri. Ora, invece, si punta su un’unica linea, decisa al centro e valida per tutti, per inviare un segnale di coesione e determinazione. I 93 miliardi non saranno impiegati immediatamente, ma rappresentano il perimetro entro cui l’Europa potrà muoversi se la Casa Bianca non dovesse ritirare o rivedere alcune delle misure contestate, in particolare in materia di incentivi industriali e accesso al mercato.

I fronti aperti con Washington
Il ritorno alla presidenza di Donald Trump ha riacceso le frizioni tra Bruxelles e Washington su diversi dossier economici. L’Inflation Reduction Act, fortemente voluto dall’amministrazione statunitense, prevede sussidi e incentivi che, secondo l’Ue, penalizzano le aziende europee e violano le regole della concorrenza. Inoltre, le barriere tecniche all’ingresso di alcuni prodotti Ue, come l’acciaio e i componenti per l’auto, sono ancora in vigore nonostante mesi di negoziati. Trump, che ha sempre fatto del protezionismo uno degli assi portanti della sua agenda economica, non ha dato segnali di voler allentare la pressione. Al contrario, nel suo secondo mandato, sembra determinato a rilanciare un’America forte anche sul piano commerciale, costi quel che costi nei rapporti con gli alleati.

Il vertice Ue-Cina come contrappeso strategico
In parallelo, l’Unione Europea cerca sponde sul fronte asiatico, intensificando il dialogo con la Cina. Il recente vertice a Pechino, che ha visto la presenza del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si è concluso con un impegno congiunto a fare “progressi concreti su commercio ed economia”. La dichiarazione, rilanciata con forza dalla stampa cinese e dai media europei, appare come un messaggio indiretto anche agli Stati Uniti: l’Europa non è disposta a farsi isolare o marginalizzare nel nuovo ordine globale. Durante l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping, i leader Ue hanno ribadito la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale, ma anche di preservare spazi di cooperazione su tecnologie, transizione verde e stabilità dei mercati.

Il dilemma interno tra difesa e apertura
L’approvazione della lista unica da 93 miliardi ha richiesto un delicato lavoro di mediazione tra gli Stati membri. Alcuni, come Francia e Spagna, hanno spinto per una linea dura e tempestiva, mentre altri – tra cui Germania e Olanda – hanno chiesto cautela per evitare un’escalation dannosa per l’export europeo. Alla fine ha prevalso una posizione intermedia: dotarsi di uno strumento forte, ma non ancora attivarlo. In attesa di eventuali nuovi sviluppi con gli Stati Uniti, la Commissione può ora contare su un mandato chiaro e su una cornice giuridica condivisa. Resta tuttavia il nodo politico: come conciliare la difesa dell’industria europea con l’esigenza di mantenere aperti i canali di dialogo in un contesto globale sempre più polarizzato?

Le reazioni e i prossimi scenari

La Casa Bianca non ha ancora commentato ufficialmente la decisione europea, ma fonti vicine all’amministrazione Trump fanno sapere che il presidente considera “infondate” le accuse dell’Ue e non intende cedere a “ricatti tariffari”. Difficile, quindi, immaginare una marcia indietro a breve. All’interno dell’Ue, invece, la notizia è stata accolta con favore dagli ambienti industriali e dai sindacati, che chiedevano da tempo un segnale di protezione e di assertività. Il prossimo passaggio sarà il 7 agosto, quando la lista potrà teoricamente entrare in vigore, anche se Bruxelles spera che la sua stessa esistenza possa bastare a riaprire un negoziato.

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