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Fedez, cavaliere della coerenza liquida

- di: Giulia Caiola
 
Fedez, cavaliere della coerenza liquida

A quanto pare, nell’autobiografia del secolo – o almeno di questo trimestre editoriale – Fedez ha deciso di posizionarsi come l’eroe malinconico in fuga dall’universo glitterato della moglie. Da povero prigioniero delle cene glamour, dei moodboard e degli architetti “superfancy”, l’uomo che si definisce fuori dal gioco ci tiene però a specificare meticolosamente quanto fosse, in realtà, dentro fino al neck… ma per amore, certo.

Fedez, cavaliere della coerenza liquida

Il dramma si consuma così: lui non sapeva niente, però capiva tutto; non parlava, però giudicava tutti; non partecipava, però passava il tempo a descrivere quanto gli facesse schifo. Un po’ come quando sei ostaggio di un party, ma rimani volutamente alla consolle a dirigere la playlist del vittimismo.

La parte più tenera arriva con la confessione: sì, tradimento, ma elegante — quasi artigianale. Non proprio clandestino, più “limited edition”. E, nel gran finale, il colpo di classe: “Di business non capisce granché”. Pronunciato da uno che ha appena raccontato un intero matrimonio come se fosse un reality show a uso personale, con tanto di retroscena, backstage e commento del regista.

Un libro confessione? Certo. Intimo? Forse. Spettacolo autoassolutorio a episodi? Più sì che no. Ma del resto, anche la coerenza, oggi, ha il suo influencer di riferimento.

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