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Invisibili anche sotto i riflettori

- di: Giulia Caiola
 
Invisibili anche sotto i riflettori

Alla prima della Scala, fra velluti, saluti istituzionali e telecamere disciplinate, è emerso un fenomeno degno di un rapporto tecnico: la scomparsa mediatica di Anna Ferzetti, attrice solida, presenza luminosa, e già interprete del nuovo film di Paolo Sorrentino. Un risultato professionale di peso, certificato e concluso, ma trattato sul red carpet con la leggerezza di un dettaglio ornamentale.

Invisibili anche sotto i riflettori

Accanto Pierfrancesco Favino, Ferzetti è apparsa elegante e perfettamente a suo agio, mentre il marito – in un gesto quasi coreografico – cercava più volte di posizionarla in primo piano, come a segnalare agli astanti un’evidenza: “C’è anche lei, guardatela.”
Il pubblico ha guardato, sì. I microfoni molto meno. La selettività delle domande ha disegnato un tracciato netto, unidirezionale, impermeabile a qualsiasi deviazione verso la carriera dell’attrice.

Il risultato è sembrato partorito da una farsa di costume: un’attrice coinvolta in un progetto internazionale, ignorata come se fosse capitata lì per sbaglio, in un Paese dove spesso visibilità e merito vengono archiviati in cartelline diverse. Sul tappeto rosso, l’effetto finale ricordava un gioco di prestigio al contrario: l’artista c’è, tutti la vedono, ma nessuno la considera.

Resta quindi la domanda più urgente della serata: l’invisibilità è un limite, un trucco sociale o un talento imposto?
Forse nessuna delle tre.
Forse Anna Ferzetti si è già conquistata un ruolo che qui fatichiamo a riconoscere: quello di chi può essere supereroe senza chiedere il permesso, magari proprio altrove, dove gli sguardi sono meno pigri e più equi.

Forza Anna.

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