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Club deal da 70 famiglie sul big dei principi attivi: mossa Unicredit

- di: Matteo Borrelli
 
Club deal da 70 famiglie sul big dei principi attivi: mossa Unicredit

Oltre 70 famiglie selezionate investono nel big italiano dei principi attivi mentre la banca trasforma il private banking in piattaforma industriale.

(Foto: il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel).

Unicredit compie un passo deciso nel mondo degli investimenti alternativi, radunando oltre settanta famiglie imprenditoriali tra le più solide del Paese in un club deal destinato a entrare nel capitale di un protagonista italiano della produzione di principi attivi farmaceutici. È un’operazione sofisticata, costruita su misura per gli ultra-ricchi che cercano deal esclusivi fuori dai canali tradizionali.

Un club deal che cambia la fisionomia del private banking

L’iniziativa rappresenta la settima operazione di questo tipo orchestrata dalla divisione dedicata ai grandi patrimoni di Unicredit. Il meccanismo è ormai collaudato: la banca individua un’impresa con potenziale di crescita, struttura il dossier industriale, pre-seleziona gli investitori e crea un veicolo comune che consente la partecipazione diretta. Un modello che fonde origination corporate e consulenza patrimoniale, portando i clienti ultra-affluent dentro operazioni una volta appannaggio esclusivo dei fondi internazionali.

La società oggetto dell’investimento è un gruppo italiano specializzato nella produzione conto terzi di principi attivi, con stabilimenti avanzati, centinaia di dipendenti e un fatturato che negli ultimi esercizi si è stabilizzato ben oltre i 150 milioni di euro. Il comparto è considerato altamente resiliente grazie alla domanda costante di farmaci, all’invecchiamento della popolazione e alla crescente esternalizzazione delle produzioni da parte delle multinazionali.

Perché la pharma conquista i grandi patrimoni

Secondo i banker coinvolti, il settore offre un mix di stabilità regolatoria, barriere all’ingresso elevate e prevedibilità dei margini. Una combinazione rara nelle fasi in cui mercati e tassi oscillano con forza. Inoltre, la pipeline internazionale dei farmaci destinati a perdere la protezione brevettuale alimenta un ciclo favorevole di produzione conto terzi, che rappresenta uno dei principali driver di crescita dell’intero comparto.

In questo scenario, il club deal ha puntato su un gruppo valutato diverse centinaia di milioni di euro, con l’obiettivo di accompagnarlo in un percorso di espansione industriale che prevede investimenti in nuovi impianti, ampliamento della capacità produttiva e ulteriore apertura verso la clientela farmaceutica globale.

Diversificazione: dalla pharma agli immobili iconici

Negli ultimi mesi Unicredit ha affiancato i propri clienti UHNWI anche in operazioni immobiliari “core plus”, individuando asset rari per dimensioni e posizione. Il primo dossier in dirittura d’arrivo è quello di un palazzo storico nel cuore di Roma, detenuto dalla stessa famiglia da oltre un secolo e oggi oggetto di una complessa operazione di valorizzazione. L’investimento complessivo supera i 90 milioni di euro, con rendimenti stimati tra il 10 e il 15 per cento.

L’idea è proporre immobili che normalmente compaiono nei portafogli dei grandi asset manager globali, ma rendendoli accessibili alle famiglie private tramite co-investimenti strutturati. Un salto di qualità rispetto agli investimenti immobiliari tradizionali, spesso limitati a singole operazioni dirette di minor profilo.

Il credito diretto su misura: la nuova frontiera

La banca ha avviato anche una linea di prestiti sindacati dedicati ai family office. Anziché ricorrere alla cartolarizzazione, il metodo prevede un’istruttoria approfondita da parte di Unicredit e la condivisione della documentazione direttamente con i wealth manager delle famiglie partecipanti. Una modalità che replica schemi tipici del private credit anglosassone, adattandoli alla struttura patrimoniale italiana.

Quantico, la fabbrica dei deal per le famiglie

Accanto al lavoro della banca si muove Quantico, una società partecipata che cura la selezione e la strutturazione delle operazioni. Il progetto, nato nel 2025, ha già superato il mezzo miliardo di euro di adesioni provenienti da circa cento famiglie. L’obiettivo è costruire un portafoglio di partecipazioni in piccole e medie imprese con piani di crescita o di consolidamento, portando ai clienti opportunità finora riservate ai fondi di private equity.

Il team guidato dai promotori della piattaforma sta valutando oltre trenta dossier industriali e il primo deal sarà presentato nel primo trimestre del 2026. Secondo i responsabili, la forza di Quantico risiede nella combinazione tra il radicamento territoriale della banca e la capacità di attrarre target aziendali in cerca di capitale paziente.

Cosa significa davvero questo modello

Il club deal, nella versione Unicredit, sta diventando un nuovo ecosistema della finanza privata italiana. Un sistema che permette alle famiglie ad alta disponibilità di assumere un ruolo attivo: partecipano alle riunioni, analizzano i dossier, co-decidono le strategie. Non più solo clienti, ma co-investitori. Per il sistema produttivo può rappresentare una nuova fonte di capitale stabile, soprattutto per le imprese che vogliono espandersi senza ricorrere a fondi esteri o a strumenti diluitivi.

Resta però un modello selettivo: accesso ristretto, ticket elevati, operazioni complesse e tempi di uscita non sempre rapidi. È un segmento pensato per patrimoni ingenti e con un’elevata tolleranza all’illiquidità. Ma proprio per questo sta diventando uno degli strumenti più osservati nel panorama del wealth management europeo.

Con questa operazione, e con i prossimi deal già in pipeline, Unicredit si candida a essere il polo di riferimento per la finanza privata d’élite in Italia.

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