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Mps riunisce il primo Cda dopo Mediobanca: i dossier sul tavolo

- di: Jole Rosati
 
Mps riunisce il primo Cda dopo Mediobanca: i dossier sul tavolo

Dal nuovo board snellito al delisting, dai nomi per l’ad al rebus Generali: Siena ridisegna Piazzetta Cuccia e riaccende il risiko bancario italiano. Con l’86,3% in tasca Siena ridisegna Piazzetta Cuccia: cda più snello, caccia al nuovo ceo, ipotesi fusione e il rebus dell’alleanza nel risparmio gestito.

(Foto: da sinistra il presidente di Mps, Nicola Maione, e l'Amministratore Delegato Luigi Lovaglio).

Il blitz è compiuto. Monte dei Paschi di Siena ha chiuso l’Opas su Mediobanca con l’86,3% del capitale, portando a casa la presa su Piazzetta Cuccia e aprendo un capitolo inedito per la finanza italiana. “È un’operazione che cambia il sistema bancario italiano, abbiamo creato il terzo polo”, ha scandito il presidente di Mps Nicola Maione. L’assemblea di Mediobanca è già fissata al 28 ottobre: lì si svelerà il nuovo consiglio e prenderà forma la tabella di marcia verso integrazione e delisting. Intanto oggi, per fare il punto della situazione e sulle strategie, si riunisce il cda di Mps.

Cosa cambia a Piazzetta Cuccia

Il primo effetto è politico-industriale: con Mediobanca sotto controllo senese, si sposta l’asse che da decenni influenza strategie e partecipazioni “di sistema”. Al centro c’è Generali (quota storica di Piazzetta Cuccia intorno al 13,1%), asset strategico che ora ricade nell’orbita di Siena. È qui che si giocheranno molte partite dei prossimi mesi.

Governance: cda più snello e nomi sul tavolo

Il comitato nomine di Mps guidato da Domenico Lombardi, con il supporto di Korn Ferry, sta finalizzando la lista per il nuovo cda. Ipotesi concreta: board snellito da 15 a 9-11 membri. Per il traghettamento si valuta un profilo interno; per l’ad circolano nomi esterni: Riccardo Mulone (Ubs), Francesco Pascuzzi (Goldman Sachs), Giorgio Cocini (Pimco) e in alcuni retroscena Filippo Gori (J.P. Morgan). Dopo 17 anni, Alberto Nagel ha lasciato, prendendo atto del cambio di controllo.

Delisting e tempi dell’integrazione

Con l’86,3%, la strada tecnica alla fusione per incorporazione (e al conseguente delisting di Mediobanca) è aperta; la scelta finale arriverà dopo il rinnovo del board. Il processo non sarà istantaneo: calendario, concambi e perimetri operativi richiederanno mesi e si proietteranno nel 2026. Intanto entro il 3 ottobre è attesa la lista di maggioranza per il cda.

La mappa dei soci di Siena

Il nuovo assetto di Mps riflette le mosse dei suoi soci “pesanti”. Delfin (famiglia Del Vecchio) è indicata intorno al 18% con autorizzazione Bce fino al 19,99%; Francesco Gaetano Caltagirone ha chiesto a Francoforte di poter salire oltre il 10% (in attesa, i diritti di voto restano al 9,99%). Il Mef è sceso poco sopra il 5% dopo i collocamenti del 2024; Banco Bpm e Anima hanno ricalibrato le posizioni alla luce del risiko 2025.

Generali e il “dossier Natixis”

Nel risparmio gestito il tassello più delicato resta il progetto Generali-Natixis: l’ipotesi di maxi-alleanza ha incontrato forte resistenza da parte dei nuovi equilibri azionari e del governo. Un segnale concreto è l’eliminazione della break-up fee da 50 milioni: un’uscita “a costo zero” rende più agevole il riposizionamento. Entro fine anno si capirà la direzione. Mps deve fare ora i conti, sul dossier Natixis, con la posizione dei soci forti (sia di Mps-Mediobanca che di Generali) come Caltagirone e Delfin (eredi Del Vecchio), contrari da sempre - soprattutto Caltagirone - al dossier Natixis. E Caltagirone e Delfin sono stati preziosi, se non determinanti, nel successo dell'Ops di Mps su Mediobanca, oltre ad essere centrali nell'operazione - sponsorizzata dal Governo - della creazione del terzo polo bancario con aggregazione di Mps, Mediobanca e Bpm.

Il risiko bancario riaccende i motori

Il colpo Mps-Mediobanca ridisegna le alleanze italiane. Banco Bpm valuta le opzioni con Crédit Agricole sotto l’occhio vigile del Tesoro e con l’ombrello delle golden power; la via di un asse con Siena resta sullo sfondo, mentre l’obiettivo politico è un terzo polo robusto accanto a Intesa e UniCredit.

I prossimi 100 giorni

La sfida ora è operativa: salvaguardare il brand Mediobanca, tenere agganciata la clientela di fascia alta, coordinare wealth management e investment banking con la rete Mps, e far atterrare sinergie e sistemi senza smarrire margini e capitale. “Continuità e qualità della relazione con la clientela d’élite” resteranno le parole chiave. Execution e tempi faranno la differenza.

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