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In bilico i titoli bancari UK: la crisi Usa scuote i mercati

- di: Matteo Borrelli
 
In bilico i titoli bancari UK: la crisi Usa scuote i mercati

Giornata “rossa” in Borsa: da Londra a New York, tutti con il fiato sospeso.

(Foto: sterline britanniche).

L’ultima seduta di Borsa si è trasformata in uno spartiacque per il settore finanziario britannico. Alcuni dei principali gruppi bancari di Londra hanno segnato ribassi significativi, travolti da un’ondata di timore globale originata – tra gli altri – dalla divulgazione di perdite e prestiti «in contenzioso» da parte di banche regionali statunitensi.

Il “trigger” statunitense e il domino europeo

Negli Stati Uniti alcune banche regionali, dopo aver rilevato perdite su prestiti o aver avviato azioni legali per frode da parte di mutuanti, hanno acceso una fiammella di incertezza che è diventata rapidamente un incendio nei mercati azionari mondiali. In particolare, la Zions Bancorporation ha registrato una svalutazione di 50 milioni $ legata a due prestiti che presentavano presunte “misrepresentation and contractual defaults”.

La situazione ha innescato una caduta di oltre il 6% dell’indice che raccoglie le banche regionali USA. Una serie di prestiti deteriorati presso banche è scivolata nei riflettori, scuotendo la fiducia degli investitori nei titoli bancari.

Le conseguenze sul mercato britannico

A Londra, la reazione è stata immediata: alcuni dei gruppi più esposti hanno registrato cali consistenti.

  • Barclays PLC ha perso circa il 5,6%.
  • NatWest Group plc è scesa di circa il 2,9%.
  • Standard Chartered PLC ha ceduto intorno al 3,5%.

Nel complesso, il mercato ha visto la fuoriuscita di circa £11 miliardi dal settore bancario UK solo in quella giornata.

Ma perché una crisi americana impatta così forte in Europa?

Ci sono diversi fili che tremano e si intrecciano:

  1. Contagio per sentiment: una banca rivela problemi, e improvvisamente tutti gli operatori domandano «e se ci fosse un’altra?».
  2. Prestiti e crediti globali: la qualità del credito è un nodo che non si ferma ai confini nazionali; se banche regionali USA si trovano in difficoltà, gli investitori ripensano l’esposizione al rischio in Europa.
  3. Valutazioni elevate: in un contesto dove i tassi sono ancora relativamente alti e la crescita incerta, banche e gestori patrimoniali diventano più vulnerabili a revisioni dure delle stime.

Le gestioni patrimoniali e gli asset manager coinvolti

Non sono solo le banche che cadono: anche le società di gestione e investimento hanno registrato perdite rilevanti. Ad esempio, la Schroders PLC del Regno Unito ha ceduto circa il 4,2% in una sola giornata.

Questo segnala come il problema non sia solo bancario ma di riflesso nei capitali investiti e nella fiducia degli azionisti. In un clima di ‘risk-off’ gli investitori smobilitano posizioni più rapide e less liquide.

Si tratta di un nuovo 2008 o solo un sobbalzo temporaneo?

Importanti analisti si affrettano a precisare che, al momento, non siamo davanti a un collasso sistemico simile al fallimento della Silicon Valley Bank del 2023. Come ha dichiarato il CEO della Fifth Third Bancorp: «I would not equate what happened this week to the 2023 banking crisis».

Tuttavia, il fatto che la banca centrale britannica – la Bank of England – abbia segnalato un livello elevato di vulnerabilità nei mercati azionari legata all’AI e al credito mostra che i timori sono concreti.

Cosa monitorare nei prossimi giorni

Ecco alcuni segnali a cui prestare attenzione:

  • Report trimestrali delle banche regionali USA, in particolare esposizione a prestiti commerciali e credito deteriorato.
  • Movimenti sui tassi d’interesse e indicazioni delle banche centrali: se la Banca d’Inghilterra o la Fed tornano ad insistere sul rischio, la volatilità può acuirsi.
  • Comunicati sulle valutazioni delle gestioni patrimoniali e sulle “shadow banking” – come il settore del private credit – perché anche lì potrebbero nascondersi rischi nascosti.
  • Sensibilità degli indici bancari europei: se l’indice bancario europeo cede nuovamente il 3-4%, potremmo essere all’inizio di un ciclo ribassista più profondo.

Occhi aperti ma non panico

Il forte calo dei titoli bancari britannici è più un campanello d’allarme che l’annuncio di un disastro imminente. Come sempre il mercato anticipa i problemi prima che arrivino i bilanci, e oggi sembra che gli investitori stiano esaminando con maggiore cura ogni bilancio bancario, ogni prestito a rischio e ogni esposizione incrociata.

Per gli operatori e per gli osservatori resta fondamentale non reagire a «un colpo di vento» come se fosse un uragano, ma neppure ignorarlo pensando che tutto tornerà come prima: la prudenza diventa la parola d’ordine.

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