Si apre in un clima di crescente tensione la settimana dei vertici annuali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale nella capitale statunitense. Ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali di tutto il mondo si riuniscono a Washington in un momento segnato da nuove frizioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che rischiano di mettere in ombra le discussioni economiche e di bilancio.
FMI e Banca Mondiale a Washington tra dazi e tensioni globali
L’annuncio di Pechino, giovedì scorso, di introdurre nuovi controlli sull’esportazione di terre rare e di tecnologie per la loro raffinazione ha scatenato la reazione immediata del presidente Trump, che ha definito la decisione “estremamente aggressiva”.
La nuova battaglia delle terre rare
Le terre rare, fondamentali per la produzione di batterie, componenti elettronici, sistemi di difesa e tecnologie verdi, rappresentano uno dei punti strategici del commercio mondiale. La Cina controlla la quasi totalità della catena del valore legata a questi minerali, una posizione che le conferisce un vantaggio geopolitico notevole.
“Non è possibile che alla Cina sia permesso di tenere il mondo in ostaggio, ma sembra che questo sia il loro progetto da un po’ di tempo”, ha dichiarato il presidente Trump, annunciando che gli Stati Uniti stanno studiando “contromisure molto serie”. Tra queste, l’ipotesi di dazi del 100% su una vasta gamma di prodotti cinesi, che si aggiungerebbero alle aliquote già elevate introdotte lo scorso maggio, pari ad almeno il 30%.
Tensioni con toni alternati
Nel fine settimana, tuttavia, il presidente ha scelto di ammorbidire i toni, dichiarando di voler “aiutare la Cina, non danneggiarla”, pur ammettendo che il presidente Xi Jinping sta attraversando “un momento difficile”. Trump ha ribadito di credere nella possibilità di un nuovo dialogo, ma ha avvertito che “gli Stati Uniti non resteranno passivi di fronte a comportamenti economici ostili”.
La mossa di Pechino rappresenta una risposta implicita ai dazi americani e conferma il ritorno di una logica da guerra commerciale tra le due superpotenze. Gli analisti parlano di un’escalation che potrebbe influire non solo sul commercio globale, ma anche sulla fiducia dei mercati, già provati dalle incertezze geopolitiche e dalle tensioni valutarie.
Il ruolo del FMI e le preoccupazioni globali
Per il Fondo Monetario Internazionale, le tensioni sui dazi rischiano di oscurare i temi economici di lungo periodo, a partire dalla sostenibilità dei conti pubblici e dal debito crescente. Il Fondo, nel suo ultimo aggiornamento, stima che il debito pubblico mondiale raggiungerà entro il 2029 il 100% del PIL globale, un livello che mette in allarme anche le principali economie avanzate.
Finora, il FMI ha ritenuto che le misure tariffarie statunitensi non abbiano inciso in modo devastante sull’economia, grazie alla capacità di adattamento del settore privato e alle condizioni finanziarie favorevoli che sostengono l’attività produttiva. Ma un nuovo ciclo di dazi e contro-dazi potrebbe cambiare il quadro, soprattutto in un contesto in cui la crescita globale mostra segnali di rallentamento.
Una riunione sotto pressione
Nelle riunioni di Washington, le discussioni tra ministri e banchieri centrali dovranno quindi affrontare un doppio fronte: da un lato, la gestione delle tensioni commerciali, dall’altro la necessità di stabilizzare le finanze pubbliche.
La preoccupazione è che la rivalità tra Stati Uniti e Cina finisca per distogliere l’attenzione dalle riforme strutturali e dalle politiche di contenimento del debito, già in ritardo in molte economie avanzate.
Il Fondo e la Banca Mondiale temono che una nuova spirale di dazi possa minare i progressi compiuti nell’ultimo anno sul fronte della cooperazione globale. In un mondo che si muove tra protezionismo e interdipendenza, le istituzioni economiche internazionali cercano di riaffermare il loro ruolo di mediatori, ma il terreno appare più instabile che mai.
L’economia globale tra protezionismo e rischio sistemico
Il vertice di Washington, tradizionalmente dedicato alla crescita e alla stabilità, si trasforma così in una vetrina delle tensioni geopolitiche che attraversano l’economia mondiale. Con i mercati che guardano all’evoluzione delle relazioni tra le due potenze e alle prossime mosse della Casa Bianca, il messaggio che emergerà dal FMI e dalla Banca Mondiale sarà decisivo per capire se il mondo si sta avviando verso una nuova fase di protezionismo economico o se prevarrà, ancora una volta, la logica della cooperazione.