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Salvini prova a commissariare Tajani. Tensione alle stelle, Meloni media

- di: Matteo Borrelli
 
Salvini prova a commissariare Tajani. Tensione alle stelle, Meloni media
Il governo Meloni trema. Le tensioni tra Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia) hanno raggiunto un punto di rottura, rischiando di far saltare l’equilibrio già precario della maggioranza. L’ultimo attacco della Lega al ministro degli Esteri, attraverso le parole del leghista Claudio Durigon, ha scatenato una guerra interna che rischia di travolgere anche la premier Giorgia Meloni, costretta a fare da mediatrice in un clima sempre più incandescente.

L’affondo della Lega e la replica di Tajani
Tutto è partito da un’intervista di Claudio Durigon a Repubblica, in cui il parlamentare leghista ha lanciato un chiaro messaggio a Tajani: “Deve farsi aiutare nei rapporti con gli Stati Uniti, perché è in una posizione difficile”. Durigon ha criticato il sostegno del ministro degli Esteri a Ursula von der Leyen e al suo piano di riarmo, sottolineando che “von der Leyen non ha grandi rapporti con l’amministrazione americana”.
Tajani, però, non si è lasciato intimidire. “Tutti hanno bisogno di farsi aiutare, anche io. Ma non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori”, ha ribattuto durante un evento a Milano organizzato da Forza Italia. Un’iniziativa, come ha ricordato Letizia Moratti, nata su suggerimento di Marina Berlusconi, figlia del Cavaliere, che già un mese fa aveva espresso dubbi sulle strategie filo-Trump sostenute dalla Lega.

Meloni nel mirino: la premier cerca di mediare
Giorgia Meloni, già infastidita dall’attivismo di Salvini su temi internazionali, si trova ora a dover gestire una crisi che rischia di travolgere il governo. Fonti di maggioranza rivelano che i due vicepremier “praticamente non si parlano”, incrociandosi solo durante il Consiglio dei ministri. Il prossimo incontro è previsto per lunedì 31 marzo, ma c’è chi chiede un vertice tra i leader prima di quella data per abbassare la tensione.
“Salvini ha il congresso ad aprile e vuole dimostrare che la Lega è centrale”, osservano alcuni esponenti di Forza Italia. Dall’altra parte, i sostenitori di Meloni insistono: “Giorgia sa sempre fare sintesi”. Ma le divisioni sembrano insanabili, alimentate anche dal passaggio del deputato Davide Bellomo dalla Lega a Forza Italia e dalla competizione tra i due partiti sui territori.

Le opposizioni colgono l’occasione
Le opposizioni non hanno perso tempo. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha attaccato senza mezzi termini: “In qualsiasi altro Paese, uno scontro del genere avrebbe già fatto cadere il governo”. Angelo Bonelli (Europa Verde) ha aggiunto che “l’esecutivo non regge più”, mentre Riccardo Magi (+Europa) ha messo in dubbio la credibilità di Meloni in politica estera: “Con quale autorevolezza andrà al vertice dei ‘volenterosi’ a Parigi?”.

Il nodo della politica estera

Il summit di Parigi, in programma giovedì 27 marzo sarà un banco di prova decisivo per Meloni. La premier ha insistito sull’estensione delle garanzie NATO all’Ucraina, ma sta emergendo l’ipotesi di un’operazione multinazionale sotto l’egida dell’ONU. “Se ci sarà una cornice delle Nazioni Unite, vuol dire che gli Usa saranno d’accordo e quindi anche la Lega approverà”, ragionano fonti di maggioranza.
Intanto, i leghisti continuano a spingere per un’intesa bilaterale con Washington sui dazi. Claudio Borghi, economista della Lega, ha rincarato la dose: “Dobbiamo trovare esenzioni per i prodotti che non competono con quelli americani. Affidarsi all’UE è come abbracciare un salvagente di ghisa”.

Prospettive incerte per il governo
Mentre la maggioranza cerca di tamponare le fibrillazioni, il clima resta teso. Tajani ha liquidato le critiche delle opposizioni con una battuta: “Poverini... si illudono”. Ma dietro le quinte, i “pompieri” della coalizione lavorano per evitare che le tensioni sfocino in una crisi aperta.
Il prossimo Consiglio dei ministri e il vertice di Parigi saranno occasioni decisive per capire se Meloni riuscirà a mantenere il controllo della situazione o se le divisioni interne finiranno per far saltare il banco.

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