Ripresa economica, parla Vincenzo Boccia, presidente Confindustria

- di: Germana Loizzi
 

Dopo lunghi anni di crisi, arrivano finalmente alcuni segnali positivi per l’economia italiana. La disoccupazione cala mentre, sul fronte femminile, l’occupazione segna addirittura il valore più alto degli ultimi 40 anni. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto le stime di crescita dell’Italia, alzandole sia per l’anno in corso che per il 2018. Il Paese sta davvero uscendo dalla crisi o è ancora troppo presto per parlare di ripresa? Di questo e di altri temi (e, più in generale, dello stato di salute dell’economia italiana) abbiamo parlato con il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.

Negli ultimi mesi sono arrivati alcuni dati confortanti sul fronte dell’economia italiana. La disoccupazione, a sopresa, è scesa all’11,1% a giugno (diversi analisti si aspettavano, invece, un dato stabile all’11,3%). L’occupazione femminile, al 48,8%, ha addirittura raggiunto il valore più alto dall›avvio delle serie storiche, ovvero almeno dal 1977. Come legge questi dati? Qualcosa sta cambiando oppure siamo soltanto in presenza di una flessione momentanea della disoccupazione?
Questi dati sono l’effetto della predisposizione da parte del governo di strumenti di politica economica selettivi e della capacità di reazione di una fetta consistente del sistema industriale italiano che quegli strumenti ha saputo utilizzare al meglio. I dati positivi, in particolare, sono il frutto di una politica dell’offerta che puntando sui fattori e non sui settori è riuscita ad avviare il circolo virtuoso dell’economia: maggiore produttività, più capacità competitiva, nuovi mercati, più occupazione e salari più elevati, maggiore domanda, nuovi investimenti e così via.

È ancora presto per dirlo oppure l’Italia sta uscendo dalla crisi?
Siamo in presenza di un’inversione di tendenza più marcata di quanto ci aspettavamo. La direzione è quella giusta. Per uscire definitivamente dalla crisi e poter parlare davvero di ripresa occorre consolidare questo andamento mantenendo e rinforzando le condizioni che sono alla base dei progressi compiuti dal Paese. In particolare sta funzionando molto bene il piano di Industria 4.0, voluto dai governi Renzi e Gentiloni, che ha positivamente stimolato la capacità di reazione delle imprese.

Il Fondo Monetario Internazionale ha alzato le stime di crescita dell’Italia all’1,3% per il 2017 e all’1% per il 2018. E il miglioramento investe tutta la zona euro. Che cosa si deve fare per sfruttare al meglio la ripresa e non disperderne gli effetti positivi?
Dobbiamo impostare politiche coerenti con gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Il Fondo monetario internazionale ci invita a intervenire sui nodi di sviluppo per eliminare gli impedimenti che rallentano il nostro cammino verso la crescita. La domanda che dobbiamo porci è dove potremmo essere se fossimo in grado di neutralizzare le tante criticità che scontiamo in Italia e in Europa.

Come giudica il “Jobs Act” e i suoi effetti oggi, ad oltre due anni della sua entrata in vigore?
Il Jobs Act, come ci dicono i numeri, sta dimostrando di funzionare. Ma per intervenire con decisione nel mondo del lavoro occorre lanciare un piano straordinario per l’assunzione dei giovani nelle nostre imprese attraverso l’azzeramento del cuneo fiscale per i primi tre anni. Un progetto shock che sia in grado di affrontare in maniera massiva e strutturata il problema di un’intera generazione che rischia di non entrare mai in gioco.

Di quali interventi pensa che avrebbe bisogno l’impresa italiana in questo momento? Cosa può fare la politica?
La politica può fare tanto: mettendo al centro della sua attenzione la Questione Industriale come Questione Nazionale e impegnandosi a non smontare le riforme che cominciano a produrre gli effetti positivi di cui stiamo parlando.

Che cosa consiglierebbe ad un giovane imprenditore italiano che si deve misurare con la situazione attuale?
Oggi viviamo in una realtà complessa e la complessità richiede prestazioni eccellenti in ogni funzione aziendale. Un giovane imprenditore deve accettare la sfida culturale che lo aspetta, aprirsi ai mercati internazionali, superare la condizione familiare per fare il salto da Impresa Fabbrica ad Impresa Istituzione, investire con intensità nelle tecnologie digitali. Deve riconoscere che c’è uno spazio enorme nel mondo e deve prepararsi a conquistarlo.

E ad un giovane che deve entrare oggi nel mercato del lavoro, che consigli darebbe?
Deve puntare alla formazione. I fattori di produzione oramai sono quattro: capitale, lavoro, conoscenza e informazione. Le imprese cercano giovani con nuove competenze in grado di rivitalizzarle e la loro immissione nel mondo del lavoro è una grande opportunità per il Paese. Non solo per il significato sociale dell’inclusione ma per il cambiamento culturale che devono rappresentare. Dobbiamo coniugare esperienza e innovazione e imparare a guardare il mondo con i loro occhi.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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