Dopo due mesi di moderata espansione, la produzione industriale italiana torna in territorio negativo. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel mese di agosto 2025 l’indice destagionalizzato è diminuito del 2,4% rispetto a luglio, interrompendo la fase di lieve recupero che aveva caratterizzato l’inizio dell’estate.
In media, il periodo giugno-agosto mostra una contrazione dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti, segnale di un rallentamento diffuso del comparto manifatturiero.
Istat: produzione industriale in calo ad agosto, -2,4% su mese e -2,7% su anno
L’Istat rileva cali generalizzati in tutti i principali settori. I beni di consumo e i beni intermedi hanno registrato entrambi una diminuzione dell’1,2%, mentre i beni strumentali, considerati un indicatore anticipatore degli investimenti, hanno segnato un arretramento del 2,2%. Anche il comparto energia ha chiuso il mese in negativo (-0,6%).
Si tratta, spiega l’Istituto, di un indebolimento che riflette l’impatto combinato di domanda debole, scorte elevate e tassi d’interesse ancora alti, che frenano nuovi investimenti e ordinativi.
Su base annua -2,7%, ma con andamenti contrastanti
Corretto per gli effetti di calendario — con 20 giorni lavorativi ad agosto 2025 contro i 21 dello stesso mese del 2024 — l’indice complessivo segna un calo tendenziale del 2,7%.
L’andamento risulta però eterogeneo tra i diversi comparti: beni strumentali (+0,7%) e beni intermedi (+0,2%) mostrano un lieve incremento, mentre i beni di consumo arretrano del 2,3% e l’energia registra la flessione più marcata (-8,6%).
Il dato riflette la riduzione della domanda interna, ma anche il rallentamento del commercio mondiale e la minor attività nel settore energetico, penalizzato dal calo dei prezzi e dal ridimensionamento dei volumi di produzione.
Farmaceutica e trasporti in crescita
Nel quadro complessivo di debolezza, alcuni settori continuano a segnare risultati positivi. La produzione farmaceutica cresce del 16,1% rispetto allo scorso anno, trainata da esportazioni e investimenti in innovazione. Anche la fabbricazione di mezzi di trasporto mostra un buon andamento (+9,9%), seguita dalla produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+7,1%).
L’Istat sottolinea come questi comparti, ad alta intensità tecnologica, rappresentino i principali poli di resilienza del sistema industriale italiano, capaci di sostenere la competitività anche in una fase ciclica negativa.
Energia e forniture, il crollo più pesante
Il ribasso più significativo riguarda la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria, che registra una flessione del 13,5% su base annua.
Il calo, spiega l’Istituto, è attribuibile sia alla minore domanda industriale, sia alla progressiva normalizzazione dei consumi dopo i picchi osservati negli anni dell’emergenza energetica. Anche la produzione termoelettrica e quella legata ai carburanti hanno risentito della riduzione dei margini e della volatilità dei prezzi all’ingrosso.
Un segnale di fragilità per il manifatturiero
Il quadro delineato dall’Istat conferma che la fase di recupero dell’industria italiana resta fragile. Il rallentamento della domanda interna, l’incertezza sui mercati esteri e l’elevato costo del credito continuano a pesare sulla capacità produttiva e sugli investimenti.
Nonostante le buone performance di alcuni settori di punta, come la farmaceutica e l’automotive, la dinamica generale resta debole. Gli analisti ritengono che i dati di settembre saranno decisivi per valutare se la flessione di agosto rappresenti un episodio isolato o l’avvio di una fase più ampia di contrazione.
In ogni caso, l’Istat evidenzia come la tenuta dell’industria italiana dipenderà dalla capacità di innovare e di rafforzare i segmenti a maggiore valore aggiunto, in un contesto europeo ancora segnato da crescita lenta e domanda compressa.