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Lavoro in Svizzera, occasione d’oro per italiani? Stipendi da capogiro

- di: Bruno Legni
 
Lavoro in Svizzera, occasione d’oro per italiani? Stipendi da capogiro
Ottantacinquemila posti in arrivo, stipendi molto alti e costi alle stelle: cosa c’è davvero dietro al nuovo richiamo elvetico per chi parte dall’Italia.

In Svizzera si apre una nuova stagione di assunzioni che guarda con grande attenzione all’Italia. Il governo federale ha confermato per il 2025 un quadro di ingressi programmati per circa 85mila lavoratori qualificati da Paesi extra UE ed extra AELS, mantenendo invariati i contingenti di permessi di lavoro di lunga e breve durata per gli stranieri più richiesti. La cifra, elaborata a partire dai contingenti ufficiali e dalle proiezioni sull’occupazione per il prossimo anno, si somma alla domanda già forte nei cantoni di confine, dove ogni giorno passano la frontiera oltre 90mila lavoratori residenti in Italia, secondo i dati del Dipartimento federale degli affari esteri aggiornati alla fine del 2023.

Le retribuzioni restano il primo magnete: il salario mediano svizzero per un lavoro a tempo pieno sfiora i 6.700 franchi al mese, l’equivalente di più di 6.800 euro, con punte ben superiori nelle professioni qualificate dell’informatica, dell’ingegneria, della sanità e della finanza. Per molti italiani abituati a buste paga spesso ferme intorno ai 1.500–1.800 euro, l’idea di un reddito che può quasi raddoppiare è un richiamo difficilissimo da ignorare.

Stipendi alti, ma anche affitti e assicurazioni fuori scala

Dietro la promessa di stipendi da sogno si nasconde però una realtà che va letta con attenzione. La Svizzera è tra i Paesi con costo della vita più elevato d’Europa: secondo le principali indagini internazionali sui prezzi, vivere a Zurigo, Ginevra o Basilea può costare tra il 50 e il 70% in più rispetto a una grande città italiana. Un appartamento di medio taglio nelle aree urbane principali può superare facilmente i 1.500–2.000 euro al mese, a cui si sommano bollette, trasporti e una voce quasi sconosciuta nel budget italiano: l’assicurazione sanitaria obbligatoria, che ogni residente deve sottoscrivere individualmente.

Nel sistema elvetico non esiste un servizio sanitario nazionale sul modello italiano: ciascun assicurato paga ogni mese un premio alla compagnia scelta, con franchigie e partecipazioni alla spesa. Per una famiglia con figli il conto può arrivare a diverse centinaia di euro al mese. Non è un dettaglio, perché un salario di 4.000–4.500 euro che in Italia sarebbe considerato altissimo, in Svizzera si trasforma in un reddito che va maneggiato con estrema prudenza.

La differenza si vede anche nella quotidianità: un semplice caffè al bar, un pranzo veloce o una corsa sui mezzi pubblici costano sensibilmente di più che in Italia. È il rovescio della medaglia di un Paese che offre infrastrutture efficienti, servizi puntuali e un alto livello di qualità della vita, ma chiede in cambio una grande capacità di pianificazione economica.

I settori che assumono: dalla sanità alla ristorazione

Le piattaforme europee per la mobilità professionale, come EURES, e i portali specializzati confermano che il mercato del lavoro svizzero è particolarmente vivace in alcuni comparti. Le offerte per chi parla italiano si concentrano in quattro grandi aree:

  • Sanità: medici, infermieri, fisioterapisti, operatori socio-sanitari, tecnici di radiologia. L’invecchiamento del personale e della popolazione spinge la domanda: le statistiche federali indicano che un medico su quattro ha più di 60 anni, aprendo spazi per un ricambio generazionale anche dall’estero.
  • Edilizia e artigianato: operai specializzati, carpentieri, falegnami, elettricisti, installatori di impianti e tecnici della manutenzione. Si tratta di mestieri in cui la manualità e la specializzazione valgono quanto, se non più, di un titolo universitario.
  • Turismo e ristorazione: camerieri, cuochi, receptionist, addetti al servizio in sala e al front office. Nelle città e nelle località turistiche la conoscenza dell’italiano è un plus, specie dove il flusso di visitatori dalla Penisola è costante.
  • Informatica, digitale e finanza: sviluppatori, analisti dati, esperti cybersecurity, specialisti IT e profili di marketing digitale che lavorano su più mercati, spesso tra sede svizzera e clientela italiana.

Secondo le elaborazioni più recenti sulle retribuzioni, i salari in questi comparti oscillano in media tra i 4.000 e i 7.000 euro al mese equivalenti, con picchi ancora più elevati per figure senior dell’IT e della finanza, che possono superare i 100mila franchi l’anno.

Quanto si guadagna davvero: esempi per professione

Per farsi un’idea più concreta, si possono prendere come riferimento i range medi ricavati da contratti collettivi, portali di collocamento e analisi di mercato:

  • Camerieri, cuochi, personale di sala: tra 3.500 e 4.500 euro equivalenti al mese, con possibilità di salire grazie a straordinari, turni serali e stagioni turistiche particolarmente redditizie.
  • Operai dell’edilizia, carpentieri, falegnami: tra 4.200 e 6.000 euro equivalenti, grazie anche ai supplementi legati ai cantieri complessi e al lavoro in quota o in condizioni climatiche difficili.
  • Infermieri e personale sanitario: da 4.500 a oltre 6.000 euro equivalenti, a seconda del cantone, dell’anzianità di servizio e della presenza di turni notturni e festivi.
  • Esperti IT, marketing e finanza: tra 6.000 e oltre 8.000 euro equivalenti, con un salario medio annuo che può superare gli 85mila franchi per i profili più qualificati.

Numeri che impongono tuttavia un confronto onesto con le spese vive, perché in molti casi la capacità di risparmio, una volta pagato tutto, non è così spettacolare come potrebbe sembrare vedendo soltanto le cifre in busta paga.

La corsia preferenziale degli italiani: lingua e frontiera

Per chi parte dall’Italia il vantaggio competitivo si gioca su due piani. Il primo è la conoscenza dell’italiano, particolarmente richiesta nella Svizzera italiana ma utile anche nelle grandi città tedesche e francofone, dove banche, assicurazioni, aziende di servizi e multinazionali cercano personale capace di seguire clientela e fornitori italiani. La stessa rete EURES, nella sezione dedicata alla Svizzera, segnala regolarmente annunci che indicano l’italiano tra le competenze linguistiche essenziali.

Il secondo fattore è la possibilità di lavorare come frontalieri, cioè di fare la spola ogni giorno tra il proprio comune italiano e il posto di lavoro oltreconfine. Gli accordi bilaterali rinnovati tra Roma e Berna, entrati in vigore nel 2024, hanno aggiornato sia il regime fiscale sia le regole sul lavoro da remoto, permettendo di svolgere fino al 25% dell’orario in smart working dall’Italia senza perdere il regime speciale.

Per molti professionisti si tratta di una combinazione vincente: stipendio svizzero e costo della vita italiano. Un ingegnere che risiede in provincia di Como o di Varese ma lavora a Lugano o a Zurigo può sostenere affitti e spese quotidiane più bassi, pur rientrando ogni sera a casa. È una scelta che richiede però ore di viaggio, capacità di adattarsi a regole diverse e una buona gestione degli equilibri familiari.

“Non è un paese per improvvisati”: cosa valutare prima di partire

Prima di inseguire il miraggio del salario alto, gli esperti di orientamento professionale che seguono i progetti di mobilità europea invitano alla prudenza. Un consulente del lavoro che assiste spesso i candidati italiani riassume così il quadro: “La Svizzera non è un Paese per improvvisati: chi parte senza un piano, senza conoscere le regole sul permesso di soggiorno e senza aver calcolato con precisione le spese rischia di bruciare in pochi mesi risparmi e opportunità”, osserva, sottolineando l’importanza di studiare in anticipo normative, contratti e scenari fiscali.

Tra i primi passi da compiere ci sono la verifica dei requisiti linguistici, l’analisi dei contratti collettivi del settore in cui si lavora, la simulazione del costo dell’assicurazione sanitaria e una valutazione delle imposte dovute in Svizzera e in Italia. Per i frontalieri è essenziale capire il funzionamento del nuovo regime fiscale introdotto nel 2024, che prevede un’imposta sostitutiva in Italia pari al 25% delle tasse già versate oltreconfine, senza possibilità di compensazione con altri tributi.

Come cercare lavoro: portali, fiere e contatti diretti

Chi sogna di trasferirsi o di diventare pendolare verso Lugano, Zurigo o Ginevra dispone oggi di una serie di strumenti che rendono la ricerca molto più strutturata rispetto al passato. La rete EURES offre un motore di ricerca con quasi tre milioni di offerte di lavoro in Europa, molte delle quali in Svizzera, e servizi di consulenza gratuiti su CV, colloqui e requisiti per la mobilità.

A questo si aggiungono le fiere del lavoro transfrontaliere organizzate regolarmente nelle province di confine, le agenzie specializzate nel collocamento di personale sanitario e tecnico e i portali di annunci che filtrano le offerte per lingua richiesta. In molti casi le aziende svizzere organizzano colloqui online con candidati italiani, soprattutto per le figure altamente qualificate dell’IT e dei servizi professionali.

Tra opportunità e rischi: una scelta da fare a mente fredda

Il nuovo ciclo di assunzioni programmato per il 2025 conferma che la Svizzera continuerà a dipendere in modo significativo dal lavoro straniero, in particolare nei comparti dove la manodopera locale è insufficiente. Per gli italiani in cerca di prospettive migliori, si tratta di una finestra importante: gli stipendi possono cambiare la vita, ma solo se accompagnati da una strategia chiara.

La vera domanda, alla fine, non è se convenga o meno “andare in Svizzera”, ma con quale progetto. Per chi è disposto a investire su formazione, lingue e adattamento culturale, il mercato elvetico può offrire carriera, sicurezza e qualità della vita. Per chi parte con l’idea di un facile guadagno, senza preparazione, il rischio è di scoprire troppo tardi che, dietro il mito del salario d’oro, c’è un Paese esigente, organizzato e poco indulgente con chi non rispetta regole e standard.

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