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Lucio Corsi è atterrato sobrio

- di: Giulia Caiola
 
Lucio Corsi è atterrato sobrio

FOTO (Cropped): BrunoCC BY-SA 2.0

Lucio Corsi è arrivato all’Eurovision 2025 come un visitatore venuto dallo spazio profondodella Maremma. Sul palco di Basilea ha presentato “Volevo essere un duro” vestito come se David Bowie avesse preso un colpo di sole tra Scansano e Saturno. La voce gentile, l’aria stranita e un guardaroba da fiaba cosmica hanno subito fatto capire che non era lì per fare numero, ma per confondere le idee.

Lucio Corsi è atterrato sobrio

Ufficialmente fuori gara, ha comunque rubato la scena con la naturalezza di chi crede che il mondo sia un musical retrofuturista e che le note siano migliori se accompagnate da pantaloni a zampa e mantelli del folklore spaziale. Gli altri concorrenti, tra droni, paillette e modulazioni vocali da laboratorio, sembravano tentare di vincere una gara. Lucio no: Lucio sembrava lì per testimoniare l’esistenza di un’Italia parallela dove si ascolta il vinile all’incontrario per scoprire il senso della vita.

Ha cantato che voleva essere un duro, ma sembrava più un elfo glam uscito da un film di Wes Anderson. Nessuna coreografia, nessuna finta sofferenza, solo quella sua presenza straniante da personaggio di una canzone di Rino Gaetano reimmaginata da Ziggy Stardust. È piaciuto? Tantissimo. È stato capito? Forse meno. Ma va bene così.

Perché in fondo l’Eurovision ha bisogno anche di questi momenti in cui la musica smette di seguire il copione e comincia a brillare senza motivo. E Lucio Corsi, con la sua malinconia aliena e il suo pop artigianale, ha brillato come una cometa sopra Basilea.

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