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Maremma, l’acqua che crea valore: la nuova economia della bonifica

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Maremma, l’acqua che crea valore: la nuova economia della bonifica

In Maremma si sta sperimentando un modello di sviluppo che trasforma la gestione dell’acqua in motore economico. Lontano dai tavoli ministeriali, ma vicino ai campi e ai canali, il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud ha concluso un progetto che segna una svolta: sbarramenti mobili in gomma flessibile per regolare i flussi irrigui e stabilizzare la produzione agricola.
Un’infrastruttura che vale più di un’opera tecnica: è un investimento nel capitale naturale e nella produttività del territorio.

Maremma, l’acqua che crea valore: la nuova economia della bonifica

Negli ultimi anni, l’acqua è diventata un bene strategico tanto quanto l’energia. La Maremma, con le sue alternanze di siccità e alluvioni, ne rappresenta l’emblema. Ogni metro cubo conservato o distribuito con efficienza equivale a reddito agricolo, lavoro, stabilità.
Il progetto di Alberese si muove in questa direzione.
“Con l’opera di presa sull’Ombrone si preleva l’acqua, che viene poi invasata nei canali grazie a dighe gonfiabili. I consorziati la distribuiscono tramite pompe nei propri appezzamenti”, spiega Valentina Chiarello, direttrice dei lavori. Alla fine della stagione irrigua il sistema si sgonfia, le pompe vengono rimosse e i canali tornano allo stato naturale: zero impatto, massimo rendimento.

Questo meccanismo riduce le perdite, ottimizza la disponibilità idrica e assicura una gestione efficiente delle risorse, con benefici diretti per l’agricoltura di qualità che anima la Piana dell’Alberese, una delle aree più fertili del Grossetano.

Dalla bonifica alla filiera produttiva
L’acqua, in questa prospettiva, non è più solo un tema ambientale ma una leva economica. Ogni opera idraulica genera occupazione, valorizza imprese locali e sostiene la filiera agroalimentare.
È il principio che sta alla base del Disegno di legge approvato dal Cnel, che propone di inserire un nuovo articolo 62-bis nel decreto 152/2006. L’obiettivo è trasformare i Consorzi di bonifica in soggetti pienamente operativi nella manutenzione, progettazione e gestione del territorio, consentendo a Regioni e Comuni di stipulare con loro convenzioni dirette.

Un passaggio che può spostare risorse pubbliche e private, creando un mercato della manutenzione territoriale capace di attrarre capitali e generare ritorni misurabili in termini di sicurezza e produttività.

Un’economia circolare del territorio
Il disegno di legge apre anche alla creazione di una filiera del legno e delle biomasse provenienti dalle manutenzioni idrauliche.
Si tratta di un modello di economia circolare che valorizza i materiali rimossi dai corsi d’acqua e li reinserisce nel ciclo produttivo, attivando nuove imprese nelle aree rurali e interne.
Un processo che, nelle intenzioni dell’Anbi, punta a “offrire una risposta concreta all’impoverimento imprenditoriale dei territori”, come sottolinea il presidente Francesco Vincenzi (nella foto), che ringrazia il presidente del Cnel Renato Brunetta per l’attenzione data al settore.

“Non vogliamo sottrarre competenze ad altri enti, ma mettere la nostra professionalità al servizio del Paese – aggiunge il direttore generale Massimo Gargano –. Una corretta manutenzione idrogeologica è la prima forma di politica industriale del territorio, una garanzia di vita e di sviluppo economico.”

La Maremma come caso di studio

L’esperienza di Alberese diventa così un prototipo di governance economica del territorio.
Il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud ha unito innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, mostrando che le opere idrauliche possono produrre valore aggiunto.
L’intervento, oltre a proteggere coltivazioni e aziende agricole, garantisce stabilità ai flussi produttivi e riduce il rischio di danni economici legati agli eventi estremi, che negli ultimi cinque anni hanno causato perdite per miliardi di euro nel settore primario italiano.

Il modello maremmano, in questo senso, non è solo una buona pratica ma una politica economica territoriale: prevenire costa meno che riparare, e ogni euro speso in manutenzione si traduce in risparmi multipli per la collettività.

La nuova frontiera del capitale territoriale
Il messaggio è chiaro: i Consorzi di bonifica non sono più solo enti tecnici, ma attori economici di un nuovo paradigma che lega produttività, sicurezza e sostenibilità.
Il valore dell’acqua, nella Maremma come altrove, non si misura più solo in metri cubi ma in capacità di generare reddito, occupazione e stabilità sociale.

Se il disegno di legge diventerà norma, l’Italia potrebbe assistere alla nascita di una vera economia dell’acqua, in cui la gestione del territorio diventa parte integrante delle politiche di sviluppo.
E Alberese, con i suoi canali intelligenti e le sue dighe gonfiabili, ne è già il simbolo: una fabbrica naturale di benessere economico, dove l’acqua non scorre soltanto nei fiumi, ma nella linfa produttiva del Paese.

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