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Tonfo azioni Trump Media: bruciati 5 miliardi e la sua cripto affonda

- di: Jole Rosati
 
Tonfo azioni Trump Media: bruciati 5 miliardi e la sua cripto affonda
Il tonfo delle azioni Trump Media: bruciati 5 miliardi e la cripto affonda

Società in caduta libera, tesoreria di bitcoin enorme e interrogativi sulla governance.

La corsa trionfale sembra finita e adesso il passo indietro è netto: la Trump Media & Technology Group (DJT), la società legata a Donald Trump che gestisce la piattaforma Truth Social, si trova a fronteggiare un tonfo verticale del titolo e una strategia finanziaria che appare ad alto rischio.

Bruciati 5 miliardi in un colpo solo

Secondo le ultime analisi, il valore delle azioni DJT ha subito una perdita prossima al -70 % dall’inizio dell’anno. Nelle contrattazioni il prezzo per azione è sceso intorno ai 10,76 dollari, dopo aver toccato un intraday di 10,32 $, il minimo dal 2021. Il deterioramento della capitalizzazione ha generato una perdita stimata in oltre cinque miliardi di dollari per la “First Family”.

Strategia cripto: ambiziosa ma rischiosa

Per comprendere l’entità della caduta, bisogna mettere insieme due fattori chiave: in primo luogo, la forte esposizione del gruppo alle criptovalute. A luglio 2025 la società aveva dichiarato di aver acquisito circa 2 miliardi di dollari in bitcoin e strumenti correlati. In un filing successivo si segnalava che DJT deteneva oltre 11 500 bitcoin, per un valore superiore a 1,3 miliardi di dollari.

In secondo luogo, la pressione sul mercato crypto è diventata intensa: Bitcoin è sceso sotto quota 90.000 $ eliminando i guadagni accumulati nel 2025, e l’umore degli investitori nei confronti degli asset ad alto rischio è fortemente peggiorato. Il risultato è una doppia botta per Trump: da un lato le perdite sui movimenti in cripto, dall’altro il rallentamento della crescita della piattaforma media.

Perdite operative e governance sotto la lente

La crisi non riguarda soltanto il mercato azionario o le valute digitali: nel terzo trimestre del 2025 la società ha registrato una perdita netta di 54,8 milioni di dollari, pur con un ritorno parziale derivato dagli asset crypto. Inoltre, un dirigente ha venduto azioni prima della caduta: nell’operazione del 17 novembre il direttore Eric Swider ha ceduto 5.200 azioni a 10,59 $ l’una — un segnale di allarme che non è passato inosservato al mercato.

Il contesto politico non aiuta

La debolezza della società si inserisce in un momento di fragilità più ampia per Donald Trump: un sondaggio della rete a lui vicina ha rilevato che il 76% degli elettori giudica negativamente l’economia americana, attribuendo la responsabilità alle sue politiche. In parallelo, il dossier su Jeffrey Epstein – con nuove email emerse – accende ulteriormente il riflettore su possibili legami pericolosi per l’immagine politica della famiglia Trump.

Quali scenari per DJT e l’universo media-cripto?

Il futuro appare complesso per la società: da un lato rimane il brand forte di Trump, dall’altro la scommessa sulle crypto e la crescita della piattaforma social si è tradotta in preoccupazioni concrete. Gli analisti segnalano che la governance, la trasparenza e la dipendenza da un mercato volatile rendono DJT un titolo ad alto rischio.

In concreto si aprono due strade. La prima è un possibile ridimensionamento dell’ambizione crypto, con tagli ai costi e rilancio del core media. La seconda è una caduta ancora più profonda se il mercato riservato alle criptovalute non si riprenderà e la fiducia degli investitori non tornerà.

Non una semplice storia di un titolo che crolla

La caduta di Trump Media & Technology non è semplicemente una storia di un titolo che crolla: è un caso che collega il mondo dei media indipendenti, la politica, le criptovalute e le tensioni degli investitori. Lo scenario che ne emerge è quello di una impresa che ha scommesso fortemente su una “rivoluzione digitale” e si trova ora a raccogliere un prezzo elevato. Come spesso accade, quando le aspettative spaziano troppo in avanti, la realtà finisce per colpire duramente.

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