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Oro in volo da Londra a New York: la corsa delle banche per anticipare i dazi USA

- di: Redazione
 
Oro in volo da Londra a New York: la corsa delle banche per anticipare i dazi USA

Nelle stive degli aerei diretti da Londra a New York, tra valigie e carichi commerciali, stanno trovando sempre più spazio lingotti d’oro. Non si tratta di un trasporto occasionale, ma di una strategia pianificata dalle grandi banche d’investimento che nelle ultime settimane hanno avviato un trasferimento massiccio di oro fisico verso gli Stati Uniti.

Oro in volo da Londra a New York: la corsa delle banche per anticipare i dazi USA

Il fenomeno è legato a due fattori principali: da un lato, il timore che Washington possa introdurre nuove misure restrittive sui metalli preziosi nell’ambito di una politica di protezionismo commerciale; dall’altro, il crescente differenziale di prezzo tra i due mercati, che rende economicamente vantaggioso spostare l’oro da Londra a New York.

A guidare questa corsa all’oro transatlantica sono istituzioni finanziarie del calibro di JPMorgan, HSBC e UBS, insieme a importanti operatori del settore. Tradizionalmente, Londra rappresenta il cuore pulsante del mercato dell’oro, con i suoi caveau storici e una rete di trader che influenza le quotazioni globali. Ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato.

Con l’aumento della domanda negli Stati Uniti e la prospettiva di nuovi dazi imposti dall’amministrazione americana, il commercio del metallo prezioso sta subendo una trasformazione.

Il prezzo dell’oro, già in forte crescita, ha superato i 2.900 dollari l’oncia e la possibilità che possa sfondare la soglia dei 3.000 dollari sta spingendo le istituzioni finanziarie a muoversi con rapidità.

Il trasferimento fisico dell’oro non è un’operazione semplice. I lingotti vengono prelevati dai caveau londinesi e trasportati sotto rigide misure di sicurezza fino agli aeroporti britannici, dove vengono caricati nella stiva di voli passeggeri diretti a New York. Il motivo di questa scelta logistica è legato ai tempi e ai costi: trasportare l’oro su voli cargo dedicati sarebbe più oneroso e meno immediato.

Inoltre, l’incremento delle richieste ha reso necessario il passaggio da Londra alle raffinerie svizzere, dove i lingotti vengono rifusi per adattarsi agli standard richiesti dal Comex, il mercato americano dei futures sull’oro. Questa fase del processo sta creando colli di bottiglia nei laboratori svizzeri, con tempi di lavorazione che si sono allungati sensibilmente.

L’accelerazione delle spedizioni verso gli Stati Uniti sta avendo ripercussioni anche sul mercato londinese. I grandi operatori stanno incontrando difficoltà crescenti nel ritirare oro fisico dai caveau della capitale britannica, con tempi di attesa che si sono estesi da pochi giorni a diverse settimane. La Banca d’Inghilterra, che custodisce una delle più grandi riserve d’oro al mondo, continua a garantire la stabilità del sistema, ma la diminuzione delle disponibilità fisiche potrebbe ridurre l’attrattività della piazza londinese rispetto ad altri hub globali.

Nel frattempo, le conseguenze si fanno sentire anche sul fronte della domanda. L’oro è sempre stato considerato un bene rifugio in periodi di incertezza economica e geopolitica, e la sua attuale impennata riflette proprio le preoccupazioni legate al rallentamento economico globale, alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e alle incertezze della politica monetaria della Federal Reserve. Il fatto che le banche stiano trasferendo così rapidamente l’oro verso gli Stati Uniti suggerisce che il mercato si aspetta un ulteriore aumento delle quotazioni, alimentando la domanda da parte di investitori istituzionali e privati.

Se questa tendenza dovesse proseguire, Londra potrebbe vedere eroso il suo storico ruolo di capitale del mercato dell’oro. Shanghai e altre piazze asiatiche stanno già rafforzando la loro influenza nel settore, mentre New York sta consolidando la propria posizione come destinazione privilegiata per il metallo prezioso. Nel breve termine, la corsa all’oro potrebbe intensificarsi, con ulteriori spedizioni transatlantiche e un’accelerazione dei prelievi dai caveau europei. Il quadro generale, però, resta incerto: molto dipenderà dalle decisioni politiche che verranno prese nei prossimi mesi e dalla direzione che prenderà il mercato globale.

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