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Pil in crescita nel 2025 e 2026, ma i dazi pesano sulla domanda estera

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Pil in crescita nel 2025 e 2026, ma i dazi pesano sulla domanda estera

L’Italia dovrebbe continuare il suo percorso di crescita anche nei prossimi due anni, seppur con ritmi contenuti. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Istat, secondo cui il Prodotto interno lordo crescerà dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026. Il dato si colloca in linea con l’andamento del biennio precedente, in cui l’economia italiana era cresciuta mediamente dello 0,7% annuo.

Pil in crescita nel 2025 e 2026, ma i dazi pesano sulla domanda estera

L’istituto di statistica sottolinea che il motore principale della crescita continuerà a essere la domanda interna, mentre quella estera, contrariamente a quanto accaduto in passato, fornirà un contributo negativo in entrambi gli anni considerati: -0,2 punti percentuali nel 2025 e -0,1 nel 2026. Un segnale di allarme, che richiama l’attenzione sulle turbolenze del commercio globale.

La tenuta dei consumi e degli investimenti interni

Il dato più rilevante delle previsioni Istat riguarda la tenuta della domanda interna, che continua a trainare la crescita italiana. I consumi delle famiglie, seppur condizionati da un’inflazione ancora non del tutto rientrata, dovrebbero mantenere un ritmo positivo grazie al graduale aumento del potere d’acquisto e alla tenuta dell’occupazione. Gli investimenti, in particolare quelli pubblici legati al Pnrr, rimarranno un elemento centrale, anche se condizionati dal rispetto dei vincoli temporali e dalla capacità di spesa effettiva delle amministrazioni. L’Istat segnala che la fiducia delle imprese resta stabile, anche se con segnali di rallentamento in alcuni comparti produttivi, soprattutto quelli più esposti alla competizione internazionale.

Il peso dei dazi e l’incertezza globale

La parte più critica dello scenario delineato dall’Istat riguarda la domanda estera netta, che risulterà negativa sia nel 2025 che nel 2026. A incidere in modo significativo è la guerra commerciale latente tra Stati Uniti e Cina, con possibili ripercussioni sull’export italiano, specialmente nei settori della meccanica, della moda e dell’agroalimentare. I dazi americani, secondo l’Istat, potrebbero attenuarsi nella seconda metà del 2025, ma non abbastanza da compensare le attese di rallentamento degli scambi globali. Il commercio internazionale, dopo la ripresa post-pandemia, sta mostrando segnali di frammentazione strutturale, con aree economiche sempre più orientate al protezionismo e alla regionalizzazione dei flussi.

Il ruolo delle politiche economiche e il freno della BCE

La dinamica del Pil italiano sarà fortemente influenzata dalle politiche economiche nazionali ed europee. Sul fronte interno, il governo è chiamato a garantire la stabilità dei conti, rispettando i nuovi vincoli del Patto di Stabilità Ue, senza penalizzare la crescita. A livello europeo, la Banca Centrale Europea sta adottando un approccio cauto sul fronte dei tassi d’interesse, e anche se si prevede un graduale allentamento della politica monetaria, il costo del credito resterà elevato ancora per diversi mesi. L’effetto combinato tra tassi alti e incertezza geopolitica rischia di raffreddare le aspettative delle imprese e di rallentare ulteriormente gli scambi commerciali.

La sfida dell’occupazione e delle disuguaglianze

L’Istat sottolinea anche il ruolo cruciale dell’occupazione come fattore di sostegno alla crescita. Il tasso di occupazione è previsto in lieve miglioramento, ma restano forti divari territoriali e di genere. Le regioni del Mezzogiorno continuano a mostrare livelli di occupazione inferiori alla media nazionale, e i giovani restano tra i soggetti più vulnerabili. L’istituto avverte che un’eventuale stagnazione dell’occupazione potrebbe avere effetti depressivi sui consumi e sulla coesione sociale. In parallelo, cresce la necessità di politiche redistributive efficaci, capaci di accompagnare la crescita con una maggiore equità e inclusione, a partire da scuola, sanità e formazione professionale.

Una crescita fragile da difendere con riforme strutturali

Le previsioni dell’Istat raccontano una ripresa che continua, ma che rimane fragile. Il quadro italiano è influenzato da dinamiche interne relativamente stabili, ma esposto a rischi esterni rilevanti: dalla geopolitica al commercio globale, dalla transizione energetica alle tensioni sui mercati finanziari. Per garantire una crescita duratura e inclusiva, sarà necessario rafforzare il tessuto produttivo, accelerare l’attuazione del Pnrr e varare riforme strutturali in grado di migliorare la competitività e la resilienza del sistema economico. In questo contesto, il ruolo delle istituzioni, della politica industriale e della programmazione pubblica sarà più che mai decisivo.

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