Cambiamento climatico, PoliMI: utilizzare incentivi pubblici per finanziare tecnologie di cattura della CO2 aumenta le disuguaglianze

- di: Barbara Bizzarri
 
Le NETs, ovvero Negative Emission Technologies, tecnologie a emissioni negative, consentono di catturare la CO2 dall'atmosfera e rappresentano un'opzione fondamentale per raggiungere la neutralità carbonica.   In scenari in linea con quanto stabilito dall'accordo di Parigi, l'industria della rimozione del carbonio potrebbe catturare più di un miliardo di tonnellate di CO2 all'anno e raggiungere un valore di mille miliardi di dollari nella seconda metà del secolo. Per finanziare queste tecnologie a una scala così ampia, saranno necessari molti incentivi pubblici, ad esempio attraverso l’integrazione delle emissioni negative in un mercato del carbonio, insieme ad altre strategie di riduzione delle emissioni come le energie rinnovabili.

Cambiamento climatico, PoliMI: utilizzare incentivi pubblici per finanziare tecnologie di cattura della CO2 aumenta le  disuguaglianze  

Nell'articolo "Inequality repercussions of financing negative emissions",  pubblicato su Nature Climate Change, i ricercatori del Politecnico di Milano e del  CMCC, Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Pietro Andreoni,  Johannes Emmerling e Massimo Tavoni dimostrano che incentivi di questo tipo  potrebbero causare un aumento della disuguaglianza di reddito nel lungo  periodo: il settore pubblico sosterrebbe infatti i costi per finanziare la rimozione  delle emissioni di carbonio ma, se le tecnologie restano di proprietà privata, come  gli sviluppi attuali lasciano presagire, i profitti andrebbero a beneficio di pochi.  La portata dell'aumento delle disuguaglianze dovuto a questa struttura di mercato applicata alle NETs, tuttavia, indica la necessità di esplorare opzioni politiche alternative o una regolamentazione del mercato per mitigare l'aumento della  disuguaglianza, garantendo comunque una decarbonizzazione a costi  ragionevoli.  

 

Integrare in un unico mercato, come l’emission trading system in vigore nell’Unione Europea, le strategie di riduzione delle emissioni e quelle di  rimozione del carbonio è un'opzione attraente perché secondo gli autori consente, almeno teoricamente,  di decarbonizzare l’economia al minimo costo per la società.

Per ciascun Paese, gli autori identificano tre fattori determinanti l'aumento della disuguaglianza: il margine di profitto delle aziende che sviluppano  tecnologie a emissioni negative; la concentrazione della proprietà di tali  aziende verso la parte alta della distribuzione del reddito e la quantità di  emissioni negative nel mercato. Questo permette di riscontrare che quelle particolarmente suscettibili al rischio di disuguaglianza sono le piccole economie con un elevato potenziale di rimozione del carbonio, un’elevata concentrazione del capitale e opzioni di mitigazione costose.

Gli autori hanno inoltre analizzato come la distribuzione geografica del potenziale di tecnologie a emissioni negative  influenzi la disuguaglianza globale, scoprendo che concentrare gli sforzi di  rimozione nel nord globale o trasferire risorse finanziarie al sud globale può in  qualche misura compensare l'aumento della disuguaglianza.   Per questo studio, i ricercatori hanno combinato una ricostruzione dettagliata  della distribuzione del reddito in un modello altamente regionalizzato che  consente l’analisi delle interazioni tra economia e cambiamento climatico  (RICE50+, appartenente alla famiglia dei cosiddetti Integrated Assessment  Models - IAMs), includendo una tecnologia rappresentativa di rimozione della  CO2 (Direct Air Capture), con un potenziale internazionale eterogeneo di  rimozione e stoccaggio del carbonio e includendo gli effetti dello sviluppo  tecnologico nella riduzione dei costi di queste tecnologie: "In questo lavoro, proponiamo una struttura concettuale e quantifichiamo come il  finanziamento delle emissioni negative possa causare conseguenze distributive  dannose nel lungo periodo, generando una tensione tra efficienza ed equità nella  transizione climatica. Questa dinamica dipende dalla tecnologia, dalla società, ma anche dagli strumenti politici scelti per favorire la transizione", afferma Pietro Andreoni, dottorando in Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano e primo autore dello studio. In generale, questo lavoro conferma l'importanza, quando si progettano politiche per facilitare la transizione climatica, di prestare attenzione ai loro effetti su altri obiettivi sociali come il controllo delle disuguaglianze.  

Massimo Tavoni, professore di economia dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano e direttore dello European Institute for Economics and the Environment del CMCC, conclude: "Lo studio evidenzia l'importanza di un'adeguata pianificazione delle politiche per il finanziamento della rimozione di CO2 su larga scala. La necessità di porre rimedio all'eccesso di carbonio rilasciato nell'atmosfera è imperativa, ma lo sono anche l'equità e l'opportunità. Questo studio dimostra che le politiche esistenti, come i mercati di riduzione delle emissioni, non sono adatte a gestire nuove strategie climatiche come le emissioni negative. Politiche e mercati alternativi sono possibili e dovrebbero essere studiati più a fondo".

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