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Privacy, Stanzione tira dritto: “Il collegio resta al suo posto”

- di: Marta Giannoni
 
Privacy, Stanzione tira dritto: “Il collegio resta al suo posto”
Privacy, Stanzione tira dritto: “Il collegio resta al suo posto”
Pressioni politiche, scontro sull’authority e la scia del caso Report: il presidente del Garante respinge l’azzeramento, rivendica autonomia e riaccende il dibattito sulle regole di nomina.

Che cosa è in gioco

Sull’Autorità garante per la protezione dei dati personali si è aperto un braccio di ferro. Dopo giorni di polemiche, Pasquale Stanzione ha chiuso la porta a ipotesi di passo indietro del collegio. In tv ha rivendicato la linea: “Il collegio non presenterà le proprie dimissioni”, ribadendo che le accuse sono “totalmente infondate” e che l’Autorità opera in piena autonomia.

Il caso Report e la sanzione alla Rai

La miccia è l’inchiesta di Report e la conseguente sanzione all’emittente pubblica per la diffusione di un audio legato alla sfera familiare dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Il provvedimento ha alimentato accuse di parzialità e conflitti d’interesse, prontamente respinte dal presidente, che ha definito quella rappresentazione “una mistificazione che mira a delegittimare l’Autorità”.

Le mosse della politica

Le opposizioni chiedono l’azzeramento del collegio, ritenendo compromessa la credibilità dell’Autorità dopo il caso televisivo. Dalla maggioranza arriva il contrattacco e, in parallelo, si affaccia l’ipotesi di una riforma dei criteri di nomina: quorum più alti e profili maggiormente condivisi per blindare l’indipendenza.

Come si elegge il Garante e perché se ne parla

Il collegio conta quattro membri. Due eletti dalla Camera e due dal Senato; tra loro vengono scelti presidente e vicepresidente. Il nodo politico riguarda proprio l’origine parlamentare: c’è chi vuole alzare l’asticella delle maggioranze per rendere le nomine meno esposte al vento delle legislature.

Indipendenza e limiti di legge

Le autorità indipendenti rispondono alla legge, non all’esecutivo. Non esistono scorciatoie per lo “scioglimento” politico: eventuali uscite passano da dimissioni dei singoli o da una rinuncia contestuale della maggioranza. Da qui il monito del presidente: “Quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell’Autorità non è più credibile”.

Cosa succede adesso

Nell’immediato, nessun passo indietro. Nel medio periodo è probabile un cantiere parlamentare sulle regole di selezione, mentre l’Autorità è attesa su fronti cruciali: IA generativa, micro-targeting politico, cybersecurity. Saranno i prossimi provvedimenti, più delle polemiche, a misurare l’autonomia rivendicata.

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