Mentre il Senato impone la corsa alla riforma, un sondaggio YouTrend rivela: fiducia alta nei magistrati, poca consapevolezza sul sistema. E lo scontro resta lontano dai cittadini.
La corsa politica e le prime reazioni
La maggioranza mette il turbo sul ddl Nordio–Meloni per la separazione delle cariche in Senato, limitando i tempi di discussione a 30 ore. Scoppiano le polemiche: M5S parla di “aberrazione”, il Pd di “decisione aberrante”, mentre Avs grida allo “squadrone” contro i magistrati. Eppure, proprio nel bel mezzo di questo “blitz” legislativo, un sondaggio mostra un quadro molto meno oscuro per la giustizia italiana.
Numeri che sorprendono
Secondo il sondaggio, il 58 % degli italiani esprime “molta” o “abbastanza” fiducia nei magistrati – un dato secondo solo a forze dell’ordine (68 %) e forze armate (67 %), e ben più alto del 35–34 % di fiducia verso Parlamento e Governo.
Un bel problema per chi, come il ministro Nordio, ha ribadito che “i cittadini hanno voltato le spalle ai giudici”: lo slogan fatica davanti ai numeri.
Conoscenza fiacca e sfiducia mirata
L’amore per la magistratura è però condizionato da un deficit di informazione: il 57 % degli intervistati ammette di non sapere distinguere tra pubblico ministero e giudice.
I problemi percepiti restano invece concreti: il 48 % indica la lentezza dei processi, il 20 % la carenza di personale e risorse, mentre appena il 9 % denuncia la politicizzazione dei giudici e solo l’1 % ritiene che la separazione delle carriere sia un ostacolo alla giustizia.
Il polverone in Senato
Alla prova dei fatti, il dibattito parlamentare si tramuta in tempesta: 30 ore di dibattito residuo, 14 riservate all’opposizione, con facoltà del Presidente del Senato di concedere più tempo a sua discrezione.
- Stefano Patuanelli (M5S): “Contingentamento assurdo, immotivato, ennesima forzatura”.
- Andrea Giorgis (Pd): è “assurdo” imporre limiti rigidi mentre si tratta di una riforma costituzionale.
- Peppe De Cristofaro (Avs): “Vendetta nei confronti della magistratura”.
Francesco Boccia (Pd) rincara: “Si sta umiliando il Parlamento, riscrivendo la Costituzione in fretta”.
Riforma contestata ma sentita poco dal pubblico
Un fatto emerge con chiarezza: la polarizzazione tra politica e magistratura resta lontana dalla sensibilità degli italiani, che chiedono invece efficienza e investimenti.
Solo il 44 % teme che la separazione possa ridurre l’indipendenza, mentre il 49 % sostiene in generale la riforma.
Il punto di vista degli esperti
Il professor Saulle Panizza dell’Università di Pisa, in un dossier, avverte di “criticità attuative”: la separazione comporterebbe modifiche a otto articoli costituzionali e pone questioni cruciali attorno all’Alta Corte disciplinare e alla composizione del Csm.
Incontri frenetici e tensioni diplomatiche
A marzo, a Palazzo Chigi, Meloni e Nordio avevano incontrato rappresentanti Anm e Ucpi per spiegare i dettagli tecnici e smorzare i toni politici. All’ordine del giorno, non solo la separazione delle carriere ma l’intero assetto del sistema giudiziario, con nodi disciplinari e sorteggio al Csm.
Un contrasto netto
Il contrasto è netto: da un lato, la politica spinge per una riforma epocale con le lancette avanti; dall’altro, la società sembra puntare su efficienza e trasparenza.
La fiducia nella magistratura – solida e ben radicata – pone un vincolo forte all’azione legislativa: dovrebbe spingere verso dialogo, chiarezza e gradualità, non verso un'accelerazione che rischia di essere percepita come eccessivamente ideologica o autocratica.
Il vero banco di prova non sarà tanto l’approvazione della riforma, quanto la capacità di rispondere ai problemi reali dei cittadini: lentezza dei processi, carenza di risorse, trasparenza delle procedure.
Una sfida che mette insieme Costituzione, comunicazione e fiducia nell’istituzione giudiziaria.