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Si vota, Toscana al bivio: Giani contro Tomasi

- di: Bruno Coletta
 
Si vota, Toscana al bivio: Giani contro Tomasi
Toscana al bivio: Giani contro Tomasi, partita da veri outsider
Tre milioni di elettori tra voto disgiunto e soglia del 40%. Il centrodestra tenta lo “strappo” in una roccaforte storica mentre pesa l’ombra (divisiva) dell’effetto Vannacci. Ultimo miglio di comizi roventi a Firenze.

La Toscana entra nelle urne domani, domenica 12 e lunedì 13 ottobre per scegliere governatore e Consiglio regionale. In palio c’è molto più di una Regione: è un crash test per il “campo largo” di centrosinistra e per un centrodestra che sogna l’impresa dove finora non ha mai sfondato. Eugenio Giani cerca la riconferma con una coalizione ampia; Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia vicino a Fratelli d’Italia, punta al colpo grosso. In corsa anche Antonella Bundu (Toscana Rossa), a presidiare uno spazio di sinistra radicale.

Regole del gioco: voto disgiunto e possibile ballottaggio

La partita non è “secca” come altrove. In Toscana vince chi supera il 40%; in caso contrario scatta il ballottaggio fra i primi due. E, fatto non banale, qui è ammesso il voto disgiunto: si può barrare un candidato presidente e una lista di campo opposto. Tradotto: una fetta di elettori potrebbe “salvare” il governatore uscente e, insieme, premiare consiglieri di segno diverso. È una variabile capace di piegare equilibri e sondaggi dell’ultima ora.

La mossa Tomasi e il messaggio a “pancia e testa”

Tomasi, classe 1979, ha costruito il profilo da “candidato operativo”: conti in ordine, sanità territoriale, infrastrutture e lavoro qualificato. Nel rush finale ha insistito sul tasto del “cambiamento concreto”: “Non ho padroni da compiacere: se qualcosa non funziona, lo dico e la cambio”. L’obiettivo è sfondare nelle città medie e parlare agli elettori indipendenti con un tono pragmatico.

Giani, la diga del “campo largo”

Giani ha serrato i ranghi del centrosinistra: Pd, M5S, Avs e una componente riformista che tiene insieme mondi diversi. La promessa agli indecisi è un “secondo tempo” più rapido su liste d’attesa e cantieri, con un patto tra università e imprese per trattenere giovani e competenze. La strategia: trasformare l’astensione nel vero avversario e convincere il moderato toscano che il “modello Regione” non va demolito, ma aggiornato.

Meloni accende Firenze, la destra cerca l’onda lunga

La chiusura di campagna ha avuto toni incandescenti. In piazza San Lorenzo, Giorgia Meloni ha arringato la folla: “Siamo nati per stravolgere i pronostici: nulla è scritto, neppure in Toscana”. Messaggio doppio: abbattere il mito della roccaforte e motivare l’elettorato sul voto di opinione. Sul palco anche Matteo Salvini e Antonio Tajani, per l’immagine plastica della coalizione unita all’ultimo miglio.

L’incognita Vannacci nella Lega

Roberto Vannacci, nominato vicesegretario federale a maggio, ha assunto un ruolo di primo piano in campagna. La sua impronta identitaria galvanizza una parte della base, ma irrita amministratori e militanti più pragmatici. In settimana non sono mancati attriti pubblici su temi sensibili. Rischio: una faglia identitaria che, nel giorno del voto disgiunto, può pesare sulla raccolta delle preferenze per il Consiglio.

Affluenza, il vero arbitro

Oltre tre milioni i toscani chiamati al voto, con seggi aperti domenica 12 (7–23) e lunedì 13 (7–15). Affluenza e geografia del secondo giorno saranno decisive. Se gli elettori d’appartenenza reggono ma gli indipendenti si muovono lunedì, il gap si restringe; se prevale il rituale domenicale dei fedelissimi, la macchina organizzativa del centrosinistra parte con un mezzo gol di vantaggio.

La cornice nazionale

Il voto toscano chiude la fase che precede l’election day del 23–24 novembre (Puglia, Veneto, Campania). Intanto, ad Aosta si decide il sindaco al ballottaggio. In Veneto pesa il “caso Zaia”: capolista ovunque ma senza il proprio nome nel simbolo della Lega, segnale di una tensione interna che racconta molto del partito.

Cosa guardare dalle 15 di lunedì

  • Distanza dal 40%: sopra il 41–42% partita chiusa; sotto il 39% probabile ballottaggio.
  • Differenziale città/province: eventuale sfondamento di Tomasi nelle città medie può riaprire tutto.
  • Forbice liste/presidente: scarti ampi indicheranno voto disgiunto elevato e consiglio più frammentato.

La sostanza politica

Se vince Giani, il centrosinistra può rivendicare che il “campo largo” funziona dove governa e provare a replicarlo a Bari e Napoli. Se passa Tomasi, Fratelli d’Italia incassa il trofeo simbolico della Toscana e sposta il baricentro del governo locale verso destra, mentre la Lega dovrà scegliere tra asse identitario e profilo amministrativo. In ogni caso, dopo Firenze, la politica nazionale cambia passo. 

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