Ingresso in via della Scrofa il 22 ottobre, poi la multa a Rai: l’Autorità rivendica indipendenza, Ranucci parla di pressioni, Corsini invoca legalità delle fonti.
Un filmato girato documenta l’ingresso di Agostino Ghiglia, componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali, nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa a Roma. Il giorno successivo, il 23 ottobre, l’Autorità ha deliberato la sanzione da 150 mila euro alla Rai per la messa in onda su Report dell’audio privato tra Gennaro Sangiuliano e Federica Corsini. La coincidenza temporale ha incendiato il dibattito pubblico.
Cosa mostra il video
La sequenza è semplice: l’arrivo di Ghiglia, l’ingresso nella sede di partito, l’uscita. Nulla, da solo, prova un condizionamento. Ma in democrazia le apparenze contano: quando un regolatore entra in una sede politica alla vigilia di una decisione divisiva, sorge un dovere di spiegazione puntuale.
La versione di Ghiglia
Il diretto interessato rivendica la liceità del proprio comportamento e fornisce il contesto: visite per presentazioni di libri e incontri programmati. “Conosco Giorgia Meloni da anni, ma non la vedo da oltre cinque; Arianna l’ho solo salutata di sfuggita”, sottolinea, parlando di “massima trasparenza” sui suoi movimenti.
La linea dell’Autorità
Il Garante ribadisce la piena indipendenza di giudizio e il rispetto della procedura: istruttoria tecnica degli uffici, proposta, deliberazione del collegio a maggioranza. In caso di parità prevale il voto del presidente. L’argomento è chiaro: “Si tutelano legalità e diritti, non gli schieramenti”.
Le accuse di Ranucci e il fuoco della politica
Dal fronte giornalistico arriva la contestazione: “L’Autorità si muove su input politico”, sostiene Sigfrido Ranucci. Le opposizioni parlano di “fatto inaudito” e chiedono audizioni, mentre la maggioranza ricorda che l’attuale collegio del Garante è stato eletto nel 2020, quando FdI era all’opposizione. Il caso diventa un test di fiducia istituzionale.
Il nodo giuridico: audio privati, privacy e giornalismo
Il cuore del provvedimento riguarda la diffusione di un audio privato. L’Autorità contesta che la messa in onda della registrazione – acquisita illecitamente secondo la Procura – non fosse strettamente necessaria all’interesse pubblico della notizia. Il diritto di cronaca consente di raccontare i fatti, ma non sempre giustifica la pubblicazione della voce dei protagonisti. Qui entrano in gioco il Codice Privacy e le regole deontologiche, inclusi i profili di trattamento illecito e di comunicazione/diffusione illecita di dati personali.
La posizione di Corsini
Federica Corsini spezza il silenzio e difende la legittimità dell’intervento regolatorio: “Nessuna influenza esterna: c’erano fatti oggettivi e inequivocabili”. Precisa di aver diffidato la Rai non dal dare la notizia, ma dal trasmettere l’audio: “La libertà di informare è un diritto fondamentale, ma non può diventare uno scudo per violare dignità e legalità delle fonti”.
Che cosa resta in gioco
Resta in gioco molto più di 150 mila euro: la credibilità delle Autorità indipendenti, la responsabilità editoriale del servizio pubblico e la fiducia dei cittadini. Per evitare ombre, servono tracciabilità degli incontri, gestione dei conflitti anche solo apparenti e una rendicontazione pubblica capace di prevenire dubbi e sospetti. È l’unico antidoto quando percezione e legittimazione si toccano a vicenda.