Rete unica: troppi interrogativi dietro il progetto di fusione

- di: Redazione
 
Più che scelte o futuribili scenari finanziari, la vicenda della fibra unica in Italia sta diventando un intrigo, che piacerebbe ad un lettore di gialli più che agli analisti. La situazione è nota - Tim spinge per una fusione con Open Fiber -, ma l'esito non è così scontato come da più parti si sostiene perché ci sono alcune cose da chiarire, anche alla luce di quanto sta accadendo dalle parti di Palazzo Chigi dove la situazione è mutata (con la caduta del governo Conte-2 e la nascita di quello presieduto da Mario Draghi) e quindi quegli indirizzi politici che spingevano verso la fusione potrebbero non essere sostenuti come lo sono stati sino a ieri.

Ma tali questioni passano quasi in secondo piano se ci si pongono degli interrogativi, a questo punto quasi scontati, sulla realtà della copertura della fibra in Italia, visto che i dati non sono chiarissimi. Anzi sembrano in evidente contraddizione. Se, ad esempio, l'Afcom dice che la rete in rame si aggira, in tutto il Paese, intorno al 40%, da parte di Tim si attesta che quella in fibra si attesta al 91%. Non si tratta, come si vede, di piccoli e fisiologici scostamenti, ma dati che appaiono quasi in contrasto, che sembrano volere delineare, almeno nell'opinione pubblica, una immagine funzionale ad un progetto che non tutti ormai condividono e per una serie di motivi.

Come quello della possibile violazione delle norme che, in Europa, regolano il corretto esercizio della concorrenza, per come sostenuto da alcuni parlamentari a Bruxelles. Un timore per cosi dire "a futura memoria", dal momento che, come ripetutamente sostenuto dalla commissaria alla concorrenza, Verstager, della cosa l'Europa si potrà occupare solo in casa di concretizzazione dell'operazione e non prima, come forse qualcuno sperava.
I dati Tim sulla copertura in fibra del 91% delle famiglie italiane (come affermato in un comunicato che riferiva del superamento del digital divide in Puglia) sembrano peraltro scostarsi da quelli dell'Agcom, come riportato nel rapporto trimestrale, e la cosa appare poco comprensibile.

A questo punto pare quasi obbligato chiedersi l'utilità della fusione con Open Fiber, con l'obiettivo manifesto della rete unica, se Tim ha già raggiunto e superato il 90 per cento della copertura delle famiglie italiane. Insomma, se i numeri sono questi, che senso avrebbe - ci sarebbe da chiedersi - una fusione tra due realtà distinte? E qualche altro interrogativo lo pone l'obiettivo che Tim ha espresso, sostenendo di volere "accelerare la realizzazione della rete secondaria in fibra ottica per arrivare a coprire entro il 2025 il 76% delle aree nere e grigie del Paese con tecnologia Fiber To The Home (FTTH)".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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