Il correttivo in manovra rende più leggera la dilazione: interessi ridotti e un piano lungo fino a 54 rate. Ma non è un “liberi tutti”: perimetro, esclusioni e regole anti-decadenza restano decisivi.
La novità che cambia il conto (e perché arriva adesso)
La rottamazione quinquies sta prendendo forma dentro la legge di bilancio 2026 e, nelle ultime ore, ha incassato un aggiustamento che pesa davvero nel portafoglio: il tasso sulle rate scende al 3% annuo (dalla versione che lo indicava al 4%).
Tradotto: chi sceglie la strada lunga — fino a nove anni — paga meno interessi complessivi. Ed è una scelta politica dichiarata: i senatori della Lega in Commissione Bilancio hanno rivendicato l’ok all’emendamento parlando di aiuto ai “cittadini onesti” e di “buonsenso”, fissando l’obiettivo di una pace fiscale più “sostenibile”.
Il punto chiave: questa mossa non “crea” la rottamazione, ma ne cambia l’attrattività. E, proprio perché la misura è pensata per spingere adesioni, il taglio del tasso è anche un messaggio: il governo vuole rendere più conveniente la rateizzazione, cioè la modalità che più allarga la platea reale.
Chi può aderire (e chi resta fuori)
Il perimetro è ampio nel tempo ma selettivo nella sostanza. In base ai dossier parlamentari, la definizione agevolata riguarda i carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023.
Rientrano in pratica
- Imposte dichiarate ma non versate (tipicamente debiti “da dichiarazione”, emersi da liquidazioni e controlli automatizzati/formali).
- Contributi e altre somme iscritte a ruolo, nei limiti previsti dalla norma in via di definizione.
- Multe stradali: attenzione, il trattamento può essere diverso rispetto ad altri debiti (si entra con regole specifiche sulle componenti dovute).
Le esclusioni che contano
- Chi non ha mai presentato dichiarazioni (il cuore della misura resta legato agli “omessi versamenti” di quanto dichiarato, non ai casi di evasione “pura”).
- Chi è in regola con la rottamazione-quater entro i paletti temporali indicati dai dossier: l’idea è evitare che chi sta già pagando senza intoppi “allunghi” automaticamente il piano solo per convenienza.
- Debiti già estinti o definitivamente annullati: non si “rottama” ciò che non esiste più.
Cosa si paga davvero: lo sconto non è sul capitale
Il nome “rottamazione” fa pensare a un taglio netto, ma lo sconto non riguarda il debito principale come per magia. La logica storica delle definizioni agevolate è questa: si paga il dovuto con l’abbattimento (totale o parziale, a seconda della tipologia) di sanzioni e interessi collegati, mentre restano dovuti gli importi base e le spese previste.
Con la quinquies, l’attenzione si concentra su due leve:
- La durata: fino a 54 rate (circa 9 anni, in genere con cadenza bimestrale).
- Il costo del tempo: il tasso applicato alla dilazione che, con l’ultimo correttivo, si assesta al 3%.
Nota pratica: il vantaggio del 3% si sente soprattutto sui debiti medio-alti o su chi ha bisogno di spalmare la cifra. Per posizioni piccole, spesso è la struttura delle scadenze (e il rischio decadenza) a pesare più degli interessi.
Scadenze e pagamenti: la timeline che devi segnare
Le date chiave, nella cornice che circola tra dossier e ricostruzioni di stampa, si muovono su tre passaggi:
- Domanda di adesione: presentazione in via telematica entro il 30 aprile 2026, indicando i carichi e la scelta di pagamento (unica soluzione o rate).
- Pagamento in unica soluzione: finestra indicata al 31 luglio 2026.
- Piano rateale: fino a 54 rate con importo minimo per rata (nelle ricostruzioni più accreditate: 100 euro).
Una volta chiusa la finestra di adesione, l’agente della riscossione invia la comunicazione delle somme dovute con importi e calendario: è quel documento che “accende” la partita vera, perché da lì in poi ogni scadenza conta.
Non solo cartelle: cosa succede a dilazioni, procedure e crisi da debiti
Dietro le quinte, la quinquies non è soltanto “sconto e rate”. Nei dossier parlamentari compaiono capitoli che incidono sulla vita reale dei contribuenti:
- Dilazioni già in corso e procedure esecutive: la definizione può produrre effetti sulle rateizzazioni attive e sugli atti di recupero già avviati, secondo regole e condizioni fissate dalla norma.
- Inadempienza e decadenza: il meccanismo di perdita dei benefici resta un punto sensibile; basta poco per tornare nel regime ordinario, con conseguenze pesanti su interessi e riprese della riscossione.
- Sovraindebitamento e strumenti di composizione della crisi: è previsto un coordinamento per i debiti inseriti in procedure come ristrutturazione dei debiti del consumatore o concordato minore, tema delicato per chi ha già un percorso giudiziale in corso.
Consiglio operativo: chi ha contenziosi aperti o procedure di crisi dovrebbe evitare il “fai da te”. L’adesione può essere conveniente, ma va incastrata con la strategia complessiva, perché un passo sbagliato può far perdere protezioni già attive.
L’effetto sui conti pubblici: gettito atteso, ma anche “buco” di riscossione
Qui sta la parte più “nuova” del racconto: i numeri non descrivono soltanto quanto entra, ma anche quanto non entrerebbe più con la riscossione ordinaria.
Secondo la relazione tecnica richiamata in sede istituzionale e ripresa dalle agenzie, il gettito atteso dalla rottamazione quinquies viene stimato in circa 9 miliardi nel periodo 2026-2036. Ma la stessa documentazione quantifica una perdita di riscossione ordinaria intorno a 9,8 miliardi, perché una quota di quei carichi sarebbe stata incassata comunque (anche con rateizzazioni standard).
In altre parole: la quinquies è una scommessa sulla “monetizzazione” immediata e sulla regolarizzazione di masse che, altrimenti, rischiano di restare impantanate. È una scelta di politica fiscale, non una bacchetta magica.
Domande frequenti (quelle che contano davvero)
Se ho aderito alla rottamazione-quater posso passare alla quinquies?
Non automaticamente. I dossier istituzionali indicano limiti precisi per evitare che chi è in regola con la quater possa “traslocare” solo per allungare le scadenze. Va valutato caso per caso in base allo stato dei pagamenti e ai paletti temporali previsti.
Rientrano i debiti fino al 2023 anche se la cartella è arrivata dopo?
Conta la data di affidamento del carico alla riscossione, non necessariamente il momento in cui la notifica arriva al contribuente.
Le multe stradali vengono cancellate del tutto?
No, non è un “colpo di spugna” indistinto: per le violazioni del Codice della strada, la definizione può applicarsi con un perimetro specifico sulle componenti dovute.
Cosa rischio se salto una rata?
Il rischio è la decadenza, con rientro nel regime ordinario e ripartenza delle azioni di recupero. È il vero tallone d’Achille di tutte le rottamazioni: il piano è lungo, ma richiede disciplina assoluta.
Come prepararsi: mini check-list prima della domanda
- Recupera la mappa completa dei carichi: non scegliere “a occhio”, perché potresti lasciare fuori il debito che ti crea più problemi (o includere quello meno conveniente).
- Valuta sostenibilità delle rate: 9 anni sono tanti, ma una rata piccola ripetuta nel tempo può diventare una trappola se il reddito è instabile.
- Se hai già una procedura di crisi o contenziosi, coordina tutto: la coerenza giuridica vale più della fretta.