Contratti rinnovati, salari netti in crescita… ma l’inflazione resta all’erta!
Salari in ripresa, ma il potere d’acquisto resta in affanno
Il nuovo rapporto della Cisl disegna un quadro sorprendente in cui i salari crescono con vigore, ma l’inflazione continua a mordere. La riflessione è vivace, critica e invita all’azione.
Crescita reale… sotto la superficie
Nel primo semestre 2025, le retribuzioni contrattuali hanno registrato una crescita del 3,5% su base annua. Tuttavia, il prezzo da pagare è ancora evidente: tra il 2019 e il 2024 l’inflazione cumulata ha toccato circa il 17,4%, mentre i salari contrattuali sono saliti di appena 8,3%. Il risultato è un potere d’acquisto che non ha ancora recuperato il terreno perduto.
Politiche fiscali mitigano il colpo
L’intervento fiscale ha contribuito a rendere il quadro meno drammatico. I redditi netti da lavoro dipendente sono aumentati e il divario con l’inflazione si è assottigliato nelle fasce medio-basse.
- Area bassa: +14,5% sui netti, con un gap residuo di 2,9 punti.
- Area mediana: +16,9% sui netti, con un gap residuo di 0,5 punti.
- Area alta: +12,0% sui netti, con un gap residuo di 5,4 punti.
Per un lavoratore full time nella fascia mediana si passa da 21.969 € netti nel 2019 a 25.687 € netti nel 2024, pari a circa +285 € al mese, un progresso che si muove in linea con l’inflazione. Nelle fasce basse l’aumento è di circa +192 € al mese, ma il potere d’acquisto resta indietro di circa 500 € annui (poco meno di 40 € al mese).
Contano però le abitudini di spesa: chi destina una quota maggiore di reddito ad alimentari e casa è più esposto all’erosione dei prezzi, e quel che resta nel portafoglio alla fine del mese cambia sensibilmente da fascia a fascia.
Più contratti rinnovati, meno attese
La contrattazione è in movimento: la quota di lavoratori del settore privato coperti da CCNL rinnovati è salita dal 56% di fine 2024 al 65% di giugno 2025, coinvolgendo oltre 9,5 milioni di addetti. In parallelo crescono i contratti depositati, passati da 992 a 1.038 tra giugno 2024 e giugno 2025. Le dinamiche retributive dovrebbero consolidarsi attorno al +3,1% nel complesso del 2025.
Contrattazione efficace, ma disuguaglianze rimangono
Il sistema mantiene una copertura molto ampia: circa il 99,3% dei lavoratori fa riferimento a poco più di 200 contratti principali. Eppure restano nodi irrisolti. In alcuni comparti, come una parte della manifattura, i rinnovi procedono più lenti del necessario; nel pubblico impiego non mancano casi con vacanza contrattuale superiore ai 40 mesi. Senza un’accelerazione sugli accordi e senza un rafforzamento della produttività, il recupero rischia di rimanere parziale.
La Cisl chiede un grande patto per il lavoro
“L’azione contrattuale sindacale, integrata con politiche fiscali mirate, ha prodotto una redistribuzione progressiva sulle retribuzioni nette. Queste politiche sono oggi da rilanciare per la crescita delle retribuzioni dei redditi medi e bassi.” — Mattia Pirulli, segretario confederale Cisl.
La ricetta proposta punta su cinque leve: accelerare i rinnovi, contrastare il dumping contrattuale, estendere la contrattazione di secondo livello, promuovere la partecipazione e investire in innovazione, formazione e produttività. Un’agenda che chiama imprese e istituzioni a una responsabilità condivisa.
In sostanza
Nessun trionfalismo: il recupero c’è, ma è fragile. Senza una contrattazione più rapida e una fiscalità capace di sostenere salari medi e bassi, l’inflazione continuerà a logorare il potere d’acquisto. È il momento di un salto di qualità nelle politiche del lavoro e nella produttività, per trasformare il rimbalzo in un progresso duraturo.