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Settembre 2025, il terzo più caldo: il termometro non scende

- di: Marta Giannoni
 
Settembre 2025, il terzo più caldo: il termometro non scende
Settembre 2025, il terzo più caldo: il termometro non scende
Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, certifica l’anomalia: caldo persistente su terra e mari. Gli oceani restano insolitamente tiepidi e un’eventuale La Niña debole non basterà a raffreddare la corsa del clima.

(Foto: Carlo Buontempo, Direttore del Copernicus Climate Change Service (C3S) presso l’ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts).

La fotografia è netta: settembre 2025 è stato il terzo settembre più caldo mai osservato a livello globale. La media della temperatura dell’aria vicino al suolo stimata da ERA5 si è attestata a 16,11 °C, +0,66 °C rispetto al trentennio 1991-2020. In testa restano i picchi del 2023 e del 2024, ma lo scarto di quest’anno è minimo: la febbre del pianeta non cala.

Cosa dicono i dati

Il giudizio degli scienziati è limpido: anomalie termiche persistenti su continenti e oceani indicano che l’eccesso di gas serra nell’atmosfera continua a spingere il sistema climatico verso livelli record. “Il contesto termico globale resta anomalo, con temperature della superficie terrestre e marina persistentemente elevate”, osserva Samantha Burgess, vice direttrice del servizio europeo sul clima.

Oceani e correnti

Il quadro oceanico conferma la tenuta del riscaldamento superficiale: ampie porzioni del Pacifico settentrionale, del Nord Atlantico e dei mari artici mostrano valori molto sopra media. Anche con un possibile passaggio verso La Niña entro fine anno, il raffreddamento ciclico del Pacifico equatoriale non è sufficiente a cancellare l’eccesso di calore accumulato. Conclusione: l’inerzia termica degli oceani continuerà ad alimentare un’atmosfera più calda della norma.

Europa e Mediterraneo

Il Mediterraneo e il Nord Atlantico hanno inanellato mesi di temperature marine elevate, con impatti sulla circolazione atmosferica e sulle ondate di calore europee della scorsa estate. L’autunno si è aperto senza inversioni rispetto al trend: il segnale caldo resta dominante.

Impatti su acqua, ghiaccio, agricoltura, salute

Un anno idrologicamente malato lascia scorie tangibili: due terzi dei bacini fluviali nel mondo hanno mostrato condizioni anomale (eccesso o deficit), con danni a agricoltura, infrastrutture e forniture idriche. Nel medio periodo il rischio di nuovi record rimane elevato, mentre l’Artico continua a scaldarsi molto più della media globale, accelerando la perdita di ghiaccio.

Le parole chiave: gas serra e inerzia termica

Il filo rosso resta l’accumulo di gas serra. Finché le emissioni nette non calano rapidamente e in modo duraturo, la statistica continuerà a spingere verso mesi tra i più caldi e verso eventi estremi più intensi e frequenti.

Cosa succede adesso

Le agenzie climatiche concordano: anche con ENSO neutro o La Niña debole, il pianeta resta sopra media. Gli oceani – serbatoi di calore – rilasciano energia che alimenta ondate di calore, piogge intense e siccità a macchia di leopardo. La finestra per ridurre i rischi non è chiusa, ma richiede tagli rapidi delle emissioni e piani di adattamento che mettano in sicurezza acqua, città, agricoltura e reti energetiche

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