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Gaza, Tajani illustra il piano di pace. Meloni accelera sulla “fase 2”: una coincidenza che pesa

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza, Tajani illustra il piano di pace. Meloni accelera sulla “fase 2”: una coincidenza che pesa

L’immagine che resta, più delle parole, è quella dell’Aula di Montecitorio semivuota. Mentre Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, illustrava l’informativa urgente del governo sul piano di pace per Gaza, i banchi della maggioranza apparivano pressoché deserti. Una scena che stride con la portata del momento: un passaggio diplomatico e politico cruciale, nel pieno di una fase che potrebbe ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente.

Gaza, Tajani illustra il piano di pace. Meloni accelera sulla “fase 2”: una coincidenza che pesa

E proprio mentre Tajani parlava alla Camera, da Palazzo Chigi arrivava un’altra notizia: Giorgia Meloni convocava per le 14 una riunione dei ministri interessati alla “fase 2” del processo di pace, dedicata alla ricostruzione della Striscia di Gaza.
L’incontro, presieduto dal vicepremier stesso, servirà a coordinare i dicasteri coinvolti – Esteri, Difesa, Università, Agricoltura, Affari regionali, Disabilità e Protezione civile – per definire gli interventi umanitari e i prossimi passi. Una coincidenza temporale che non sembra casuale. Al contrario, suggerisce una regia politica precisa, quasi a ribadire che sul dossier mediorientale la premier intende mantenere la piena cabina di comando, lasciando alla Farnesina l’attuazione diplomatica ma non la guida strategica del processo.

Il “piano Trump” e il filo sottile della pace
L’informativa arriva all’indomani della firma degli accordi di Sharm el-Sheikh, promossi dal presidente statunitense Donald Trump e salutati da Roma come un’opportunità storica. “Il successo di questa iniziativa – ha detto Tajani – potrebbe davvero costituire una svolta in grado di cambiare il volto del Medio Oriente e del Mediterraneo, con conseguenze dirette sulla nostra sicurezza e sui nostri interessi nazionali”.
Il vicepremier, però, ha voluto mantenere i piedi per terra: “Il piano resta legato a un filo. Molte variabili non sono ancora definite, dal ritorno delle salme degli ostaggi assassinati fino alle modalità effettive dello smantellamento della struttura militare di Hamas o di ciò che ne resta”.

Israele, Gaza e il diritto internazionale
Un passaggio in particolare ha attirato l’attenzione dei parlamentari: “Israele non ha potuto o voluto adottare quelle attenzioni e cautele imposte dal diritto internazionale umanitario”. Parole calibrate ma significative, che segnano una distanza inedita rispetto alla tradizionale prudenza diplomatica italiana nei confronti di Tel Aviv.
“Il popolo di Gaza – ha aggiunto Tajani – ha diritto a sopravvivere a un conflitto tremendo, nel quale è stato usato come scudo umano e come bersaglio da Hamas. Da qui, troppe vittime innocenti e tanti sopravvissuti che chiedono cibo, cure e soprattutto sicurezza e speranza per un futuro nella loro terra”.

Gaza senza Hamas, verso uno Stato palestinese
Sul futuro della Striscia, il ministro ha delineato una visione che guarda oltre l’emergenza: una Gaza “liberata dall’incubo di Hamas” e affidata provvisoriamente a un controllo internazionale, con la partecipazione attiva dei Paesi islamici.
“Tutto questo – ha spiegato – nella prospettiva di giungere a uno Stato palestinese vero, democratico, pacifico e non confessionale, affidato a un’Autorità nazionale palestinese profondamente rinnovata negli uomini e nei metodi. Uno Stato che riconosca Israele e sia a sua volta riconosciuto da Israele”. Parole che, pronunciate nel cuore del Parlamento, segnano una linea di continuità ma anche un’evoluzione del linguaggio della diplomazia italiana.

Archi inviato speciale e maxi missione di aiuti
Sul piano operativo, Tajani ha annunciato la nomina dell’ambasciatore Pier Francesco Archi come nuovo inviato speciale per la ricostruzione di Gaza, con il compito di coordinare i progetti umanitari e di sviluppo.
“Archi sarà il punto di riferimento alla Farnesina per la gestione di questo dossier cruciale – ha precisato –. Stiamo lavorando a un invio urgente di aiuti alimentari, il più grande finora realizzato, grazie alla generosità della nostra filiera agroalimentare, che ha già messo a disposizione cento tonnellate di prodotti destinati alla popolazione civile”.

Solidarietà ai feriti e applausi bipartisan
Nel suo intervento, il ministro ha espresso solidarietà ai giornalisti e agli agenti feriti a Udine durante le proteste pro-palestinesi di ieri sera in occasione della partita Italia-Israele.
Ha poi ribadito “l’impegno dell’Italia nella lotta contro ogni forma di antisemitismo”, raccogliendo applausi bipartisan. Accanto a lui, i sottosegretari Matteo Perego, Tullio Ferrante e Giorgio Silli, in un’Aula che, al netto delle assenze, ha riservato al ministro un clima di rispetto istituzionale.

Una linea di equilibrio, ma un’Aula vuota
Nel complesso, Tajani ha ribadito la linea di equilibrio dell’Italia: sostegno a Israele nella difesa del proprio popolo, ma anche attenzione ai diritti umani dei civili palestinesi; piena adesione al percorso diplomatico americano, ma dentro un quadro multilaterale che coinvolga Europa e mondo arabo.
Tuttavia, l’efficacia politica del messaggio è stata oscurata da un dato visibile: l’assenza dei deputati della maggioranza. “Ore 9, Camera dei Deputati. Tajani informa sul piano di pace per Gaza. La maggioranza è talmente convinta del ruolo dell’Italia che non si presenta in Aula”, ha scritto su X il dem Enzo Amendola, rilanciando una foto dei banchi semi-deserti.

Due regie parallele
Così, su un tema di portata storica, il governo ha mostrato due piani d’azione che corrono paralleli: Tajani, nell’Aula semivuota, a tessere il suo “filo di speranza”; Meloni, a Palazzo Chigi, a coordinare la “fase 2” del processo con ministri e Protezione civile.
Due regie che convivono, ma non sempre si sovrappongono. E nel mezzo, come ha detto lo stesso ministro, “un filo di speranza che si sta rivelando solido, perché interpreta la volontà di pace di due popoli che hanno sofferto moltissimo”.
Un filo, però, che resta sottile. Come la distanza tra diplomazia e politica, tra Farnesina e Palazzo Chigi.

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