Verdetto senza appello: nel World University Rankings 2026 di Times Higher Education l’Alma Mater di Bologna è prima in Italia e 130ª al mondo, in progresso sulla passata edizione. La Scuola Normale Superiore tocca la 137ª e Sapienza avanza alla 170ª. In cima resta Oxford; completano il podio MIT e, a pari merito, Princeton e Cambridge. L’Asia continua a guadagnare terreno, mentre la top ten parla ancora prevalentemente inglese.
Cosa dicono i dati 2026
Per Bologna la spinta arriva dagli indicatori di qualità e impatto della ricerca, affiancati da un profilo in crescita su didattica e relazioni internazionali. Sapienza firma il suo miglior risultato di sempre in THE, grazie ai progressi in didattica, ambiente della ricerca e internazionalizzazione. La Normale si distingue per l’insegnamento, coerente con un modello selettivo e tutoriale.
Le voci dai campus
“Primati come questo sono il riconoscimento del lavoro di una comunità che investe su didattica, ricerca e servizi senza tradire l’identità di un grande ateneo pubblico, aperto e inclusivo”, ha commentato il rettore di Bologna Giovanni Molari. Il messaggio è netto: si può competere a livello globale mantenendo una missione pubblica.
L’ombra: nessuna nelle prime 100
Resta il limite strutturale: nessuna università italiana entra nelle top 100. Pesano risorse stabili insufficienti per dottorati e post-doc, burocrazia e difficoltà nell’attrarre in modo continuativo talenti internazionali. Nei sistemi anglosassoni la massa critica e l’integrazione con i grandi centri di ricerca accelerano i risultati.
Un contesto globale che cambia
Oxford consolida la leadership, mentre gli Stati Uniti mostrano performance più diseguali. L’Asia avanza spingendo su R&D, partnership industria-accademia e mobilità di studenti e ricercatori. Per l’Italia la rotta è chiara: bandi internazionali, dottorati industriali, open science e co-pubblicazioni con hub di eccellenza.
Come funziona la classifica
THE valuta cinque macro-aree: didattica, ambiente della ricerca, qualità della ricerca, prospettiva internazionale e trasferimento tecnologico. Il modello premia impatto e apertura: contano dimensione e influenza delle pubblicazioni, la reputazione accademica, le reti globali e le collaborazioni con l’industria.
Per studenti e territori
Per chi sceglie l’università, crescere in atenei che migliorano nei ranking significa maggiore visibilità dei titoli e reti di ricerca più forti. Per i territori, è un moltiplicatore d’attrattività: startup, imprese 4.0 e fondi europei seguono i luoghi dove si produce conoscenza. Il passo successivo? Stabilizzare i finanziamenti, premiare carriere internazionali e incoraggiare laboratori congiunti università-impresa.