“La Perla è salva!” Con questo annuncio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha comunicato la svolta nella crisi che da mesi colpisce lo storico marchio della moda italiana. L’intervento è arrivato al termine del tavolo di confronto svoltosi a Bologna, presso lo stabilimento di via Mattei, alla presenza delle istituzioni territoriali e delle sigle sindacali.
Urso: "La Perla è salva", nuovo investitore per rilanciare il marchio simbolo del Made in Italy
Urso ha illustrato i contorni dell’accordo raggiunto con un nuovo investitore – di cui non è stato ancora reso noto il nome – che garantirà la continuità del marchio, la salvaguardia del sito produttivo e la tutela dell’intera forza lavoro. Un’operazione che, oltre ad avere forti ricadute occupazionali, assume un valore simbolico nel panorama del Made in Italy, sempre più esposto alla frammentazione e alla svendita internazionale dei suoi marchi storici.
Salvaguardia dell’occupazione e nuovi ingressi
Il piano industriale presentato dal nuovo investitore prevede il riassorbimento completo dei 210 dipendenti coinvolti nelle procedure di crisi aperte nei due rami aziendali – La Perla Manufacturing e La Perla Global Management – oltre all’assunzione di 40 nuove unità. Un segnale importante per i lavoratori e le loro famiglie, provati da mesi di incertezza e cassa integrazione. L’intervento non si limita quindi a una mera operazione di salvataggio, ma si configura come un rilancio strutturale del marchio, con l’ampliamento della forza lavoro e la ridefinizione delle strategie produttive e commerciali. L’attenzione al sito bolognese è centrale: la manifattura resta in Italia, e questo rappresenta un punto fermo per la difesa dell’identità aziendale.
Una storia industriale da preservare
Fondata nel 1954 da Ada Masotti, La Perla è diventata negli anni uno dei simboli internazionali dell’eleganza femminile e dell’artigianato italiano. L’azienda ha attraversato fasi alterne, mantenendo tuttavia un’identità ben riconoscibile, basata sulla qualità sartoriale e sul prestigio del brand. Negli ultimi anni, però, le difficoltà del settore, la concorrenza globale e le incertezze nella governance societaria hanno indebolito la struttura finanziaria, portando a ripetuti cambi di proprietà e a tensioni crescenti sul piano occupazionale. L’intervento annunciato da Urso si propone di invertire questa rotta, rafforzando l’impegno sul territorio e mantenendo il legame con la tradizione produttiva bolognese. Una scelta che risponde anche all’appello delle istituzioni locali, da tempo mobilitate per evitare la dispersione di un patrimonio industriale e creativo di valore inestimabile.
Il ruolo dello Stato nel rilancio dei marchi italiani
L’operazione La Perla si inserisce all’interno di una strategia più ampia perseguita dal ministero guidato da Urso, volta alla difesa dei brand italiani più esposti alle difficoltà di mercato. In un contesto segnato da acquisizioni straniere e da delocalizzazioni, l’intervento pubblico torna a giocare un ruolo di regia, favorendo l’ingresso di capitali solidi ma anche impegnati al rispetto della filiera nazionale. La scelta di puntare su un soggetto che garantisca continuità produttiva, occupazione e rilancio commerciale va letta in questa chiave. Non si tratta solo di salvare un’azienda, ma di preservare un pezzo di cultura industriale italiana. Urso, nel corso del tavolo, ha ribadito che “il Made in Italy non è una bandiera vuota, ma un sistema che ha bisogno di sostegno concreto, visione strategica e alleanze tra pubblico e privato”.
Le reazioni di sindacati e istituzioni
L’annuncio è stato accolto positivamente dai sindacati, che hanno parlato di “un punto di ripartenza fondamentale”, pur chiedendo attenzione nella fase esecutiva del piano. Anche le istituzioni locali hanno espresso soddisfazione, sottolineando l’importanza di mantenere attivo un presidio occupazionale di eccellenza nel cuore dell’Emilia-Romagna. La Regione e il Comune di Bologna hanno assicurato il loro supporto nella fase di rilancio, mettendo a disposizione strumenti di formazione e agevolazioni per l’innovazione. La vicenda di La Perla, dunque, diventa un caso di scuola su come affrontare le crisi aziendali con un approccio sistemico, evitando la dispersione di saperi e competenze che sono il vero capitale del Paese. E rappresenta, per molti, una prova di come lo Stato possa tornare a essere attore economico attivo, a tutela del lavoro e della qualità.