Carlo Verdone ha partecipato questa mattina ai lavori della Giunta capitolina per la sua giornata da “Sindaco per un giorno”, accolto in Campidoglio dal Sindaco Roberto Gualtieri. L’esecutivo ha approvato due memorie: una per l’apertura di un punto di odontoiatria e psicologia sociale a Tor Bella Monaca, l’altra per introdurre nuove misure di sostegno alle librerie, comprese le occupazioni di suolo pubblico anche nella Città Storica.
Verdone sindaco per un giorno
Nella versione satirica che immaginiamo per Italia Informa, Verdone prende posto al tavolo della Giunta con l’atteggiamento di chi ha studiato la parte, ma non si fida del copione. Guarda i fascicoli, ascolta gli assessori e sembra pensare: “Speramo che non me chiedono de firmà niente importante…”.
La prima memoria, dedicata al presidio odontoiatrico e psicologico a Tor Bella Monaca, lo trova idealmente favorevole. In questa ricostruzione ironica, Verdone approva convinto: «Cure gratuite? Era ora. Perché a un romano tra le buche, il traffico e l’ansia quotidiana, je servono più psicologi che semafori intelligenti». Poi, osservando mentalmente il maxi-edificio R5, aggiungerebbe la stoccata: «1200 alloggi… e manco un parcheggio? Ma come le pensate ste cose, co’ Google Maps in modalità “fantasia”?».
Sulle librerie, invece, l’entusiasmo satirico è totale. L’idea che possano finalmente uscire in strada per attività culturali o un caffè “accessorio” lo diverte: «Ao’, finalmente un tavolino che non serve mojito a 14 euro ma poesia, presentazioni, romanzi! Uno inciampa su un libro… mica su un bicchiere. È già rigenerazione urbana sentimentale».
Ma il momento clou della narrazione arriva quando Verdone, in questa versione volutamente romanzata, si affaccia sul balcone del Campidoglio. Osserva il Tevere come si osserva una lavatrice vecchia: affetto, rassegnazione e il sospetto che prima o poi esploderà. Si gira verso la Giunta e pone la domanda che nessuno vuole sentirsi rivolgere:
«Ragazzi, ve posso chiede ‘na cosa? Sto fiume… ce serve o nun ce serve?».
Nel racconto satirico cala un religioso silenzio. Un assessore finge di controllare il telefono spento. Gualtieri tenta la via diplomatica, ma Verdone – nella nostra ipotesi narrativa – infila il colpo finale: «Perché va bene tutto: dentisti, librerie, rigenerazione. Ma er fiume sta lì, sempre più verde, sempre più minaccioso. E Roma, prima o poi, ve presenta er conto… preciso, preciso».
La giornata immaginata si chiude con Verdone che esce dal Campidoglio sorridendo sotto i baffi: «Roma è una commedia. E io oggi m’è parso de recità un’altra scena sur copione infinito della Capitale».
E mentre si allontana tra turisti e piccioni, il suo pensiero – almeno nel nostro pezzullo – rimane sospeso come un monito dolce-amaro: «Sto fiume ce serve o nun ce serve? Pensatece, perché prima o poi la risposta arriva da sola… e spesso non è quella che speravi».