Appuntamenti Settimanali con l'arte - 30 Ottobre 2021

- di: Samantha De Martin
 
Un corteo di donne sensuali, alcune nude, altre strette in abiti da ballo, sfila nelle sale del Museo di Roma a Palazzo Braschi, in un trionfo di ori e sguardi ammalianti. Sono le regine di Gustav Klimt, protagoniste assolute di uno degli appuntamenti romani con la grande arte. A queste spose, madri, modelle ammiccano, da Firenze, le donne monumentali di Jenny Saville, a confronto con l’arte michelangiolesca, mentre a Udine la scena è tutta di un rarissimo Monet. Ecco quattro appuntamenti con la bellezza da non perdere in questo lungo weekend di inizio novembre.

A Udine i maestri dell’arte danno forma all’infinito

L’opera forse più bella (e anche inedita) è Sulle planches di Trouville di Claude Monet (1870) da collezione privata friulana, che conserva ancora traccia dei granelli di sabbia della spiaggia francese impastati dal vento assieme al colore fresco. 
Fino al 27 marzo Casa Cavazzini, sede del nuovo Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, regala ai visitatori un viaggio in 50 capolavori attraverso un secolo di storia dell’arte, dai primi fermenti impressionisti ai grovigli nervosi di Emilio Vedova, passando da Cézanne, Picasso, Kandinskij, Natal’ja Gončarova fino ad approdare all’ultimo Gauguin. Il percorso, dal titolo La forma dell’infinito, a cura del sacerdote friulano Don Alessio Geretti, ha come fulcro la riflessione degli artisti sulla grande domanda di infinito e trascendenza a partire dalla finitezza umana. Andateci anche solo per ammirare sei opere raramente esposte nei musei italiani, come La Piazza Rossa di Vasilij Kandinskij, concessa in prestito dalla Galleria Tret'jakov di Mosca, o ancora i dipinti di Nikolaj Roerich e Mikalojus Čiurlionis che eccezionalmente lasciano le loro sedi, rispettivamente russa e lituana, per raggiungere il Friuli.

La vita moderna secondo Raymond Depardon in mostra a Milano

Ci sarà tempo fino a 10 aprile per esplorare La vita moderna secondo il fotografo e cineasta francese Raymond Depardon. La più grande mostra mai realizzata sul maestro che, dagli anni Settanta, ha rinnovato profondamente il mondo dell’immagine contemporanea va in scena a Milano, appositamente creata per gli spazi della Triennale. Il fotografo-regista che percorre il pianeta, attraversando città e campagne, getta il suo sguardo umanista sul mondo dando la parola ai suoi abitanti. Depardon va incontro ai suoi soggetti con discrezione, costruisce con pazienza un rapporto con gli esseri o i luoghi, dando voce a coloro che non ne hanno, rivelando ogni paesaggio come il posto privilegiato di un’esperienza umana attraverso l’obiettivo di una telecamera o di una macchina fotografica. Le immagini del Ciad o del Libano si intrecciano in mostra a quelle dei deserti e dei Paesi in guerra.  “Passeggero del (suo) tempo”, come si definisce, Depardon sperimenta diversi modi di accostarsi al mondo. Giovane reporter dell’agenzia Dalmas, nel 1966 è uno dei co-fondatori dell’agenzia fotografica Gamma e, dieci anni più tardi, inizia a collaborare con Magnum, di cui è tutt’oggi uno dei membri fondatori.  Le 300 fotografie e i due film in mostra a Milano racchiudono tutta la ricchezza dell’opera di Depardon, il fotografo che preferì il reale al sensazionale guadagnandosi un posto d’onore nella storia del cinema e della fotografia.

I corpi monumentali di Saville in mostra a Firenze

Trasfigurare la cronaca in un’immagine universale, un umanesimo contemporaneo fatto di corpi, sguardi, volti, che dà forma alle forze che agiscono dentro e contro di noi. È La poetica pittorica di Jenny Saville, pittrice vivente e voce di primo piano nel panorama artistico internazionale che cuce in un percorso diffuso - nelle sedi del Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo dell’Opera del Duomo, Museo degli Innocenti e Casa Buonarroti - un dialogo serrato con la grande tradizione pittorica europea, da Michelangelo alla ritrattistica influenzata da Pablo Picasso e Francis Bacon.I dipinti monumentali, la sua ricerca incentrata sul corpo, sulla carne e su soggetti femminili nudi, mutilati o schiacciati dal peso e dall’esistenza sono i tratti distintivi di Saville, in mostra a Firenze con tele e disegni degli anni Novanta, oltre ai lavori realizzati appositamente per l’esposizione fiorentina ideata e curata da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. Se il monumentale Fulcrum, un abbraccio dai tono drammatici, sfida le imponenti figure affrescate da Giorgio Vasari nel Salone delle Battaglie di Palazzo Vecchio,l’appassionato dialogo di Saville con le opere e le iconografie di Michelangelo raggiunge l’acme al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Qui, nella sala che accoglie la Pietà Bandini, è esposto un disegno di grande formato - circa tre metri di altezza - al quale l’artista londinese ha iniziato a dedicarsi dopo un sopralluogo a Firenze due anni fa. Il rapporto tra figura femminile e maternità esplode invece nei due lavori presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti. Tra la Madonna col Bambino di Luca della Robbia e la Madonna col Bambino e un angelo, opera giovanile di Botticelli, il grande quadro The Mothers (2011) di Jenny Saville rivela il fulminante cortocircuito senza tempo di questa tematica. Nelle sale di Casa Buonarroti, i disegni di Saville Study for Pietà I (2021) e Mother and Child Study II (2009) omaggiano i disegni e i bozzetti michelangioleschi. Sempre alla ricerca della verità in pittura per mettere a nudo l’immanenza espressiva del corpo, Saville costruisce immagini abbaglianti e travolgenti raccogliendo fotografie e ritagli da giornali e cataloghi, intrecciando archeologia e storia dell’arte, cronaca e scienza, arte egizia e tradizione classica.

A Roma la scena è tutta di Gustav Klimt

Ballerine, madri, spose. Ora seducenti, come la celeberrima Giuditta, arrivata nella capitale dal Belvedere di Vienna, ora in preda all’estasi amorosa, come la sublime sposa addormentata, in prestito dalla Klimt Foundation, avvolta in un abito blu, il corpo nascosto da un gruppo di donne, fluttuanti come le sfaccettature dell’amore.  È un Klimt potente quello che fino al prossimo 27 marzo attende il pubblico del Museo di Roma a Palazzo Braschi.  Duecento opere - delle quali 49 del maestro della Secessione viennese - scandiscono un percorso che, attraverso dipinti, disegni, sculture, manifesti dell’epoca, pongono l'artista a dialogo con i colleghi del suo tempo, da Arturo Noci a Felice Casorati. C’è il Klimt dei viaggi in Italia, delle cartoline autografe spedite da Verona o Pisa alla sua amata Emilie Flöge e c’è il maestro dei capolavori perduti, come i tre dipinti conosciuti come Quadri delle Facoltà - La Medicina, La Giurisprudenza, La Filosofia, distrutti da un incendio, ma che a Roma riprendono vita e colore grazie a un progetto di Google Arts & Culture. Ospite d’accezione a Palazzo Braschi, il Ritratto di Signora dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, uno dei tre dipinti di Klimt presenti in Italia.  Questa tela, rubata dalla galleria piacentina nel 1997, ritrovata due anni fa e oggetto di un vero e proprio giallo ancora irrisolto, chiude il percorso dando appuntamento alla seconda fase del progetto espositivo che vedrà Klimt protagonista a Piacenza di un altro percorso espositivo, a partire dal prossimo 5 aprile.

Nella foto: Claude Monet, Sulle planches di Trouville, 1870, Olio su tela, Collezione privata friulana
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