Siamo uomini o startupper?

- di: Claudio Ramoni
 
Viaggio nei 30 anni che hanno cambiato il mondo tra Tech Companies e Startup

Una foto con il nostro nuovo iPhone, un ‘Mi piace’ su Facebook, una ricerca su Google, magari dopo aver acceso il Pc con sistema operativo Windows, infine un acquisto su Amazon. La nostra quotidianità è permeata di rituali che non sarebbero possibili senza le grandi Tech Companies – per lo più a stelle e strisce - giganti della tecnologia come Apple, Fb, Microsoft, Google e Amazon. L’effetto pandemia ha rinforzato ulteriormente il dominio delle Tech Company a livello globale: per due anni il mondo è stato chiuso in casa ed ha passato molto più tempo davanti ad un pc o ad uno smartphone, prendendo sempre più dimestichezza con gli acquisti online. Il risultato è che nel 2021 il fatturato aggregato dei 25 maggiori operatori mondiali del softweb – tra cui Amazon, Google, Microsoft per gli Stati Uniti ed Alibaba e Tencent per la Cina - è cresciuto di oltre il 30%, con utili in salita dell’80%. 

Culla di tutte le Tech Companies è la Silicon Valley californiana, centro nevralgico per l’innovazione e l’alta tecnologia, dove trovano sede decine di imprese di peso mondiale come Apple, eBay, Google, Microsoft, Intel, Oracle, Twitter, Amazon e Facebook (dall’ottobre 2021 ribattezzato Meta, oggi controlla i social Facebook e Instagram, così come WhatsApp e Messenger). Nel 2021 Apple è stata l’azienda tecnologica che ha totalizzato più ricavi a livello mondiale, toccando i 370 miliardi di dollari, un dato in crescita del 33% sull’anno fiscale precedente, che si era chiuso a 274 miliardi, e quasi quadruplicato rispetto a dieci anni fa (quando i ricavi furono di poco superiori ai 100 miliardi). La società con base a Cupertino in termini di ricavi è superata solamente da Amazon – che nel 2021 ha raggiunto i 470 miliardi di dollari, quasi 100 miliardi in più rispetto all’anno precedente - ma il colosso di Jeff Bezos viene classificato tra le aziende del settore retail piuttosto che tra quelle tecnologiche. Sul podio delle Tech Companies per ricavi figura anche Alphabet (Google), che lo scorso anno ha registrato 240 miliardi di dollari, e Microsoft, a quota 168 miliardi.

Delle prime 25 WebSoft Companies a livello mondiale, secondo i dati del ‘Rapporto sulle software e web companies’ realizzato dall’Area studi Mediobanca, 9 operano nell'e-commerce, 8 nella produzione di software, 5 nell’internet media and services e 3 nel transport & food delivery. Undici hanno sede negli USA, 8 in Cina, 3 in Giappone, 2 in Europa (Germania) e una in Corea del Sud. A fronte di ricavi da capogiro, circa il 40% dell’utile ante imposte delle 25 multinazionali WebSoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale di 10,7 miliardi di euro nel 2020 e di 24,5 miliardi nel triennio 2018-2020. Nel periodo 2018-2020 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Tencent, Microsoft e Alphabet un risparmio fiscale rispettivamente di 7,7 miliardi, 5,4 miliardi e 4,5 miliardi di euro.

I giganti del WebSoft oggi sono tutti quotati in Borsa: l’incremento del loro valore è stato del +87,8% nel 2018-2020 e del +20,7% dal dicembre 2020 al 15 ottobre 2021. A fine 2020 la loro capitalizzazione aggregata valeva quasi dieci volte l’intera Borsa italiana. Al 15 ottobre 2021 il podio della Borsa è occupato da Microsoft (€1.969 mld), Amazon (€1.488 mld) e Alphabet (€733 mld). Ma dietro ogni storia di successo c’è sempre un’intuizione, una visione del futuro che travalica il presente e si proietta nel domani. Celebre a tal proposito la frase pronunciata da Bill Gates nel 1975 (!): “Nel futuro vedo un computer su ogni scrivania e uno in ogni casa”. Oggi basta guardarsi intorno per capire quanto fu profetico quel ragazzo che marinava la scuola insieme all’amico Paul Allen per rinchiudersi in garage e lavorare alla nascita di un oggetto destinato a cambiare la vita di miliardi di persone nel mondo.  Così come, per entrare nella storia, non deve mai mancare il coraggio. Qualcuno deve avere dato del pazzo a Jeff Bezos quando abbandonò uno stipendio annuo da oltre 200 mila dollari presso una società finanziaria di New York per fondare nel garage di casa sua, a Seattle, una nuova azienda destinata a rivoluzionare il commercio mondiale. Inizialmente nata come libreria online, con una scelta di titoli maggiore rispetto a qualsiasi negozio, in breve tempo la sua creatura iniziò ad ingrandirsi e a crescere impetuosamente come il Rio delle Amazzoni – da cui il nome Amazon - iniziando a vendere videogiochi, macchine fotografiche, elettrodomestici, per arrivare oggi ad avere 500 milioni di articoli distinti da offrire al mercato mondiale. 

A volte invece l’idea vincente può nascere dalla semplice necessità, in un mondo sempre più tecnologico e basato sull’immagine, di poter condividere fotografie in modo veloce. Fu così che nel 2010 due ragazzi, in appena otto settimane, diedero vita ad un’app che consentiva la condivisione delle foto: Instagram. Oggi uno dei social network più popolari a livello mondiale supera 1 miliardo di utenti attivi, di cui oltre 500 milioni utilizzano la piattaforma ogni giorno.  Ma c’è anche chi ha dato vita ad un impero economico vendendo ‘aria’. E’ il caso del colosso Airbnb, nato per caso alla fine del 2007 quando Brian Chesky e Joe Gebbia, due designer trasferiti da New York a San Francisco, non sapendo come pagare l’affitto della loro nuova casa decidono di guadagnare allestendo parte del loro loft con alcuni materassi ad aria, da affittare ai partecipanti di una grande conferenza sul design che si sarebbe tenuta in quei giorni proprio a San Francisco. L’idea rivoluzionaria ha cambiato il concetto stesso di viaggio ed ospitalità: oggi il portale mette in connessione milioni di persone in 191 Paesi ed oltre 65 mila città nel mondo.

Caratteristica degli startupper è la loro capacità di avere una visione del futuro basata sull’innovazione. L’obiettivo è fondare una società in grado di avere una crescita veloce, ma soprattutto scalabile e replicabile (in questo si distingue dall’imprenditore tradizionale). Lo startupper deve avere il talento per individuare i bisogni futuri dei consumatori, in base agli andamenti del mercato e alle innovazioni tecnologiche, essendo pronto anche a fallire prima di arrivare al successo. In questo è fondamentale in concetto di resilienza, ovvero la capacità di adattarsi e resistere alle difficoltà che potrebbero presentarsi lungo il cammino. Allo stesso tempo sono fondamentali i finanziamenti per dare vita al proprio progetto. Difficilmente infatti uno startupper può contare sin da subito del denaro necessario, che dovrà quindi reperire attraverso i canali tradizionali, come le banche, ma non mancano soluzioni alternative, come i cosiddetti ‘incubatori’ di startup -  in grado di sostenere una nuova azienda sin dalle prime fasi, attraverso sostegno finanziario, di consulenza e infrastrutturale – o i ‘business angel’, soggetti privati che immettono capitali in un’impresa nascente, oltre al proprio know-how ed alla propria rete di relazioni, avendone in cambio capitale di rischio dell’azienda stessa.

E’ il caso ad esempio di LVentures, una holding di partecipazioni quotata sul mercato Euronext Milano (EXM) di Borsa Italiana che investe in startup digitali e ne accelera il processo di sviluppo dal prototipo al mercato, anche attraverso l’acceleratore LUISS EnLabs, generando profitto dalle operazioni di exit, principalmente IPO e M&A. LVentures è parte di un ecosistema di innovatori a cui offriamo servizi di coworking, post Accelerazione e Open Innovation. Ad oggi ha accelerato più di 100 “unicorni” con un investimento medio di 120.000 euro.

In Italia il Ministero dello Sviluppo Economico finanzia le startup innovative che possiedano i seguenti requisiti: è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni, ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia, ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro, non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione, non distribuisce e non ha distribuito utili, ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico, non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda.

Recentemente il Decreto Rilancio ha introdotto misure per il rafforzamento e sostegno dell’ecosistema delle startup innovative, attraverso incentivi fiscali, accesso gratuito e semplificato al Fondo di Garanzia per le PMI, finanziamenti agevolati per startup innovative localizzate sul territorio nazionale, esonero da diritti camerali e imposte di bollo, raccolta di capitali tramite campagne di equity crowdfunding, deroghe alla disciplina societaria ordinari, proroga del termine per la copertura delle perdite, remunerazione attraverso strumenti di partecipazione al capitale ed esonero dall’obbligo di apposizione del visto di conformità per compensazione dei crediti IVA.
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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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