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Smart working, Confindustria: Le imprese scelgono la forma Ibrida. Il focus del Csc

 
Il lavoro agile sta prendendo piede nelle aziende manifatturiere. Se nel 2019, quindi in epoca pre Covid, quasi un’azienda associata in Confindustria su 10 (una su cinque tra quelle di grandi dimensioni) aveva introdotto forme di smart working (un dato quasi doppio rispetto al 2018, ndr);  nel 2020 si è toccata quota 66,8% (praticamente due imprese su tre), coinvolgendo quasi il 40% dei dipendenti. Più di un terzo del campione allora intervistato (2021) ha dichiarato che avrebbe mantenuto la modalità di lavoro agile. E le cose sono andate esattamente così, come emerge da un nuovo focus del CsC, il Centro Studi di Confindustria, messo a punto dagli esperti di mercato del lavoro, Giovanna Labartino, Francesca Mazzolari e Giovanni Morleo. Sono i dati presentati nel corso dell’evento organizzato da Confindustria Smart working Road Map. Imprese competitività e benessere nella nuova era.

Oggi il 20,3% delle aziende associate a Confindustria, cioè una su cinque, ha continuato a utilizzare il lavoro da remoto, o ha dichiaro che lo farà nei prossimi mesi, in linea con le innovazioni contenute nel protocollo siglato dalle parti sociali nel dicembre 2021, e implementato da una prima operazione di semplificazione procedurale avviata dal ministero del Lavoro (invio digitale, e massivo, degli accordi individuali). Il nuovo termine per inviare le comunicazioni di lavoro agile è slittato al 1° gennaio; mentre dal 15 dicembre è annunciato un nuovo sistema più semplice, attraverso file excel. “ Lo smartworking ha potenzialità enormi in termini di miglioramento  della competitività per le imprese e di aumento del benessere organizzativo per i lavoratori - ha sottolineato Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il capitale umano -. E una economia come la nostra, che mantiene una spina dorsale chiaramente manifatturiera, non può farsi trovare impreparata e deve in qualche modo riuscire a governare e agevolare i processi di trasformazione. In un contesto del genere, dunque, la sfida principale sul mercato del lavoro è rappresentata dalla gestione delle cosiddette transizioni occupazionali verso le nuove professioni dell’era digitale. Si tratta di un processo in cui dovremo impiegare intelligentemente soluzioni ibride di smart working e smart learning, perché oltre a lavorare smart, si può formare e imparare smart”. All’evento, realizzato con il contributo di Fondirigenti, Space Work, lo Studio Toffoletto De Luca Tamajo e P&Co, hanno preso parte rappresentati di aziende, grandi come Enel e Fater e di realtà nuove come P&Co, start up di comunicazione digitale.
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