Tra trading boom e commissioni record, gli istituti preparano i conti: tensioni geopolitiche e mosse Bce scrutano la solidità del futuro.
Tassi in ribasso: la mossa della Bce
L’11 giugno la Banca centrale europea ha tagliato i principali tassi d’interesse di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2% e quello principale al 2,15%.
Tuttavia, nella nota dell’Economic Bulletin si evidenzia che l’incertezza sui dazi resti un fattore di rischio per la stabilità finanziaria. Un segnale chiaro: la Bce procede “riunione per riunione”, senza precludersi nuove strette, se necessario.
Commissioni e trading: vie di salvezza
In risposta alla frenata dei margini da interessi, le banche aumentano la leva su trading e commissioni. Nei primi mesi del 2025, le principali banche italiane hanno visto un calo del margine da tassi del -5,5%, bilanciato però da un +7,6% nelle commissioni, che ora rappresentano quasi il 40% del margine operativo.
Non è solo Italia: il trading volatile legato ai dazi statunitensi ha generato entrate da 5,5 miliardi di dollari (+27% annuo), con performance record per UBS, BNP Paribas, Barclays e Société Générale.
Geopolitica e dazi: ombre sui bilanci
L’inizio d’aprile 2025 ha segnato l’introduzione di tariffe tra il 10 e il 25% su Europa e Cina, provocando una caduta record delle Borse.
Nonostante una tregua temporanea dei dazi in luglio, gli analisti avvertono che la prospettiva di nuove tariffe continua a rappresentare un freno per l’anno: si stima un default rate globale al 3,1%, con potenziale crescita al 6%.
Solidità di capitale e ritorno al dividendo
Il punto di forza resta la base patrimoniale: il Common Equity Tier 1 (CET1) medio supera il 14%, offrendo spazio per buyback e fusioni.
Le previsioni per il 2025 parlano di riacquisti azionari per 46 miliardi di euro, salendo poi a 48 miliardi nel 2026. Le cedole 2024 hanno superato i 74 miliardi di euro e i buyback i 49 miliardi, con una tenuta dei payout tra il 50 e 70% degli utili prevista anche per i prossimi anni.
Il futuro: wealth management e prestiti
Con oltre 13 mila miliardi in depositi, banche e analisti guardano con interesse alla crescita di prestiti, mutui e wealth management. Una strategia evidente anche nei grandi gruppi italiani, con masse gestite in aumento di oltre il 10% in due anni.
Navigare in acque complesse
Le banche europee navigano in acque complesse: il calo dei tassi mina i ricavi tradizionali, ma trading e commissioni stanno offrendo una boccata d’ossigeno.
Il punto di domanda resta l’impatto a lungo termine delle tensioni geopolitiche e dei dazi – su cui resta alta la guardia dei mercati e delle autorità. Al netto di scenari catastrofici, però, la robustezza patrimoniale e la diversificazione dei ricavi sembrano lasciare un margine di manovra.
La stagione delle trimestrali, a partire da metà luglio, sarà decisiva per confermare o smentire queste tendenze.