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Banche europee nel mirino: perché il crollo dei mercati colpisce prima di tutto loro

- di: Jole Rosati
 
Banche europee nel mirino: perché il crollo dei mercati colpisce prima di tutto loro
Esposizione al ciclo economico, debole redditività, fuga dagli asset a rischio: ecco perché gli istituti di credito sono i più vulnerabili nella nuova guerra dei dazi.
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Il primo settore a crollare, ancora una volta, è quello bancario. A distanza di quindici anni dalla crisi dei mutui subprime, il comparto finanziario europeo si ritrova nuovamente ad assorbire per primo l’onda d’urto di una nuova crisi, stavolta innescata dallo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Nelle sedute di ieri e oggi, che hanno visto oltre 1.241 miliardi di euro bruciati nelle Borse europee, le banche sono state al centro delle vendite. Gli investitori, alla ricerca di rifugi sicuri, stanno scaricando a piene mani titoli considerati esposti al rischio di recessione, come quelli finanziari. E non è solo una questione di percezione: i fondamentali del settore continuano a essere fragili.
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Le performance: un crollo generalizzato
I numeri parlano chiaro:
UniCredit ha perso oltre il 10% nelle due sedute, spinta al ribasso anche dai timori sulla tenuta dei crediti in portafoglio;
Intesa Sanpaolo ha ceduto il 7,8%, colpita dalle revisioni al ribasso delle stime su PIL e inflazione in Italia;
Banca MPS è crollata del 12,2% nella sola giornatadi oggi.
Banco BPM ha lasciato sul terreno quasi il 9% in due giorni;
Deutsche Bank ha registrato un tonfo di oltre il 9,6%, mentre Société Générale è scesa del 10,1%.
Non va meglio tra le mid cap: Banca Ifis ha perso l’11,30%, e Banco di Desio e della Brianza addirittura il 12,47%. A Piazza Affari l’indice FTSE Italia Banche ha archiviato la settimana con un calo superiore all’8,5%.
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Perché le banche soffrono più degli altri
Dietro il tonfo del settore non c’è solo l’effetto panico. Tre fattori strutturali spiegano perché le banche sono tra le più vulnerabili in questa fase:
1. Esposizione al ciclo economico
Il credito è ciclico per natura. Se l’economia rallenta, calano i prestiti, aumentano le insolvenze e salgono le sofferenze bancarie. Secondo una nota riservata di Barclays, il settore bancario europeo potrebbe dover accantonare fino a 32 miliardi di euro in più di rettifiche su crediti nel secondo trimestre se lo scenario recessivo si conferma.
2. Bassa redditività strutturale
Nonostante gli utili record degli ultimi trimestri, dovuti in gran parte alla salita dei tassi, la redditività media delle banche europee resta debole. Il ROE (Return on Equity) medio si attesta all’8%, contro il 12% delle controparti statunitensi. Questo le rende meno resilienti agli shock esterni. “Le banche europee sono in media più esposte al retail e meno diversificate, quindi più sensibili al ciclo interno”, afferma Andreas Venditti, analista di Vontobel.
3. Rischio regolatorio e di politica monetaria
Le attese di un possibile taglio dei tassi da parte della BCE, viste ora come probabili già a giugno, pesano sui margini di interesse. Il margine netto da interesse rappresenta in media il 60% dei ricavi per le banche italiane. Se i tassi calano, i ricavi si riducono immediatamente. Inoltre, il rafforzamento delle regole sul capitale richiesto (Basilea IV), previsto nel 2025, rappresenta un ulteriore vincolo.

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