C’è una differenza sottile tra ciò che viene detto e ciò che viene preparato. Nel mezzo, Banco Bpm. Non come bersaglio, ma come cardine.
(Foto: Giuseppe Castagna, Ceo di Banco Bpm).
Banco Bpm, la banca che nessuno può ignorare
Banco Bpm non è semplicemente il terzo gruppo bancario italiano. È l’ultimo grande snodo rimasto davvero contendibile in un sistema che si è già polarizzato. Troppo grande per essere marginale, troppo radicata per essere smontata senza conseguenze, troppo profittevole per essere ceduta senza premio.
Da anni, chi segue il settore sa che ogni dossier serio sul consolidamento parte e finisce lì. Il punto non è se Banco Bpm debba entrare in una combinazione, ma quando e soprattutto a quali condizioni.
Il terzo polo: una formula pubblica, un progetto riservato
L’espressione “terzo polo bancario” è diventata una formula di comodo, buona per i titoli e per le dichiarazioni istituzionali. Dietro, però, c’è un disegno più articolato, che non coincide necessariamente con una fusione lineare né con un’operazione a tempi brevi.
A Roma il tema non è creare un campione alternativo per ragioni ideologiche, ma ridurre il rischio sistemico senza perdere leve di controllo. E Banco Bpm, per profilo e governance, è considerata l’unica piattaforma su cui questo equilibrio può reggere.
Mps, la variabile che cambia sempre posizione
La partita Mps è la chiave di lettura più fraintesa. Non è solo una banca da privatizzare, ma un asset politico-finanziario che il Tesoro ha imparato a usare come strumento di pressione e come moltiplicatore di opzioni.
L’avvicinamento progressivo tra ambienti Mps e Banco Bpm, letto ufficialmente come semplice razionalità industriale, viene interpretato da più osservatori come un percorso a tappe: test di compatibilità, allineamenti silenziosi, valutazioni che non passano dai comunicati.
Il ruolo del governo: meno regia, più sorveglianza attiva
Il governo nega una regia diretta, ma esercita qualcosa di più sofisticato: una sorveglianza selettiva. Non indica la strada, ma delimita il campo. Non impone un’operazione, ma chiarisce quali non sarebbero gradite.
Il precedente del golden power pesa come un avvertimento permanente. Il messaggio al mercato è chiaro: le combinazioni sono possibili, purché rispettino un equilibrio territoriale, occupazionale e – soprattutto – di controllo strategico.
L’elemento giudiziario: il fattore che irrigidisce tutto
L’apertura di filoni giudiziari sul risiko bancario ha introdotto una variabile che nessuno sottovaluta. Anche senza esiti immediati, la magistratura modifica i comportamenti: meno contatti informali, meno sovrapposizioni opache, più attenzione a patti e concertazioni.
Per Banco Bpm questo significa una cosa sola: ogni passo futuro dovrà essere inattaccabile. Non solo legittimo, ma difendibile anche sul piano reputazionale. Il che restringe il campo, ma rende più solide le opzioni che restano.
Dentro Banco Bpm: autonomia come leva negoziale
All’interno della banca, la linea ufficiale resta quella dell’autonomia industriale. Non è una posa. È una strategia. Finché i risultati tengono, l’indipendenza aumenta il valore negoziale di qualunque scenario alternativo.
La crescita delle commissioni, la disciplina sui costi, la tenuta del credito e la remunerazione degli azionisti non sono solo obiettivi di bilancio: sono argomenti di trattativa. Perché chi compra una banca sana paga di più. E chi tratta da posizione di forza sceglie.
Tre traiettorie che circolano, una sola davvero praticabile
Aggregazione istituzionale
Un’operazione con Mps sostenuta, direttamente o indirettamente, dal Tesoro. È la soluzione più “ordinata”, ma anche la più complessa sul piano politico e operativo.
Polo modulare
Accordi selettivi, integrazioni di business, alleanze industriali senza fusione immediata. È lo scenario preferito da chi vuole tempo e flessibilità.
Offerta esterna negoziata
Un ritorno di interesse da parte di un grande gruppo, con condizioni riviste e un confronto diretto con il governo. Possibile, ma solo se il prezzo giustifica lo scontro.
Il non detto che pesa più delle dichiarazioni
Nel risiko bancario italiano, oggi, contano più i silenzi delle smentite. Banco Bpm è al centro non perché sia fragile, ma perché è decisiva. Nessun terzo polo credibile può nascere ignorandola. Nessuna grande operazione può permettersi di sottovalutarla.
La sensazione, diffusa ma mai esplicitata, è che il vero passaggio non sia ancora iniziato. I segnali ci sono, le pedine sono in posizione. Manca solo l’evento che renda inevitabile ciò che oggi viene ancora presentato come ipotesi.